Crocifissi in classe, senza se e senza ma! Bene il ministro Gelmini, bene il Consiglio di Stato. Consentiteci di aggiungere che i crocifissi però non sono un mero "simbolo" di una parte della nostra tradizione. Sono esattamente la memoria di un Uomo torturato, ucciso per aver predicato senza paura che il Bene esiste, per aver detto che il Bene e Lui hanno una speciale identità. Sono la memoria di un uomo vero, vivo, rivoluzionario, che aveva amici, famiglia, gente che lo boicottava, lo insultava, gente che lo seguiva; e che ha cambiato il mondo. E' un uomo, non un simbolo ciò che vediamo sulle mura della classe dei nostri figli. Per alcuni, poi, quell'uomo è Dio, ma questo non vogliamo imporlo a nessuno, perché lui a nessuno lui lo impose. E proprio perché è un uomo grande, il più nobile il più buono, il più perseguitato della storia, per questo lo pretendiamo nelle scuole e nei tribunali a destare la memoria dei nostri figli.
D'altra parte, quando il crocifisso iniziò ad essere presente nelle classi, faceva da contraltare ad un altro uomo, un dittatore, le cui immagini campeggiavano per legge nelle scuole. e anche allora era la memoria che ad un tipo di uomo che basava la vita sulla violenza, si contrapponeva un tipo di uomo che basava la vita sull'amore e la verità. Oggi le immagini del dittatore sono scomparse, per fortuna; ma al loro posto resta un muro bianco, simbolo del'assenza di ogni punto di riferimento, di un relativismo che lascia sgomenti i nostri ragazzi. Ecco allora che il crocifisso non campeggaia come campione assoluto, ma come contraltare al vuoto: un uomo, contro il vuoto, per ricordare che la dittatura del relativismo, meno sanguinosa della dittatura delle armi, ha qualcosa che fa smarrire l'uomo; e necessita un Uomo che faccia all'uomo (a noi e ai nostri ragazzi) ritrovare se stessi.
http://carlobellieni.splinder.com
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