I «contratti» prevedevano anche nozze per assoggettare le ragazzine • I più bravi valutati centinaia di migliaia di euro: le gang di zingari si scambiavano ragazzini per furti in villa come star del pallone. Ceduti a titolo definitivo o in prestito anche dalle madri
di Fausto Biloslavo
Tratto da Il Giornale del 20 dicembre 2009
Trieste - «Mi sembra quasi di parlare del calcio mercato, ma invece è un commercio di bambini costretti a rubare e ridotti in schiavitù» spiega un investigatore della squadra mobile di Trieste. L’11 novembre hanno arrestato a Modena una coppia di rom, che aveva trasformato otto minorenni in topi di appartamento, a suon di botte. Non solo: i baby ladri vengono comprati, affittati e venduti per decine di migliaia di euro o anche più.
Le inchieste aperte dalla scorsa estate dal pubblico ministero Federico Frezza, della Direzione distrettuale antimafia di Trieste, sono due. Si focalizzano sulle famiglie rom che da Croazia e Slovenia vengono a bivaccare nel Nord Est. Spacciano i baby ladri per loro figli e organizzano furti, quasi ogni giorno, da Ferrara al capoluogo giuliano passando per Reggio Emilia, Brescia, Trento, Vicenza e Verona.
Il primo filone porta in carcere, il 4 agosto, Giovanni Duric e Silvana Valikovic, detta Bobice. Si scopre che i due rom sono dei veri e propri kapò, che obbligano i minorenni a rubare guidandoli via telefonino. Il fiore all’occhiello degli sfruttatori è Giulia Velikovic, in arte Kali, una ragazzina di 14 anni. «La numero uno dei ladri» secondo gli sfruttatori. «In quell’altra casa ho preso tanto oro, sarà mezzo chilo... cosa devo fare adesso, perché è tanta roba?» dice la minore al telefono con il suo kapò. «Nascondila nella vagina» risponde Duric.
Grazie alle intercettazioni si scopre un altro aspetto odioso: il mercato dei piccoli schiavi costretti a rubare. Zoran Babic, un capo clan dei rom, fa il diavolo a quattro per acquistare Kali. La vendita prevede il matrimonio per assoggettare ancor più le baby ladre. «Stanno impazzendo per Kali, gli ho detto che la risposta gliela do tra due o tre giorni», spiega Duric senza sapere di essere intercettato. L’interlocutore risponde: «Io ho fatto un grossissimo sbaglio perché l’ho venduta per pochi soldi (...). Lei ha appena 14 anni... Kali è la numero uno dei ladri e tu non la devi dare a quel figlio di puttana». Una volta arrestato Duric persevera nella trattativa. Il padre Milan va a trovarlo nel carcere del Coroneo a Trieste, ma i due vengono registrati: «Ho ricevuto un’offerta di più di 170mila per Kali… Dalla per 200mila… Bene: vuol dire che mi comprerò una macchina nuova». Non è chiaro se parlino di euro, come sospettano gli investigatori, oppure di kune croate. Se così fosse Kali vale comunque sui 30mila euro. La ragazzina era stata fermata in passato, ma adesso sembra sparita nel nulla. La cessione dei minori, in alcuni casi i propri figli, viene ammessa in una conversazione fra Duric e la madre di Valentina Sulic, detta Stela. La bambina di 14 anni ha compiuto una decina di furti con Kali. «Se ti ho venduto mia figlia non significa che lei non mi possa più chiamare», protesta la donna. «Tua figlia va in giro a rubare da mattina a sera, può chiamarti quando vuole... noi non la maltrattiamo» ribatte il kapò. La madre non è convinta: «Ho saputo che la tieni come una schiava».
Dalla squadra mobile di Trieste spiegano che «quasi tutti i bambini costretti a rubare sono venduti o affittati». La tariffa dipende dalla bravura. Si sospetta che il valore medio sia di 30-40mila euro per un minore che può continuare a rubare per almeno una decina d’anni. La seconda inchiesta della procura di Trieste ha fatto scattare le manette ai polsi di Silvana Novak e Djani Duric una settimana fa. Gli agenti li hanno sorpresi a Modena. L’accusa è di aver ridotto in schiavitù e soggiogato otto minori nati tra il 1995 e il 2000. Rischiano dai 5 ai 15 anni di galera. Analfabeti e soggiogati al clan i bambini erano teleguidati via telefonino durante i furti in appartamento a Trieste, in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. I due sfruttatori li costringevano a vivere in un camper nascondendoli dietro un’intercapedine. Si chiamano Giulia, Luca Cristian, Simona, Eric, Pezza e se non rubavano giù botte. Durante un furto Cristian dice al telefonino: «Sono dentro casa e ho trovato un Rolex». La Novak gli chiede se è d’oro. In caso contrario «te lo darò sulla testa... ti picchierò in testa con quell’orologio». Le minacce sono continue: «Pezza sta giocando e non vuole andare a rubare» spiega Cristian. «Vedrai le botte che darò a te e a Pezza, andate subito a rubare» ribatte la kapò. Il bambino impaurito chiede: «Posso picchiare io Pezza? … No! Lo picchierò io quando verrete a casa». E ancora: «Se non rubi niente ti bastonerò così tanto che ti uscirà la merda da tutte le parti del corpo». I baby ladri chiedono da mangiare, ma prima devono mettere a segno il colpo.
«In alcuni casi le famiglie rom affittano i propri figli per rubare. Sospettiamo che possano fruttare dai 10 ai 15mila euro l’anno» spiegano gli investigatori della questura di Trieste. Alcuni minori vengono scambiati, come se fosse un campionato del furto. In una telefonata dell’ultima inchiesta si parla di uno dei baby ladri: «Penso di prestarti Cristian per un anno».