DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

E’ in atto un’erosione nella struttura di senso, Russell Mead e l’aborto con Obama

Roma. Ha parlato non di crisi della fede, ma di
crisi della fede nella ragione il politologo americano
Walter Russell Mead al recente incontro transatlantico
dell’Aspen Institute su politica e scienza,
che ha riunito a Roma ministri, manager e scienziati:
“E’ in atto un’erosione nella struttura di senso
che i politici non possono trascurare, quando si tratta
di bioetica, se vogliono raggiungere l’elettorato
sensibile”, ha detto WRM, e gli ultimi sondaggi lo
confermano. “Il sostegno pubblico all’aborto è caduto
soprattutto fra i giovani, che oggi hanno una certa
fame di stabilità familiare e sembrano più conservatori
dei loro genitori, anche se difendono i diritti
dei gay e il matrimonio omosessuale. Dunque,
non siamo di fronte al revival di un modo di pensare
tradizionale, ma a nuovo consenso morale. Le differenze
tra destra e sinistra permangono, ma quando
si tratta di decidere cosa fare di un feto, la tradizione
americana che fa della libertà il suo massimo
valore entra in crisi, con un impatto sul legislatore”.
A Washington, in effetti, sta per iniziare il dibattito
in Senato sulla riforma sanitaria voluta da Barack
Obama. Un mese fa, il Congresso ha approvato
la riforma per soli soli cinque voti (220 contro 215),
dopo che una maggioranza di blocco antiabortista,
240 sì contro 194 no, aveva accolto l’emendamento
con cui si vieta il rimborso, persino parziale, dell’aborto
con sussidi federali, tranne che nei casi di stupro,
incesto o di pericolo di vita per la madre. Da
qualche giorno centinaia di attivisti di Planned Parenthood
sfilano davanti al Campidoglio con striscioni
allarmati: “La salute delle donne non è negoziabile”.
Alcuni senatori democratici meditano già
di aggirare il «pactum sceleris» del Congresso (sì alla
legge in cambio di restrizioni all’aborto) grazie a
un nuovo piano di rimborso affidato alle assicurazioni
private; ma sono in molti a paventare un ritorno
indietro di trent’anni in fatto di diritto delle donne
all’autodeterminazione. “In realtà – spiega WRM
– il discorso antiabortista ha reso possibile l’esiguo
margine di vittoria al Congresso. Ora che la riforma
sanitaria arriva in Senato molti credono che l’antiabortismo
cadrà per l’opposizione dei liberal. Anche
se non è detto”. Di fatto, nell’America di Obama che
ha smantellato la legislazione antiabortista di George
W. Bush e dall’altro ieri ha pure scongelato i fondi
pubblici per la ricerca sulle staminali embrionali,
l’aborto è una questione divisiva. “La nostra è
una legge assoluta”, dice WRM. “La decisione della
Corte suprema, infatti, ha limitato la capacità di regolare
la pratica dell’aborto da parte dei poteri pubblici.
In alcuni stati, per esempio, si può abortire fino
agli ultimi giorni di gravidanza, in altri, invece,
solo entro i primi mesi. L’opinione pubblica oggi forse
è favorevole a un nuovo compromesso: minori restrizioni
nella fase iniziale, maggiori nella fase finale,
e vuole anche la notifica ai genitori di minorenni”.
Dunque non si tratta di mettere al bando l’aborto,
ma di regolamentarlo meglio? “Sì, solo che le
norme della Corte suprema non lo consentono”.
Allora anche in America non si riesce a dar corso
alla volontà popolare, per l’opposizione della
Corte suprema? “La cosa è un po’ più complicata. Io
credo che in ogni sistema democratico, la corte costituzionale
dovrebbe poter limitare le disposizioni
che violano i diritti umani fondamentali. Alcune decisioni
sui diritti civili non erano popolari, ma per
la Corte suprema ci sono diritti fondamentali che
nessuna legislazione può negare. Non posso dire
che la Corte suprema sbagli a decidere contro l’opinione
pubblica, perché decidere in base alla legge
è un principio costituzionale americano; ma in questo
caso la Corte suprema ha commesso un errore,
perché ha adottato un principio troppo esteso e non
intende restringere la legislazione sull’aborto”.
Dunque, a trentasette anni dalla sentenza Roe versus
Wade, che ha introdotto “the absolute right to
privacy” per la madre che decida di abortire, negando
allo stato il diritto di interferire nella scelta individuale,
anche in America si comincia a parlare
del diritto dell’embrione? “In base all’interpretazione
fondamentale della Corte suprema, lo stato ha un
interesse legittimo alla salute dei cittadini: può interferire
nelle questioni familiari per proteggere il
benessere del bambino e la salute del feto, ma solo
quando è uscito dai lombi materni. Ma perché mai,
ci si potrebbe chiedere, in base allo stesso principio
non dovrebbe avere un interesse legittimo a preservare
il benessere del feto, anche prima?”.

Marina Valensise
Il Foglio 4 dicembre 2009