E’ noto, nella sua visione palingenetica dell’uomo, il profeta Nietzche/Zarathustra identificava un avversario sopra tutti: Cristo, “l’idiota sulla Croce” [F. Nietzsche, L’Anticristo]. La morte di Dio doveva arrivare sino all’estinzione di tutta la storia cristiana. Solo così sarebbe potuto realmente nascere l’uomo nuovo, libero, liberato dalla schiavitù che egli stesso si era costruito con l’invenzione del divino. Il Crocifisso fu un’autentica ossessione per Nietzsche, l’odio talmente esplicito da far sospettare qualcuno di un ultimo profondo amore, un tormento che potrebbe essere addirittura la radice della follia del grande pensatore tedesco.
Non so come stiano le cose ma una percezione colgo con una certa evidenza: l’assenza di Cristo, il vuoto da Lui lasciato nel cuore dei giovani è la radice più profonda del loro smarrimento. Il cuore umano ha bisogno di Dio, lo cerca, niente può dare respiro all’animo, alla profondità della sua sete se non l’abbraccio e la deposizione della propria inquietudine nella presenza del Padre. Cercare di rispondere al bisogno di un giovane senza arrivare a questo livello è, nella mia esperienza, un girare a vuoto, un “immoto andare” per usare un’espressione di Montale [E. Montale, Arsenio].
Alla libertà dignitosa ma soffocante di solitudine e di aridità che Nietzsche ha lasciato nella sua era si oppone compiutamente una sola alternativa: l’amore, l’amore inconcepibile di quella Croce, nella quale ogni umano sentimento, sfumatura, intuizione è accolta nella sua verità. La Sua verità è inclusiva: tutto ciò che è veramente umano è Lui.
“L’ospite inquietante” di Nietzsche o “l’ospite dolce dell’anima” di Cristo: non c’è scampo per un cammino di conoscenza e di amore a sé che voglia arrivare a guardare in faccia la verità, che non tema la verità e non accetti di disperdere la vita nell’imbarbarimento umano e civile che abbiamo tutti sotto gli occhi. Il giovane, come ricorda San Giovanni Bosco, ha bisogno di sentire di essere amato: il nichilismo è sconfitto se la nostra esistenza è per sempre, è importante, se le esigenze del cuore contano qualcosa. Ma quale amore può dissetare una sete d’amore che umanamente è inestinguibile? Arrivare a Cristo è arrivare alla fonte profonda, dove la domanda di Dio diventa domanda di occhi, mani, braccia, sorriso, dolore di Dio, dove il bisogno d’amore è accolto fino alla sua implicazione ultima: morire d’amore, morire d’amore su una Croce, alla cui base è deposto tutto il dolore umano.
E’ l’innocenza di quella vittima che ha spaccato la ferrea visione di Nietzsche: l’innocenza di quella vittima è la pace e l’approdo a quella guerra che combattiamo in noi, quel combattimento - che in fondo vorremmo perdere - contro la Sua amorosa e discreta presenza, perché la pace è riconoscerLo e amarLo.