DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il suk delle diagnosi prenatali spaventa la Francia laica

Vibrante appello su «Le Monde» di alcuni intellettuali e medici francesi Che paventano la selezione «statistica» della specie
Daniele Zappalà
di
Q
uando si espande senza controllo, come sembra avvenire in Francia, il mercato lucroso dei test prenatali rischia di sfociare in una temibile «ideologia sanitaria in nome della quale un potere può divenire tirannico», reggendosi già oggi su autentiche forme di «asservimento volontario» degli aspiranti genitori. A lanciare Oltralpe un vibrante appello contro i «mercanti di rischi», pronti spesso a vendere fumo per oro colato, è stato un prestigioso gruppo di personalità del mondo medico: i primari di ginecologia­ostetricia dei maggiori ospedali parigini, psicopatologi, ecografisti oltre ad intellettuali come il filosofo Georges Vigarello.
Pubblicato sul quotidiano
Le Monde , l’appello sta facendo discutere. Dopo diversi allarmi arrivati in passato perlopiù dal mondo cattolico, la nuova denuncia coinvolge personalità di sensibilità più laica. Come se nel frattempo una parte del mondo medico avesse preso coscienza della fondatezza del problema.
Per i firmatari la spia più chiara dei rischi di pericolose derive viene da «certi nuovi dispositivi sanitari che pretendono non più, semplicemente, di trattare una singola malattia o patologia, ma che si preoccupano di diagnosticare i rischi statistici». Si fa allusione a tante forme di
screening sorte sulla scia dei test per diagnosticare la trisomia 21, o sindrome di Down.
Dapprima riservati a qualche malattia specifica, i test fondati su un sedicente «calcolo statistico dei rischi» tendono ad estendersi a un numero di patologie sempre più grande.

L’

impiego di tecniche di comunicazione di taglio commerciale per sottolineare il valore «predittivo» di questi «esami» maschera in realtà lacune etiche sempre più gravi, accanto a un’attendibilità scientifica scarsa o talora nulla. I firmatari dell’appello descrivono la situazione in questi termini: «Ora, per esempio, vi viene promesso, col sostegno di pubblicità e annunci ad effetto, che verranno ricercati dei segni che possono far temere lo sviluppo di una malattia, a partire dai bilanci ecografici e biologici delle donne

Voci inattese si levano per dire basta al vero e proprio mercato degli screening effettuati sul feto che, oltre a sconfinare nella truffa commerciale, diffondono l’idea aberrante di un «controllo qualità» del bambino. All’insegna di una tecno-scienza sempre più invasiva, alla quale la cultura 'razionalista' ora inizia a ribellarsi

incinte, in modo da prevenire rischi materni e fetali che vengono dettagliati a volontà alle consumatrici dei controlli di gravidanza, dimenticando di precisare che non esiste trattamento preventivo efficace e che se la malattia in questione dovesse apparire un giorno in modo inopinato, non la si tratterebbe né meno bene, né in modo diverso».
Ma il problema, sottolineano i firmatari, va al di là del diffondersi di truffe commerciali.
Queste ultime sembrano anche la spia di slittamenti sociali, del sentire comune, ben più profondi e temibili: «Al posto di autentiche prove, si convocano comitati d’esperti o un controllo di qualità permanente. Si giunge a proporre di annotare, nei libretti sanitari del nascituro, elementi giudicati importanti per i futuri controlli medici, nel corso di tutta la vita.
In sostanza, il bambino è schedato, braccato – pardon, 'seguito' – dal suo concepimento o quasi».
n’invasione della tecnoscienza, a causa della quale la dignità tanto dei nascituri quanto dei loro genitori rischia di restare stritolata. Anche perché «la prevenzione dei rischi può diventare, oltre a un mercato, un autentico dispositivo di asservimento volontario».
Dovrebbe invece restare chiaro «che la prevenzione non è predizione, che le norme sanitarie

U
non sono leggi scientifiche incontestabili e che non si confonde il vero col probabile».

L’
intero edificio sociale, temono i firmatari, potrebbe alla lunga uscirne pervertito: «È la concezione della democrazia che è in gioco in questo 'mercato dei rischi', democrazia che non vogliamo vedere ridotta a un’amministrazione tecnica e mercantile del vivente che si pretende scientifica e verso la quale pendono le nostre società del controllo e della norma».