di Gianteo Bordero
Tratto dal sito Ragionpolitica.it il 23 dicembre 2009
Con il via libera al riconoscimento delle virtù eroiche di Pio XII, passo necessario in vista della beatificazione di Papa Pacelli, Benedetto XVI scrive un'altra pagina importante del suo pontificato.
La decisione assunta da Joseph Ratzinger lo scorso sabato ha infatti un significato che va ben oltre la semplice firma del decreto sottopostogli dalla Congregazione delle cause dei santi. Si tratta di un significato - si badi bene - in primis ecclesiale prima ancora che storico, checché ne dicano i grandi quotidiani nazionali, animati da un preconcetto anti-ratzingeriano che li porta puntualmente a stravolgere il senso delle sue scelte (in questo caso a presentare la decisione su Pio XII - in omaggio alla vulgata che dipinge Papa Pacelli come il pontefice del silenzio e dell'inazione nei confronti del nazismo e della Shoah - come uno schiaffo dato da Benedetto XVI agli ebrei e alla memoria dell'Olocausto).
In realtà, come accennato, la scelta di Papa Ratzinger riveste un'importanza di prim'ordine sul piano innanzitutto ecclesiale. Pio XII è stato ingiustamente rappresentato, da buona parte della pubblicistica cattolica post-conciliare, come il simbolo di tutto ciò che il Vaticano II aveva contribuito a superare nel nome della modernità e del progresso teologico: di volta in volta, Papa Pacelli è divenuto l'icona di un bieco tradizionalismo, di una pervicace insensibilità ai temi posti dal pensiero moderno e contemporaneo, di un oscurantismo teologico nemico di ogni libertà di ricerca, di un passatismo nostalgico e ripiegato su se stesso, di un temporalismo fuori tempo massimo. Chiunque ne abbia invece letto senza pregiudizi gli scritti, i discorsi e le encicliche, e ne abbia studiato il magistero, sa benissimo che le cose non stanno così: Pio XII fu un Papa attento ai nuovi sviluppi della teologia, ne condannò certi eccessi valorizzando però i contributi positivi che sarebbero potuti derivare, ad esempio, dagli studi storici e dall'esegesi; fu il primo ad avvertire la necessità di un Concilio che affrontasse le questioni lasciate aperte dal Vaticano I; fu sensibile alle nuove conquiste tecnologiche e ai nuovi mezzi di comunicazione di massa quali il cinema; fu laico nel concepire il ruolo dei cattolici all'interno della politica italiana, accettando soltanto come una soluzione imposta dalle circostanze un partito unico e confessionale dei credenti. E l'elenco potrebbe continuare.
Se l'immagine di Papa Pacelli che è stata divulgata all'interno del mondo cattolico in questi ultimi decenni è quella che abbiamo brevemente tratteggiato, è perché ai fautori del Concilio come rottura netta con la storia della Chiesa serviva un simbolo da contrapporre a Giovanni XXIII, un Papa «cattivo» da opporre al Papa «buono», un Papa del regresso da contrapporre al Papa del progresso. Su Pio XII, in sostanza, è stata compiuta un'operazione di falsificazione ideologica senza la quale non sarebbe stato possibile portare innanzi e diffondere a livello di massa l'interpretazione del Vaticano II come discontinuità con un passato ritenuto non più presentabile e all'altezza dei tempi nuovi.
E' per spezzare questo specchio deformante che Benedetto XVI, con una decisione ancora una volta molto coraggiosa, ha voluto rendere giustizia alla figura di un suo predecessore: riconoscere le virtù eroiche di un Papa significa infatti, tra le altre cose, inserirlo a pieno titolo nel cammino di santità della Chiesa, in continuità con la sua tradizione e con la sua storia bimillenaria. Il leitmotiv del pontificato ratizingeriano, del resto, è proprio la volontà di fare piazza pulita di una lettura del Vaticano II completamente fuorviante, tesa a creare artatamente un pre-Concilio foriero di ogni male e un post-Concilio portatore di ogni bene per la Chiesa cattolica. Su questa linea si collocano alcuni tra gli atti più significativi del papato di Benedetto XVI, tra cui la «liberalizzazione» del Messale di San Pio V, la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani ed ora la firma del decreto che riconosce le virtù eroiche di Pio XII. Così Papa Ratzinger unisce ciò che una interpretazione faziosa del Concilio ha diviso, restituendo piena dignità a un grande pontefice chiamato a guidare la barca di Pietro in tempi difficili e tempestosi.