La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dà il via definitivo all'aborto farmacologico
Sarà somministrata solo in ospedale. Il ricovero si protrarrà sino al termine del trattamento
Ru486, il via alla pillola abortiva
ma solo con ricovero in ospedale
ROMA - La pillola abortiva sarà somministrata solo in ospedale e la donna dovrà rimanere ricoverata "dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla verifica dell'espulsione del prodotto del concepimento". La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'autorizzazione all'immissione in commercio della pillola Ru486 fa chiarezza intorno alle molte contestazioni sollevate nelle settimane scorse e dà il via libera definitivo all'aborto farmacologico.
A partire da domani gli ospedali potranno acquistare il Mifegyne, ma l'azienda francese Exelgyn produttrice del farmaco avvisa che le prime ordinazioni saranno evase non prima di febbraio. L'autorizzazione è stata concessa nell'ultima riunione del Cda dell'Agenzia il 2 dicembre scorso dopo la richiesta del ministro Sacconi di ulteriori precisazioni sulla necessità del ricovero ospedaliero.
Il primo sì era giunto lo scorso 30 luglio, ma la delibera dell'Agenzia del farmaco Aifa non era approdata ancora in Gazzetta per l'indagine parlamentare che aveva chiesto un'ulteriore richiesta di compatibilità con la legge sull'aborto.
Nonostante il farmaco sia utilizzato nel resto del mondo già da 20 anni, in Italia ha trovato fortissime resistente dalla componente cattolica parlamentare preoccupata che l'aborto farmacologico potesse avvenire anche fuori dagli ospedali. Ma la legge italiana in proposito non ammette eccezioni: l'interruzione volontaria di gravidanza deve avvenire in ospedale entro la settima settimana, e la donna deve essere seguita da un medico fino all'aborto. La pillola non sarà in vendita in farmacia.
La posizione dell'Agenzia è chiara: "Il percorso abortivo deve avvenire in ambito ospedaliero", anche se nei fatti, resta alla donna la possibilità di allontanarsi dall'ospedale sotto la propria responsabilità firmando l'ordine di dimissioni come capita per tutti gli altri ricoveri.