Roma. “Il futuro dell’umanità passa per
la famiglia”: un profetico Giovanni Paolo
II così scandiva da Plaza de Lima, a Madrid,
durante il suo primo viaggio in Spagna,
nel 1982. “Il futuro dell’Europa passa
per la famiglia”: così ripete il volantino
con cui il Cammino neocatecumenale invita
alla Festa della Sacra Famiglia di Nazaret,
il prossimo 27 dicembre a Madrid,
Plaza de Lima. Il raduno delle famiglie
cristiane è giunto, in Spagna, alla terza
edizione. Diversamente dagli anni passati,
questa volta, dopo l’abituale collegamento
con San Pietro per l’Angelus
del Papa che si rivolgerà in diretta ai
partecipanti, ci sarà un’eucarestia.
Kiko Argüello, iniziatore con Carmen
Hernandez del Cammino neocatecumenale,
ha promosso una
presenza massiccia delle famiglie
del Cammino di tutta Europa: più
di diecimila solo quelle italiane
in partenza per la capitale
spagnola. Abbiamo chiesto
ad Argüello perché
vale la pena di fare uno
sforzo così massiccio.
Perché, spiega, “è necessario
un tasso di
natalità del 2,11 per
famiglia per mantenere
una cultura, altrimenti
quella cultura
si estingue. In Spagna nascono 1,1 figli a
famiglia; in Italia 1,2; in Francia 1,8. L’unica
risposta a questa situazione in Europa
è la famiglia cristiana. Rivolgendosi ai vescovi
brasiliani, Benedetto XVI ha affermato
che ‘la chiesa non può restare indifferente
di fronte alla separazione dei coniugi
e al divorzio, di fronte alla rovina
delle famiglie e alle conseguenze che il divorzio
provoca sui figli’. La chiesa non può
tacere”. Si dice però che, in alcune nazioni,
più della metà di coloro che vanno in
chiesa sono divorziati e che si deve essere
misericordiosi nei loro confronti. Ma ammettere
alla comunione i divorziati, pensa
Kiko, equivale a sostituire “la famiglia cristiana,
la nostra famiglia, con un altro tipo
di famiglia. Tacere che le cose stiano così,
tacere che il matrimonio cristiano è indissolubile
per espressa volontà di Cristo, significa
commettere un peccato di omissione.
E questo è un peccato che molti nella
chiesa di oggi hanno commesso e commettono.
Relegare l’uso della sessualità al foro
interno, praticare una sessualità diversa
da quella esplicitamente voluta dalla
Bibbia e ricordata da Paolo VI nell’Humanae
vitae, ha indebolito il matrimonio cristiano,
moltiplicando separazioni e divorzi”.
Argüello aggiunge che “l’eucarestia
del 27 a Plaza de Lima vuole svegliare i
cattolici; vuole svegliare la chiesa: le famiglie
cattoliche devono aprirsi alla vita. Il
problema è che l’antropologia biblica è
stata sostituita con l’antropologia laicista.
Il laicismo europeo ha le sue radici nell’Illuminismo
francese, che ha negato l’anima:
non c’è anima nell’uomo; non c’è spirito.
Ma questo non è vero! Molta gente soffre
e non sa perché. Soffre perché l’anima
è morta, sepolta dai peccati, dagli aborti,
dalla droga, da cose orribili”. Per questo
“i cristiani devono tornare a evangelizzare.
Cristo ha vinto la morte e il suo Spirito
Santo ci dà la possibilità di amarci come
lui ci ha amato: questo fa presente la famiglia
cristiana”.
Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI
Il 13 maggio di quest’anno, il Pontificio
istituto Giovanni Paolo II per gli studi su
Matrimonio e famiglia ha conferito a Kiko
Argüello il dottorato honoris causa in Sacra
teologia. Nella Laudatio accademica,
il professor José Noriega così motivava:
“L’accoglienza senza riserve dell’enciclica
profetica Humanae vitae da parte delle famiglie
del Cammino è stata un’autentica
testimonianza per l’intera chiesa, mostrando
che, al di là delle nostre paure o delle
nostre difficoltà, è possibile vivere quanto
la Chiesa segnala come specifico del cammino
di santità della coppia se c’è una comunità
viva che ci accompagna”. La comunità,
sottolinea Argüello, “salva la famiglia.
La famiglia, a sua volta, salva la chiesa.
E’ possibile vivere il matrimonio indissolubile.
E’ possibile vivere la sessualità
aperta alla vita, come dice la Bibbia e il
magistero ricorda. Non solo è possibile ma
è bellissimo”. E torna a citare il discorso
del Papa: “Con la cosiddetta famiglia allargata
e mutevole, che moltiplica i ‘padri’
e le ‘madri’ e fa sì che oggi la maggior parte
di coloro che si sentono orfani non siano
figli senza genitori, ma figli che ne hanno
troppi”, si compromette la stessa possibilità
di educazione dei figli. L’appuntamento
del 27 dicembre, a Madrid, ha il
compito di testimoniare tutto questo nel
cuore dell’Europa laicista e postmoderna.
IL FOGLIO 23 dic. 2009