DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La Chiesa valdese di Milano apre un re­gistro per i dei testamenti biologici. Ma il cristianesimo non dà il via libera alla morte procurata

L'

iniziativa della Chiesa valdese di Milano di a­prire – da ieri – un re­gistro per la conserva­zione dei testamenti biologici dei cittadini si ripromette di pungolare Parlamento e autorità cittadine, e certamente farà discutere. Nella pro­posta in questione il testamento biologico viene presentata come lo strumento migliore per conse­guire la dignità dell’uomo nelle situazioni estre­me. Sembra pure che sarà accolto nel registro ogni tipo di testamento biologico, anche quelli che con­tenessero esplicite indicazioni eutanasiche.
E’
noto che alcune Chiese protestanti hanno accettato l’idea che l’eutanasia sia una prati­ca moralmente accettabile. Mi riferisco in par­ticolare alla Chiesa riformata olandese, che diede il suo assenso alla legge di depenalizzazione del­l’eutanasia negli anni ’90 del secolo passato. Que­sta stessa Chiesa divenne molto più cauta quando nel 2002 si trattò di passare dalla depenalizzazio­ne alla legalizzazione dell’eutanasia. Molto più cau­ta perché la pratica ha mostrato che il testamento biologico (e il suo contenuto, che è l’eutanasia) non si è rivelato il modo migliore per difendere la dignità dell’uomo, anzi è stato un azzardo che ha prodotto molte eutanasie abusive e contra legem.
Forse tutti dovremmo fare tesoro delle esperienze altrui e ragionare sui modi migliori di proteggersi dalla sofferenza, specialmente quando essa tocca la fase finale della nostra vita. Che tale protezione sia assicurata dal testamento biologico e dalla au­todeterminazione assoluta è una cosa tutta da di­mostrare.
L’

iniziativa di cui discutiamo invece la dà per dimostrata prima di ogni discussione. In que­sto senso l’affermazione di taluni esponenti valdesi che la misericordia di Dio non vuole il pro­lungamento della nostra sofferenza è ovviamente accettabile, ma non comporta assolutamente che si acceleri la morte. Si tratta di trovare le vie migliori per proteggere le persone in modo giusto e degno della società. Proprio la misericordia di Dio non vuole che si trattino le persone come oggetti inu­tili e senza valore, che farebbero bene a togliere il disturbo. Quanto alla questione della libertà per­sonale, è noto che è stato il cristianesimo a dire al mondo che non esiste alcun valore che non possa essere tale se non quando è liberamente assunto. Ma alla base delle forme estreme di testamento biologico c’è una cattiva concezione della libertà, ridotta alla sua dimensione astratta di pura auto­determinazione. In questa logica errata la dignità della persona consisterebbe solo nella sua possi­bilità di autodeterminarsi. È invece noto che la li­bertà comprende anche la relazione, la solidarietà e la possibilità di discutere dei beni su cui dob­biamo prendere una decisione, che non possono essere lasciati all’arbitrio dell’io. Sul piano giuridi­co, va poi ricordata la Convenzione sulla biome­dicina di Oviedo che al suo articolo 9 afferma che le disposizioni dei testamenti biologici debbono
essere orientative e non vincolanti.

Michele Aramini

Avvenire 3 dic. 2009