In seguito all’aggressione subita dal Papa durante la messa di Natale, è nato su Facebook un gruppo di fan di Susanna Maiolo. Così, anche la protagonista dell’insano gesto ha trovato un gruppo di tifosi, come era successo per l’aggressore di Berlusconi. Si chiamano «Amici di Susanna Maiolo», «Fan di Susanna Maiolo», «Sostenitori di Susanna Maiolo», «W Susanna Maiolo». D’altro canto, sul social network non mancano critiche alla ragazza che ha spintonato il Pontefice.
Cosa fare in questi casi? Di fronte alla stupidità, ben poco. Anche perché le cose più insensate spesso amiamo ammantarle di nobili motivi. C’è chi invoca la mano pesante, come Gianfranco Rotondi che ha chiesto di «fermare la becera iniziativa». Secondo il ministro, la presenza di fan per la Maiolo conferma la necessità di un intervento legislativo che eviti la presenza di gruppi di persone che inneggiano alla violenza. Facile a dirsi, ma quasi impossibile a tradursi in pratica.
Dal punto di vista comunicativo, Internet è stata la più grande conquista degli ultimi anni, una rivoluzione che ha costretto tutti gli altri mezzi a rimodulare i loro parametri.
La possibilità che tutti possano dire la loro, significa che anche gli stupidi hanno libertà di parola. «Tutti gli avanzamenti tecnologici— ha scritto Christian Rocca— oltre a portare irrinunciabili vantaggi, fanno perdere autorevolezza alla parola scritta e avviano un’irreversibile tendenza alla leggerezza, ovvero a spararle grosse, maledette e subito. Anche prima del web c’era chi scriveva letteracce ai giornali. In redazione però c’era qualcuno che le cestinava. Non era censura, era selezione».
Su Internet si può dire tutto e il contrario di tutto: il senso della comunicazione si annichilisce, precipitato in un abisso per lo sfarinamento dei segni. Selezionare le cose importanti e ignorare le stupidaggini, non ci resta altro. Se smettessimo di fare da cassa di risonanza a tutte le scempiaggini, specie a quelle protette dalla viltà dell’anonimato, aiuteremmo la Rete a svolgere il suo prezioso lavoro.
© Copyright Corriere della sera, 27 dicembre 2009