Roma. C’è bagarre nella chiesa belga in
attesa del nome del successore del cardinale
Godfried Danneels (76 anni), arcivescovo
di Malines-Bruxelles, primate e presidente
della conferenza episcopale del
paese. Il Papa deciderà entro Natale. La
chiesa è divisa al suo interno: da una parte
chi vuole continuità con la conduzione
degli ultimi anni, dall’altra chi si augura
un cambio di rotta deciso. Chi appoggia la
continuità spinge per la nomina di monsignor
Jozef De Kesel, ausiliare dello stesso
Danneels. Chi sostiene la linea della discontinuità
ha in mente il nome dell’arcivescovo
di Namur, André-Mutien Léonard.
La chiesa cattolica belga sta attraversando
una crisi profonda: i seminari sono
vuoti, i fedeli praticanti ridotti all’osso, i
vescovi non godono più del prestigio e della
presa sulla vita pubblica del paese che
avevano un tempo. Soltanto pochi mesi fa
il cattolico Re Alberto II ha promulgato,
senza dare peso alle critiche dei vescovi,
una legge che definisce embrioni e feti
“materiale corporeo umano” disponibile
per le applicazioni mediche. In sostanza, è
una débâcle. Una sconfitta che faceva già
dire a Giovanni Paolo II: “La speranza della
chiesa non è in Europa, è altrove”. E ancora,
ad alcuni porporati di curia: “La
chiesa belga è come un cimitero”.
I dati dicono che le diocesi belghe raccolgono
soltanto 71 seminaristi. Ma 35 di
questi sono della diocesi di Namur (Dove vi è il Seminario Redemptoris Mater, nota mia), quella
governata da Léonard. A Danneels parte
della chiesa locale imputa di non aver fatto
altro che portare avanti la linea progressista
del suo predecessore, il cardinale
Léon-Joseph Suenens: battagliò in aperto
contrasto con l’Humanae Vitae di Paolo
VI a favore del controllo delle nascite.
Danneels è anche accusato di non aver
fermato la deriva dottrinale presa dalla
prestigiosa (e cattolica) Università di Lovanio:
qui si è sostenuta la legittimità delle
unioni omosessuali.
Il Foglio 5 dec. 2009
Seminario Diocesano Missionario Internazionale