DA P ARIGI D ANIELE Z APPALÀ
N icolas Sarkozy vuol cogliere le lezioni del «no» svizzero ai minareti e rilancia in tal modo il controverso dibattito francese sull’«identità nazionale», appena approdato fra i banchi parlamentari.
Con un intervento pubblicato ieri sul quotidiano Le Monde, il presidente ha voluto interpretare in chiave europea il referendum svizzero, per poi avvertire i propri connazionali, e in primo luogo i credenti, sull’opportunità di salvaguardare la tolleranza religiosa anche evitando «ogni osten- tazione e ogni provocazione».
L’intervento del capo dell’Eliseo su una tematica spesso affrontata in Francia da filosofi e sociologi ha suscitato subito numerose reazioni. Ma ancora una volta, distanziandosi dai predecessori, Sarkozy chiede di considerare le religioni come una dimensione centrale della vita sociale e politica, ribadendo la necessità di una laicità repubblicana più aperta.
«Rispettare coloro che arrivano, rispettare coloro che accolgono»: s’intitola così l’intervento in cui Sarkozy sostiene in apertura che sarebbe un grave errore sottovalutare il senso del voto svizzero. Come nel caso del no referendario francese del 2005 alla Carta Ue, anche oggi «nulla sarebbe peggio del diniego. Nulla sarebbe peggio di non guardare in faccia la realtà dei sentimenti, delle preoccupazioni, delle aspirazioni di tanti europei ». L’esito del referendum svizzero, per il presidente francese, esprime paure umanamente comprensibili: «I popoli d’Europa sono accoglienti, sono tolleranti, è nella loro natura e cultura. Ma non vogliono che il loro quadro di vita, la loro mentalità e le loro relazioni sociali vengano snaturate. E l’impressione di perdere la propria identità può essere causa di profonda sofferenza».
Sarkozy coglie l’occasione per rivolgersi poi a chi professa la religione islamica in Francia: «Nel nostro Paese, dove la civiltà cristiana ha lasciato una traccia tanto profonda, dove i valori della Repubblica sono parte integrante dell’identità nazionale, tutto ciò che potrebbe apparire come una sfida lanciata a questa eredità e a questi valori condannerebbe al fallimento l’instaurazione così necessaria di un islam di Francia che, senza rinnegare nulla di ciò che lo fonda, avrà saputo trovare in se stesso le strade attraverso cui inserirsi senza urti nel nostro patto sociale e nel nostro patto civico».
In sintesi, Sarkozy ribadisce il proprio rifiuto di qualsiasi ghetto religioso, sostenendo che «l’identità nazionale è un antidoto al comunitarismo». Lodando gli apporti del «meticciato», il presidente auspica al contempo «un’assimilazione riuscita», impiegando di fatto un termine non poco controverso.
La laicità «non è il rifiuto di tutte le religioni, ma il rispetto di tutti i credi », ma Sarkozy chiede in ultimo ai fedeli di «praticare il proprio culto con l’umile discrezione che testimonia non della tiepidezza delle proprie convinzioni ma del rispetto fraterno» verso le altre religioni.
L’opposizione denuncia un «tentativo di diversione» rispetto ai problemi economici. Ma sarà il Parlamento a dover elaborare le conclusioni politiche di un dibattito innescato nei mesi scorsi dalle polemiche sulla liceità del burqa. Intanto, un gruppo di un centinaio di deputati neogollisti (Ump) propone già di proibire l’uso di bandiere straniere durante i matrimoni nei municipi.
Avvenire 9 dic. 2009