L’effetto simbolico del Natale appare
sempre più indebolito sia dalla pressione
secolarizzante sia da difetti di ingegneria
rituale. La rubrica è atea, ma occidentalista.
Teme che la debolezza del cristianesimo
comporti la destrutturazione
dell’occidente. Per evitarlo, la simbologia
della Natività va rafforzata perché è il pilastro
del cristianesimo.
Ora, per i più, è una generica “festa del
dono”. Lo resti pure per motivi di utilità
economica. Ma qual è il “vero” dono? Dio
si fa Uomo per salvarlo. Gli eruditi sanno
che tale salvazione implica una trasfigurazione
di se stessi per raggiungere il bene.
Ma sono una minoranza. La maggioranza
percepisce vagamente che c’è un
dono e interpreta il simbolo come stimolo
a donare. Tale comportamento segnala
una trasfigurazione superficiale e non
profonda. Da un lato, questa fa celebrare
la ricorrenza cristiana anche ai non credenti.
Dall’altro, il simbolo diventa labile,
degradato. Per ridargli forza bisognerà
chiarire che il Natale è un “evento di trasfigurazione”:
Dio si trasfigura diventando
Uomo via la mediazione di Maria, l’Uomo
si trasfigura aderendo a Dio attraverso
l’Amore. La potenza simbolica del cristianesimo
risiede nella doppia possibilità
di trasfigurazione Dio-Uomo, Uomo-
Dio, ambedue basate sull’Amore. Su un tipo
di amore autotrascendente che comporta
l’ottenimento di più conoscenza. Il
cristiano si carica di cognizione attraverso
l’importazione dell’Amore di Dio per
l’Uomo, la trasfigurazione in Gesù, che è
forza motrice della trasfigurazione per
ogni individuo. Il Natale dovrebbe indurre
gli individui a sollecitarsi l’un l’altro a
trasfigurarsi per più conoscenza via più
amore (ahavà). Il suggerimento è che le
Chiese cristiane innovino il Natale lungo
questa linea chiarendone il vero dono e
organizzando le comunità dei credenti
non in liturgie chiuse, ma aperte e spettacolari.
Forse temeranno che questo linguaggio
evochi i principi trasfigurativi
dell’Alchimia e della Cabbalà. Ma i maghi
portarono in dono a Gesù l’oro puro, simbolo
di conoscenza, con sincerità, trovando
la grotta perché indicata dalla luce.
Nel Natale tutta la comunità di salvazione
via ascesi può riunirsi, cristiana e no.
Un secondo suggerimento è destinato ai
secolarizzati. Babbo Natale deriva da San
Nicola/Santa Klaus. Questi aveva il potere,
nella tradizione alpina, di rispedire il
demone Krampus all’Inferno. Nelle scenette
per bambini la rubrica prega di aggiungere
quella di Babbo Natale che scaccia
Krampus per eccesso di intemperanze
o lo costringe a servirlo mentre distribuisce
doni, simbolo della superiorità del bene
sul male. Più forte, più utile.
Carlo Pelanda
Il Foglio 22 dic. 2009