DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Capo Verde La prima chiesa degli schiavi

Cdi Chiara Zappa
amminare per le viuzze assolate di Cidade Velha vuol dire fare quattro passi nella Storia. Tra le antiche Rua Carreira e Rua Banana, su cui si affacciano le basse casette in pietra dalla tipica architettura capoverdiana, sorge ancora oggi il nucleo di quella che fu la prima città costruita dagli europei nell’Africa sub- sahariana. Al centro della grande Praça Velha, la piazza acciottolata del municipio, è ancora in piedi il
pelourinho , la colonna a cui venivano legati gli schiavi per essere venduti o puniti: osceno monumento a quattro secoli di fiorente commercio di esseri umani. Non è solo per i suoi panorami mozzafiato a picco sull’oceano che il centro storico di quella che fu la prima capitale di Capo Verde, nota un tempo come Ribeira Grande, è stata inclusa quest’anno dall’Unesco nella lista degli angoli di mondo degni del titolo di patrimonio dell’umanità.
Erano gli anni Sessanta del 1400 quando due esploratori europei, l’italiano Antonio da Noli e il portoghese Diego Gomes, al servizio della Corona del Portogallo, gettarono le ancore davanti a questa baia, dando inizio alla scoperta e al popolamento delle isole di Capo Verde. Ancora non potevano immaginare che la città che ne sarebbe nata ( a una dozzina di chilometri da dove oggi sorge Praia, attuale capitale dell’arcipelago), grazie alla sua posizione strategica sarebbe diventata il punto di riferimento imprescindibile per secoli di navigazioni sulle rotte tra l’Europa, l’Africa e il Nuovo mondo. Non a caso da qui sarebbero passati tutti i grandi navigatori dell’epoca, da Vasco de Gama nel 1497, a Cristoforo Colombo, che vi fece sosta l’anno seguente durante il suo terzo viaggio verso le Americhe, fino a Magellano e Amerigo Vespucci. Nel giro di pochi decenni, il minuscolo agglomerato di Ribeira Grande – per popolare il quale la Corona, nel 1466, aveva pubblicato la « Carta dei privilegi » che garantiva agevolazioni ai nuovi abitanti – si trasformò così in un centro floridissimo, paragonabile per ricchezza alle grandi capitali del tempo. Nel 1549, un funzionario portoghese scriveva addirittura che « al di fuori di Lisbona nessun’altra città del reame è così prospera » perché « tutte le navi dal Brasile, dal Perù, dalle Antille e dall’isola di São Tomé fanno scalo a Ribeira Grande » .
A testimoniare questa ricchezza restano oggi le rovine dei numerosi forti eretti intorno alla città per respingere i continui attacchi dei pirati. La costruzione più importante, la fortezza di São Felipe, iniziata nel 1587 e terminata nel 1593, domina ancora oggi la valle verdeggiante. Tra i primi ad accorgersi delle potenzialità della nuova città, ci furono anche le autorità ecclesiastiche: è del 1495 la costruzione di Nossa Senhora do Rosário, la prima chiesa di culto cristiano sorta sul suolo africano.
Questa piccola cappella in stile gotico manuelino, in seguito ampliata e ricoperta di
azulejos ( conservata perfettamente, tanto che ancora oggi vi si celebra settimanalmente la messa), fu eretta per facilitare l’evangelizzazione e l’ordinazione di clero locale. Pochi decenni più tardi, nel 1533, il papa Clemente VII decise, per mezzo della bolla Pro Excellenti , di elevare Ribeira Grande alla categoria di « Cidade » , capitale della diocesi di Capo Verde e « Signora della Guinea » , separandola dalla diocesi di Funchal. Laboratorio di incontro e scambio per eccellenza, Ribeira Grande fu un centro di fondamentale importanza per i primi esperimenti di acclimatamento di moltissime specie di piante, essenze e animali che, portate fin qui dall’Europa, da altre regioni dell’Africa e dall’America, venivano poi scambiate da un continente all’altro, e reintrodotte in nuove zone del mondo, fino in Oriente. Un anonimo navigatore, che fece scalo su questi lidi intorno al 1550, riferiva di « infiniti giardini di aranci, limoni, melograni e fichi di tutti i tipi » , mentre Valentim Fernandes, capitano di Vila de Conde, all’inizio del 1500 testimoniava la recente introduzione di « palme che producono noci di cocco » provenienti dall’India. E proprio da Ribeira Grande sarebbero giunti i primi bovini e ovini introdotti in Argentina. Ma la prima capitale di Capo Verde non fu solo il fulcro di una rete di distribuzione di prodotti, piante e animali. Ad essere smerciati sulla piazza del municipio furono, per quattro secoli, anche centinaia di migliaia di uomini. Un censimento del 1582 contava non meno di 13.700 schiavi presenti nella città. Uomini importati dalla Guinea inizialmente per il popolamento e lo sfruttamento della terra, furono ben presto destinati anche alla vendita in altri Paesi: cominciò così un traffico fiorente verso le Canarie, l’Europa e le Antille che fece di Ribeira Grande il principale centro della tratta negriera del tempo, fino alla metà del XVII secolo. Eppure, anche se all’insegna di una vergogna incancellabile, qui avvennero, cinque secoli fa, i primi contatti tra europei e popolazioni della costa africana, e questo incontro generò una cultura nuova e originale: quella creola, che poi sarebbe stata esportata, attraverso le navi negriere, fino ai Carabi. All’inizio del Settecento, le sempre più frequenti e violente incursioni dei pirati anticiparono il declino di Ribeira Grande, finché, nel 1770, la capitale fu definitivamente trasferita a Praia e quello che era stato il primo, splendido insediamento dell’arcipelago venne ribattezzato « Cidade Velha » , la città vecchia. Ma il suo incredibile patrimonio culturale, nato e sviluppatosi nel segno del meticciato, resta un’eredità viva che unisce alla radice l’Africa, l’Europa e le Americhe.
Fu la prima città costruita dagli europei sotto il Sahara e divenne un fiorente centro, ambìto dai pirati e usato come scalo dalle navi tra Vecchio e Nuovo mondo. Verso cui esportava uomini: nella piazza principale c’è ancora la colonna a cui venivano legati i neri per essere venduti




LA CHIESA DI NOSSA SENHORA DO ROSÁRIO A CIDADE VELHA, ANTICA CAPITALE DI CAPO VERDE