DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

In internet la vera violenza è invisibile

I recenti schiamazzi online contro il sindaco evocano il cosiddetto “odio online”, che sarebbe fomentato dal lato oscuro della rete e da un popolo di internauti assetato di sangue. Ma i gruppi votati all’odio non sono un prodotto tipico dei social network, leggi Facebook. Sono lo sterco versato da tanti militanti-soldatini. Così il web viene sbattuto in prima pagina come il mostro di turno. Eppure c’è uno scambio di persona, anzi di oggetto: questo è l’anti-web. Internet, quella vera, cioè l’unica, non è uno “sfogatoio” dove chiunque si sente autorizzato a comportarsi come davanti ad un urinale pubblico. Chi lo fa, e chi crea le condizioni per lasciarlo fare, sta alla rete come un carciofo si intona ad un bouquet floreale. Colpa anche della casta politica, che notte e giorno non esita a scambiarsi veleni e ingiurie – ma appena qualcuno mostra i pugni, allora scoppia la pace per tutti, da destra e sinistra. Il miracolo dell’amore? No, è l’istinto di auto-difesa della corporazione: ci odiamo, ma soltanto a parole. Nei fatti abbiamo gli stessi interessi e il primo comandamento è aiutarsi l’un con l’altro – ecco il vero significato del termine bipartisan. Poi vengono i militanti dalla mentalità a codice binario: uno è positivo, zero è negativo e poi basta. Con questi paraocchi è istintivo trasformare ogni luogo di discussione, dal manifesto appiccicato all’angolo della strada fino al gruppetto online, in un campo di battaglia. Non è solo una questione di lotta politica. E’ una questione di psicologia. Il novantanove per cento di questi “odiatori” virtuali è tale soltanto online: alla prova dei fatti, se avessero di fronte il loro bersaglio, resterebbero pietrificati nella loro incapacità di esprimere civilmente le proprie convinzioni. Come al solito, alla fine non se ne farà nulla: nessuna censura contro Facebook e, almeno per un po’, museruole ben strette intorno alla bocche bavose degli odiatori virtuali. Ma ciò che scuote ancora di più la coscienza è che i veri nemici della rete, e anche della libertà, sono così astuti da rendersi (quasi) perfettamente invisibili. E’ ancora fresca la notizia dell’arresto di due trentenni dediti a ricostituire online una qualche forma di Brigate Rosse o giù di lì. Insomma, piccoli terroristi crescono – online. Infatti il loro breviario, invece che quello di Lenin, era quello del cyber-terrorismo. Applicano alla rete le strategie di guerriglia che una volta si realizzavano a colpi di rivoltella. Bit al posto del piombo. Ci sono voluti mesi di accurate inchieste per stanare questi baby brigatisti. Eppure erano online, come ognuno di noi. Ma sapevano che l’unico modo per farla franca è passare completamente inosservati. Mentre giornali e telegiornali erano eccitati nel parlare di censura e violenza online, queste piccole cellule di brigatismo nascevano e proliferavano senza disturbo. Avevano capito che il nuovo campo di battaglia è la rete. Ma avevano anche capito che, oggi come ieri, l’anonimato e la segretezza sono armi essenziali per vincere. Insomma, pure i terroristi avevano scoperto il sacrosanto scudo protettivo della privacy! E’ proprio il contrario di quello che fanno gli odiatori e gli urlatori che sbraitano in ogni angolo ora contro questo politico, ora contro quell’altro. Magari si firmano pure. Ecco qual è la reale scala di grandezza delle minacce che nascono in rete – il vero lato oscuro del web. Oscuro veramente. Tutto il resto è un gioco delle parti. Dicesi politica? Nell’epoca del trionfo di Avatar, il virtuale è diventato quotidiano. In Italia anche la violenza. Ma quella vera, quella più pericolosa, è anche quella più silenziosa.

GABRIELE CAZZULINI


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