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Inculturazione ed evangelizzazione, sfide dei francescani in Cina Spiega il Ministro generale dei Frati Minori, padre Rodríguez Carballo

di Roberta Sciamplicotti

ROMA, mercoledì, 20 gennaio 2010 (ZENIT.org).- L'inculturazione e la diffusione del Vangelo sono due delle priorità dell'Ordine dei Frati Minori nella sua missione in Cina, ha spiegato padre José Rodríguez Carballo, Ministro generale dell'Ordine, intervenendo il 15 gennaio alla Pontificia Università Antonianum di Roma in occasione della Festa del Grande Cancelliere e dell'Università.

In questo contesto, si è svolta una giornata di studio sulla Chiesa in Cina per celebrare l'VII Centenario dell'ordinazione episcopale di fr. Giovanni da Montecorvino, primo Vescovo nel Paese asiatico, nominato Arcivescovo dell'attuale Pechino e Patriarca dell'Oriente.

Il Ministro generale dei Frati Minori ha ricordato come la società cinese stia vivendo attualmente "un periodo storico di transizione verso una collaborazione sempre più ampia con il mondo occidentale, specialmente a livello economico".

"La gioventù appare vuota di valori, e tra i più sensibili appare la ricerca di una nuova spiritualità che possa dare un senso alla loro vita", ha riconosciuto.

"In questo senso, il cristianesimo, in quanto religione straniera, appare a molta gente (...) come quella che può offrire qualcosa di nuovo e di più rispetto alle religioni o ideologie già conosciute o sperimentate in Cina. E questo spiega in parte la relativa crescita dei cristiani nel continente, e la partecipazione anche dei buddisti alle celebrazioni più importanti della Chiesa cattolica".

In questo contesto, la sfida per la Chiesa cinese e per i francescani è "come essere di aiuto alla società in questo tempo di transizione", ha osservato padre Carballo.

A tale proposito, ha sottolineato alcuni impegni che l'Ordine dovrà affrontare, il primo dei quali è quello dell'inculturazione.

"Per noi francescani, la prima forma di inculturazione è la implantatio Ordinis in Cina. Formare veri Frati minori autoctoni vuol dire incarnare il nostro carisma nella religiosità e cultura cinesi, e di conseguenza offrire alla Chiesa un modello vissuto d'inculturazione".

Una seconda sfida è quella di "contribuire in maniera importante alla comunione interna all'unica Chiesa che è in Cina", seguita dall'impegno per le opere sociali e la promozione umana.

"Oggi ancora l'evangelizzazione in Cina passa attraverso le attività sociali e caritative, dove la testimonianza silenziosa ma viva di tanti religiosi si fa messaggio eloquente dei valori del Vangelo di Gesù Cristo".

Impegno richiede inoltre l'accompagnamento e la formazione dei francescani in Cina, dove sono presenti varie Congregazioni femminili e almeno 4.000 membri dell'Ordine Francescano Secolare.

Caratteristiche della missione francescana in Cina

Tra gli aspetti caratteristici dell'evangelizzazione francescana in Cina, padre Rodríguez Carballo ha sottolineato in primo luogo "l'utilizzo da parte dei missionari delle 'vie umane' che si presentavano loro".

Allo stesso modo, è stata fondamentale "la promozione umana e culturale": "non pochi francescani si dedicarono alla lingua cinese" e vennero costituite "molte opere di carattere umanitario e caritativo" dedicate soprattutto alle popolazioni delle zone rurali.

L'attività principale era ad ogni modo la diffusione del Vangelo, per "far conoscere la persona di Gesù Cristo, provocare e accompagnare le conversioni al cristianesimo e offrire la grazia di Dio con l'amministrazione dei Sacramenti".

Nell'annuncio missionario, così come nella cultura cinese, un ruolo molto importante è anche quello della parola. Giovanni da Montecorvino aveva già tradotto nella lingua dei dominatori Tartari il Salterio e il Nuovo Testamento, e nel Novecento fra Gabriele M. Allegra decise di tradurre tutta la Bibbia in cinese dai testi originali.

Dopo aver attraversato tante difficoltà, non poteva poi non essere particolarmente rilevante la testimonianza del martirio, da quello dei primi missionari alle terribili esperienze di "tanti altri frati, rimasti senza nome, che hanno dato la loro vita a causa degli stenti o delle sofferenze di vario genere o del carcere, dove vennero rinchiusi come in una tomba".

In questo contesto, padre Rodríguez Carballo ha ricordato che "dire vocazione francescana significa dire impegno per uscire da sé", è "mettersi in cammino, per le strade del mondo, per annunciare il Vangelo, come fratelli e minori", perché "il Vangelo è un dono destinato ad essere condiviso".

"È l'ora di rispondere, con fantasia e creatività, a questa esigenza della nostra vocazione", ha dichiarato.

L'Ordine dei Frati Minori "non può rinunciare a obbedire il mandato di Gesù: 'Andate dunque e ammaestrate tutte le Nazioni'". "In questa obbedienza ci giochiamo la fedeltà alla nostra vocazione e missione di Portatori del dono del Vangelo".