DISCERNERE
Uno sguardo profetico sugli eventi
L’incontro in Sinagoga, le differenze, l’agenda comune
Cari amici, ieri ho seguito la visita del Papa in Sinagoga. Sul Giornale di oggi pubblico un ampio articolo che la racconta, insieme a un commento che sottolinea quelle che a mio avviso sono state le novità della giornata di ieri. Nei giorni precedenti avevo scritto un articolo che anticipava alcuni dei contenuti del discorso papale e un’intervista al francescano di nazionalità ebraica p. David Maria Jaeger. In sintesi, credo che quella di ieri sia stata una visita per nulla formale: la comunità ebraica non ha mancato di manifestare pubblicamente le sue posizioni su Pio XII - citato esplicitamente dal presidente Riccardo Pacifici e implicitamente dal rabbino capo Di Segni - mentre Benedetto XVI, con gentilezza, ha difeso il predecessore pur senza nominarlo ricordando l’opera di carità e di soccorso messa in atto dal Vaticano durante la Shoah. La vera novità del discorso di Papa Ratzinger come pure dell’intervento del rabbino Di Segni è stata la proposta di un’agenda comune, di un lavoro che unisca ebrei e cattolici di fronte alle sfide odierne: la salvaguardia del creato per un’ecologia umana che non sia idolatra ma ponga l’uomo al vertice della creazone, la difesa della vita e della sua dignità, la tutela della famiglia, l’impegno per i poveri e per i più deboli, a partire dai bambini, dalle donne, dagli stranieri. Uno sguardo in avanti che fa ben sperare. Non mancheranno - è fisiologico - critiche e appunti. Segnalo il commento che oggi sul Giornale a firma Fiamma Nierestein, che sottolinea come nel suo discorso (dove si ripetevano le condanne per l’antisemitismo e l’antigiudaismo da parte dei cristiani, si rinnovavano sentimenti di grande stima e affetto, si ribadiva che il cammino del dialogo aperto dal Concilio è irrevocabile) Papa Ratzinger non abbia mai nominato lo Stato d’Israele, citando invece per tre volte la Terra Santa. Ricordiamo che si è trattato di una visita alla Sinagoga di Roma, in Italia, anche se il Pontefice è stato accolto da un alto esponente del governo israeliano. E ricordiamo pure che sempre, senza alcuna eccezione, anche con Giovanni Paolo II, dopo ogni discorso papale riguardante gli ebrei, qualche esponente della comunità lamentava un’omissione nel testo.