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MERCEDARI - Ordo B.V.M. de Mercede, O. de M. - Ordine della B.V.M. della Mercede, per la redenzione degli schiavi cristiani, fondato a Barcellona (Spagna) il 1O.8.1218 da s. > Pietro Nolasco che ricevette l'abito, con un gruppo di giovani, dalle mani del vesc. di quella città, Berenguer de Palau, nella cattedrale di S.Eulalia; il re Giacomo I di Aragona prese sotto la sua protezione la nuova istituzione e s. Raimondo di Penafort l'aiutò con il suo consiglio nei primi anni di vita. Il 17.1.1235 Gregorio IX concesse la bolla di approvazione dell'Ordine, permettendo l'adozione della Regola di s.Agostino quale norma fondamentale. Insieme con questa, fin dall'inizio, l'Ordine ebbe anche un breve statuto che, più tardi, subì un notevole aumento, finché, nel 1272, furono emanate le prime vere costituzioni, queste, a loro volta, nel corso dei secoli, ebbero varie revisioni e adattamenti, dei quali più importanti furono quelli effettuati nel 1327 e nel 1895. Alessandro VII, il 26.7.169O, annoverò l'Ordine dei M. tra gli Ordini mendicanti. A partire dai primi anni del sec. XVII (e ultimamente da J.W. Brodman, The Origins of the Mercedarian Order: A Reassessment, in StudMon 19 (1977) 353-60) sono state proposte altre date che posticipano di alcuni anni, al massimo una decina, la fondazione dell'Ordine, ma esse non trovano fondamento a un esame attento e critico di tutta la documentazione conosciuta (cf per maggiori particolari lo studio di F. Gazulla, La Orden de la Merced se fundò en 1218?, Barcellona 1918).Lo scopo dell'Ordine è così delineato nel prologo delle costituzioni del 1272: "Come Dio Padre di misericordia e Dio di ogni consolazione e datore di conforto in ogni tribolazione, per sua grande misericordia inviò Gesù Cristo suo Figlio in questo mondo per visitare tutto il genere umano che si trovava in questa terra schiavo e incatenato in potere del demonio e dell'inferno (...), così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, le cui operazioni non hanno divisioni, ordinarono per loro misericordia e grande pietà di fondare e stabilire quest' Ordine, chiamato Ordine della Vergine Maria della Mercede della redenzione degli schiavi di s. Eulalia in Barcellona del quale Ordine crearono loro fedele messaggero fondatore e promotore fr. Pietro Nolasco... I religiosi professi di quest'Ordine - con fede in Gesù Cristo con speranza nella salvezza e con vera carità di Colui che in questo mondo prese carne dalla gloriosa santa Vergine Maria - lavorino di buon cuore e di buona volontà e con ogni opera buona nel visitare e liberare quei cristiani che sono in schiavitù e in potere dei saraceni e di altri nemici della dottrina di Cristo e siano sempre allegramente disposti, se necessario, a dare vita per essi come Gesù Cristo la diede per noi".Se il motivo immediato e occasionale dell'Ordine della Mercede era il riscatto dei cristiani schiavi il motivo ultimo o il fine specifico era la preservazione del gran dono della fede nei credenti in Cristo. A questo fine si giungeva comprando lo schiavo a prezzo d'oro o, quando questo mancasse e d'altronde fosse necessario riscattare lo schiavo perché in pericolo di rinnegare la fede, sostituirlo con la propria persona. A questo fine il Mercedario si obbliga, oggi come ieri, con un quarto voto: il voto di redenzione.Tenendo conto della scomparsa della schiavitù, già nel 1880 l'Ordine, tramite il suo generale Pietro Armenegaudio Valenzuela, pur conservando il primitivo scopo della redenzione, si votava espressamente alle missioni e alla formazione della gioventù. Il capitolo generale speciale per l'aggiornamento voluto dal Concilio ecumenico Vaticano II, precisò che l'Ordine doveva lottare contro le nuove forme di schiavitù di carattere sociale politico e psicologico dei nostri giorni e precisava che "per nuove forme di schiavitù si deve intendere qualunque situazione che si oppone al messaggio del Vangelo e che, a giudizio dell'Ordine, pone i cristiani in grave pericolo di abbandono e di indebolimento della vita di fede" (Cost., 3-5). L'Ordine ha così esteso il suo apostolato ai carcerati o ex carcerati e ai loro familiari. In più ha dato particolare impulso all'opera della educazione della gioventù, alle missioni e all'apostolato parrocchiale nonché all'aiuto ai cristiani perseguitati o oppressi per la fede.Inizialmente l'Ordine era composto prevalentemente di laici; ma, col tempo, questi diminuirono ei chierici crebbero, così che l'Ordine divenne clericale, pur conservando le due classi: chierici e laici, detti fratelli cooperatori. La suprema autorità dell'Ordine è il Maestro Generale, eletto a vita fino al 1574, quando il suo ufficio fu ridotto a 6 anni. Le costituzioni del 1895 prevedevano la durata di 12 anni, ma presto si tornò alla formula giuridica dei 6 anni (1919).La spiritualità dell'Ordine è caratterizzata dall'imitazione di Gesù nella sua qualità di Redentore del genere umano. All'imitazione di Gesù Redentore va unita la devozione alla Madonna, quale debito di riconoscenza verso Colei che ispirò il fondatore alla realizzazione dell'Ordine. 1. Le origini. - La primitiva casa dell'Ordine fu un appartamento attiguo al palazzo reale di Barcellona che il re aveva regalato al fondatore, dov'era una piccola infermeria e una cappella intitolata a S.Eulalia. In questa casa di via Canonja dimorarono i religiosi detti di S.Eulalia o di S.Maria della Mercede per la redenzione degli schiavi fino al 1232, quando Raimondo de Plegamans, governatore generale della Catalogna, acquistò un terreno sulla spiaggia di Barcellona e lo donò al Nolasco che vi costruì un ospedale con una cappella intitolata ancora a S.Eulalia, che, ampliata e rimodernata, divenne la casa-madre dell'Ordine sotto il titolo di S. Maria della Mercede. L'Ordine era sorto con carattere prevalentemente laico e militare, dato che, per redimere i cristiani in potere dei pagani, si doveva spesso prendere parte a fatti d'armi incompatibili con la professione di chierici (Militari, Ordini). Tuttavia non mancarono i sacerdoti che attendevano al governo spirituale dei religiosi. Perciò le costituzioni del 1272 raccomandano che il compagno del maestro generale nella visita alle case "possibilmente sia sacerdote, per poter ascoltare le confessioni dei religiosi" (c. X.). Perché poi l'opera della redenzione degli schiavi fosse più proficua, il Nolasco assegnò a ogni convento e questuante una propria circoscrizione nella quale effettuare la raccolta dei fondi per la redenzione senza che altri religiosi la intralciassero (Cost. del 1272, c. XIII); istituì confraternite per raccogliere le offerte dove non potevano arrivare i religiosi, mentre i benefattori dell'opera della redenzione venivano resi partecipi di speciali benefici spirituali concessi all'Ordine dalla S. Sede; e una volta realizzata la redenzione, gli schiavi liberati venivano condotti per città e villaggi, per rendere testimonianza degli orrori della schiavitù e del buon impiego dell'elemosina raccolta; poi rivestiti a nuovo e riforniti "di tutto il necessario, senza mormorazione e taccagneria" (Cost. del 1272, c. XXI), venivano rimandati alle loro case. I religiosi che andavano in terra dei saraceni per redimere schiavi, dovevano essere "temperati nel mangiare e nel bere, savi in teologia e prudenti nella compera degli schiavi", missione che nessuno poteva intraprendere arbitrariamente, ma soltanto "se fosse stato scelto dal capitolo generale (che allora si celebrava ogni anno) o dal maestro" (Cost. del 1272, c. XX). Tutti, comunque, erano impegnati a raccogliere, mediante questue, il denaro necessario per la redenzione e a pregare per la conservazione della fede negli schiavi. A circa 100.000 si fa ascendere il numero dei cristiani liberati dal potere dei Turchi dai M. nelle 345 redenzioni di cui si memoria, fino all'ultima effettuata a Tunisi nel 1798 in cui furono liberati 830 schiavi catturati dai Mori nell'isola di Carloforte (Sardegna). Mentre organizzava l'opera della redenzione, il Nolasco pensò anche a estendere l'Ordine: vivente lui, l'Ordine contava 18 case sparse negli stati di Aragona e nel sud della Francia, come risulta dalla bolla di Innocenzo IV Religiosam vitam (3.4.1245), con poco meno di 100 religiosi, mentre, alla fine del sec. XIII, questo numero si era quasi raddoppiato. 2. La clericalizzazione dell'Ordine. - Nel capitolo generale celebrato a Puig (Valencia) nel 1317, l'Ordine, che fin allora era sempre stato governato da cavalieri laici, ebbe come maestro generale il Sac. Raimondo Albert (+1330), non senza contrasto da parte dei laici, che elessero per proprio conto un generale laico. Lo scisma ebbe breve durata, perché Giovanni XXII, annullate le due elezioni, nominò il medesimo Albert Maestro Generale, decidendo una volta per sempre le sorti dell'Ordine che prese un carattere più tipicamente clericale. La nuova giurisdizione clericale dette maggiore impulso alla famiglia del Nolasco che possedeva allora 8 case in Catalogna, 11 in Aragona, 7 in Valencia, 8 Francia, 20 in Castiglia e Portogallo, 2 nella Navarra e 1 nelle Baleari: in totale 57 case con 26 chiese. Dal nuòero dei conventi si fa ascendere approssimativamente a 300 il numero dei religiosi. Il p. Albert, nel 1327, promulgò nuove costituzioni in armonia con la bolla di Giovanni XXII che divideva l'Ordine in province religiose, governate in un primo tempo da vicari generali nominati dal generale e poi da veri provinciali eletti in capitolo; emanò più precise e opportune norme sia per la vita interna, spirituale e amministrativa delle case che per l'opera dei religiosi; potenziò l'opera della redenzione degli schiavi, nonostante che le condizioni sociali e politiche ne intralciassero il compimento; dette anche maggior impulso alla cultura , specialmente ecclesiastica, nella quale ben presto si rese illustre il convento di Montpellier dove insegnò il p. Domenico Serrano, in seguito generale (1345-8). La peste del 1348 causò grandi vuoti fra i M., fino a far pensare a una fusione coi >Trinitari. Tra alterne vicende l'Ordine dette segno di ripresa sotto il generalato di Antonio Caxal (1404-17), a cui si deve la realizzazione di importanti redenzioni, e si consolidò per opera del generale Natale Gaver (1452-74) che ottenne l'esenzione dalla giurisdizione dei vescovi, con la conseguenza della permanenza in Roma del procuratore generale presso la S, Sede, e lo aumentò numericamente fino a 550 religiosi sparsi nelle 62 case, sicché poteva scrivere dei M.: "Noi facciamo tutto quello che gli altri fanno e per di più liberiamo i nostri fratelli dai pagani con l'elemosina dei fedeli. Anche noi predichiamo, celebriamo i divini uffici, ascoltiamo le confessioni, lodiamo Dio con canti e con salmi; anche fra noi ci sono molti letterati" (Speculum Fratrum), Sotto il generalato di Lorenzo Company (1474-9), si ebbero non lievi contrasti con i Trinitari sulla raccolta delle elemosine per la redenzione degli schiavi, mentre, col generale p. Antonio Morell (1480-92), l'Ordine si estese e si consolidò nella Francia. 3 . In America Latina. - Durante gli anni che seguirono la scoperta del nuovo mondo, l'Ordine indirizzò la sua opera anche all'America latina. Al p. Giovanni Zolòrzano che aveva accompagnato Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio al nuovo mondo, ben presto seguirono altri M., che andarono a stabilirsi nei paesi colonizzati dai conquistatori spagnoli; e la loro opera ebbe un duplice indirizzo: moderare gli eccessi dei conquistatori e propagare la fede. Il convento di Santo Domingo (Rep. Dominicana), fondato nel 1514, costituì il centro di irradiazione mercedaria nell'America latina, così che, nel 1560, venne costituita la provincia di Lima, nel 1563, quelle del Guatemala e del Cuzco, nel 1566, quella del Cile, nel 1593, quella del Tucumàn-Rìo de la Plata con tutti i conventi esistenti nell'Argentina, Paraguay e Uruguay, nel 1615, quelle dell'Ecuador e del Messico. I sec. XVI-XVII-XVIII segnarono un periodo di singolare splendore, di cui sono testimoni eloquenti non solo le suntuose chiese dedicate alla Madonna della Mercede, ma anche i monumentali conventi tra i quali spiccano quelli di Cuzco e di Lima. Ritemprato e vivificato nella disciplina voluta dal Concilio di Trento e anche in seguito a visite apostoliche, accresciuto di numero, l'Ordine intensificò il suo apostolato, compiendo un gran numero di redenzioni, ed ebbe una magnifica fioritura di opere e di studi. A grande importanza pervenne il Collegio di Salamanca nella cui università insegnarono, quasi per diritto di successione, numerosi teologi e filosofi mercedari, a volte assurti a grande fama. Nel 1775 l'Ordine aveva nell'America latina 112 case con oltre 2.000 religiosi, mentre in Europa (Spagna, Francia, Italia e Portogallo), nel medesimo periodo, le case erano 116 e i religiosi ascendevano a circa 2.500. 4. Sec. XIX-XX. - La rivoluzione francese, le guerre napoleoniche, i soprusi dei governi civili, con le leggi di confisca dei beni ecclesiastici e di soppressione degli istituti religiosi, costituirono un duro colpo per l'Ordine in America, ma molto più in Europa. Dalla morte del generale p. Giovanni Battista Granell (24.4.1834), l'Ordine, nella impossibilità di riunire il capitolo generale, fu governato da vicari generali (quattro) nominati dalla S. Sede, fino al 31.7.1880, quando dalla S. Sede fu nominato, come generale, il commendatore del convento di Valparaìso, il cileno p. Pietro Armengaudio Valenzuela (1843-1922), che pose la sua residenza a Roma. Egli trovava in Europa una trentina di religiosi a custodia delle chiese dell'Ordine, tutti gli altri dispersi; in America la situazione era un poco più confortante, ma, anche qui, il numero dei religiosi si era notevolmente ridotto: complessivamente poteva contare su 300 religiosi. Dopo molti studi egli potè far approvare dalla S. Sede nuove costituzioni (1895), in forza delle quali l'Ordine, pur conservando il suo primitivo carattere redentivo a favore degli schiavi e dei perseguitati per la fede, si votava in modo speciale alla istruzione della gioventù, alle opere di misericordia, alla predicazione sia ai fedeli che agli infedeli, alla catechesi e altri ministeri sacerdotali. Quando il p. Valenzuela, nominato vesc. di Anchud (Cile), lasciò il governo dell'Ordine nel 1911, questo era in piena rinascita: 3 province e 2 vice province nell'America latina per un totale di circa 60 conventi con 450 religiosi. In questi ultimi tempi l'Ordine ha cercato di riprendere le antiche posizioni; ha intrapreso opere di apostolato parrocchiale, educativo e carcerario; ha accettato la cura di tre prelature: due nel Brasile e una nel Cile, e lavora anche in altre terre di missioni; sta dando forma, nello spirito di rinnovamento voluto dal Concilio, all''Opera redentrice", a beneficio dei perseguitati e oppressi per la fede. Con la storia dell'Ordine è intimamente connessa l'esistenza di altre istituzioni religiose mercedarie. Al priore di Barcellona, fr. Bernardo da Corbara (1193-1275), si deve l'inizio del Second'ordine mercedario, per aver dato l'abito e ricevuto la professione di 5. Agiografia. - Nei sette secoli e mezzo di storia dell'Ordine, molti religiosi si resero celebri. Ricordiamo: s. > Pietro Nolasco; s. Raimondo Nonnato (1200-40), card., che soffrì il perforamento delle labbra che poi gli vennero chiuse con un lucchetto affinché non predicasse e il cui culto fu approvato nel 1625, restando fissata la festa al 31 agosto; s. Serapio Scott (1175-1240), che compì varie redenzioni fra i Mori, liberando molti schiavi, e morì per gli atroci supplizi che gli furono inflitti dai Maomettani; il suo culto fu approvato nel 1728 con la festa fissata al 14 novembre; s. Pietro Pascasio, vesc. di Jaèn (1227-1300), ch'ebbe la testa mozzata dai Mori, vestito ancora dei sacri paramenti con cui aveva celebrato la Messa; il suo culto fu approvato nel 1670 e la festa fissata al 6 dicembre; s. Pietro Armengaudio (1238-1304), il cui culto fu approvato nel 1686 e la festa fissata al 27 aprile; p. Pietro Urraca, servo di Dio (1583-1657); p. Giuseppe Leone Torres, servo di Dio (1849-1930); fr. Antonino Pisano, servo di Dio (1907-1927); p. Mariano Alcalà e Compagni, servi di Dio, uccisi nella guerra di Spagna nel 1936. Molti altri religiosi ebbero un culto che però non ha avuto mai un riconoscimento ufficiale dalla Chiesa. Ricordiamo tra gli altri: Raimondo de Blans (1185-1235), protomartire mercedario a Granada; Pietro de Amer (1210-1301), maestro generale che dette le prime vere costituzioni all'Ordine; Alessandro di Sicilia (+1316), fu bruciato vivo a Tunisi; Giovanni Gilabert (1350-1417), fondatore del primo ricovero per alienati di mente; Pietro Nolasco Perra (1574-1606). Nelle altre istituzioni mercedarie, oltre alla ricordata s. Maria de Cervellòn, meritano speciale menzione la b. Marianna di Gesù, la terziaria Colagia (+1295) e Natalia di Tolosa (+1355). 6. Scienze sacre e cultura. - In teologia, i M. non ebbero una scuola con peculiari caratteristiche. C'è però un punto della teologia in cui i M. si scostano compatti dal tomismo: la questione dell'Immacolata Concezione di Maria. A cominciare da s. Pietro Pascasio che presentò, già alla fine del sec. XIII, la dottrina dell'Immacolata Concezione come una vera opinione teologica contenuta nella rivelazione e non soltanto come una pia credenza, almeno una quarantina di mariologi mercedari sostennero questa dottrina, poi definita dogma di fede. Tra questi ricordiamo: Pietro della Serna (1580-1612), che scrisse e difese la tesi secondo cui era martire chi fosse morto per difendere questa sentenza e fu autore della "schiavitù mariana"; Pietro de Ona, vesc. di Gaeta (1560-1626), i cui discorsi sull'Immacolata vennero raccolti e riportati dal più illustre dei mariologi mercedari, Silvestro de Saavedra (1580-1643), nell'opera Razòn del pecado original y preservaciòn del èl en la concepciòm purisima de la Reyna de los Angeles Maria (Siviglia 1615), il quale però deve la sua notorietà alla magistrale opera di mariologia Sacra Deipara sive de eminentissima dignitate Dei Genitricis Immaculatae Mariae (Lione 1655), in cui studia la divina Maternità nei suoi vari aspetti: immacolato concepimento, santità, ecc. La dottrina del Saavedra dette origine, nell'Ordine, al movimento del "voto di sangue", con cui si prometteva di difendere anche a costo della vita l'asserzione dell'immacolato concepimento della Vergine SS.ma. Nella teologia speculativa ricordiamo: Girolamo Pèerez (1470-1549), primo vero teologo mercedario in ordine di tempo, citato con orgoglio da coloro che lo seguirono; si discusse molto, nel sec. XVII, se egli si dovesse annoverare tra i tomisti puri o tra i precursori di Molina e del molinismo; fa parte dei grandi restauratori della teologia spagnola con meriti non inferiori a quelli di Francesco da Victoria; Dp,emocp do s- Giovanni (1485ca-1540), card. arcv. di Toledo, che scrisse Super universam logicam et philosophiam Aristotelis; Gaspare Torres (1510-84), teologo al concilio di Trento, provinciale di Castiglia e vesc. delle Canarie e di Santo Domingo; Francesco Zumel (1540-1607), professore di Salamanca, chiamato dal Saavedra "princeps thomistarum huius temporis": è la figura più eminente di teologo dell'Ordine; intervenne con autorità nella disputa De auxiliis, nella quale, pur sostenendo la teoria tomista, si distacca da quella rigida posizione sostenuta da Banez e con energia combatte la tesi del Molina; Ambrogio Machin de Aquena (1580-1640) si distingue per originalità di pensiero, specialmente sulla opinione della grazia, sostenendo il concetto di grazia antecedente soltanto moralmente efficace; Giovanni Prudencio (1610-58), professore di arte nell'università di Huesca e di teologia in quella di Alcalà, buon dialettico con vasta conoscenza di teologi antichi e recenti, chiaro nella esposizione del pensiero, merita un posto speciale tra i teologi del suo tempo; Serafino de Freitas (1570-1633), professore nell'università di Valladolid, eccelle nel campo del diritto in generale e di quello internazionale per la sua teoria sostenuta specialmente nella sua opera De iusto imperio Lusitanorum asiatico...(Valladolid 1625); Giovanni Falconi (1596-1638), illustre per la sua teologia mistica; nell'opera Pan nuestro de cada dia, inculca la Comunione frequente e quotidiana, prevenendo di tre secoli quello che la Chiesa sanzionò con s. Pio X; Gabriele Tellez, meglio conosciuto col nome d'arte, Tirso de Molina (1584-1648), primeggia nel campo della letteratura con le sue commedie (oltre un centinaio); Alonso Remòn (1560-1632), scrittore fecondo di teologia, Sacra Scrittura, storia, morale, ascetica e opere drammatiche delle quali il Cervantes (Viaggio al Parnaso) dice che "furono le più degne di lodi dopo quelle del grande Vega". 7. Missioni. - Tra gli evangelizzatori del nuovo mondo ricordiamo: p. Bartolomeo de Olmedo (1485-1524), apostolo del Messico, consigliere e confessore di Hermàn Cortès nella conquista di quella nazione; Francesco de Bobadilla (+1550), pacificatore energico e intelligente tra i conquistatori Pizzarro e Almagro, che seguì nelle loro spedizioni; Luigi de la Pena (+1599), ucciso in Valdivia (Cile) mentre cercava di porre in salvo il SS. Sacramento; Cristoforo de Albarràn (+1584), che evangelizzò molti indigeni nell'Argentina e Perù, dove fu poi assassinato; Antonio Rendòn (1495-1597) e Antonio Correa (1522-76), giunti nel Cile nel 1548 con don Pedro de Valdivia, veri apostoli nella evangelizzazione degli Araucani; Mariano Pèrez, apostolo nel Guatemala; Giovanni de la Guardia, apostolo dell' isola di Santo Domingo; Martino de Victoria (+1602), apostolo dell'Ecuador; Giovanni di s. Lazzaro, apostolo nel Paraguay; Luigi de Valderrama (+1590), apostolo nell'Argentina; Francesco Ponce (1576-1661), apostolo delle tribù limitrofe del fiume Amazzone; Antonio Bravo (+1595), che celebrò la prima Messa nel Perù, di cui divenne apostolo; Alfonso Gòmez de Encinas 8+13.6.1624), martirizzato nell'isola di Puna; Ferdinando de Granada (+1590), primo apostolo di Popayan. Finora l'Ordine ha avuto 85 Maestri Generali, ha dato alla Chiesa 16 cardinali, 5 patriarchi e oltre 400 tra arcivescovi e vescovi con i suoi primati, nunzi apostolici, vicerè, ambasciatori, consiglieri di re, capi di Cortes e parlamentari. L'aumento del numero di membri cominciato ai primi del 1900, è continuato, anche se lentamente, nella sua ascesa, così che, quando si celebrò, nel 1968, il 750° anniversario della fondazione, si poteva constatare un costante progresso. Soppresse nel 1953 le vice province e aggregate alle province perché queste fossero più consistenti, l'Ordine era suddiviso (1978) in 8 province con 145 case sparse in 17 nazioni: Argentina, Bolivia, Brasile, Burundi, Cile, Colombia, Ecuador, Guatemala, Honduras, Italia, Messico, Perù, Puerto Rico, Spagna, Stati Uniti, Uruguay e Venezuela. I membri erano 818, di cui 579 sacerdoti. |
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