DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Quando all’uomo manca la luce della ragione resta solo la torcia elettrica. Dagli anni di piombo al socialismo di Chávez

Un contributo di P. Aldo Trento per Tempi del 27 gennaio 2010

All’inizio di novembre Hugo Chávez si è lamentato per lo spreco di energia elettrica e ha chiesto al popolo venezuelano di cambiare a poco a poco le abitudini giornaliere, ad esempio usando una torcia per andare in bagno durante la notte invece di accendere le luci. Lo stesso presidente, nei giorni precedenti, aveva chiesto ai suoi concittadini che la doccia non durasse più di tre minuti al fine di risparmiare sul consumo di acqua. Al di là dei consueti problemi di elettricità, infatti, i venezuelani soffrono di una grave scarsità di risorse idriche, e da lunedì 2 novembre gli abitanti di Caracas sono oggetti al razionamento dell’acqua, razionamento che può durare fino a 48 ore a settimana. Sono due delle conseguenze della grande rivoluzione bolivariana.
Anche in Paraguay, nonostante il paese disponga assieme al Brasile e all’Argentina di due delle più grandi centrali idroelettriche del mondo, negli stessi giorni la gente a causa del caldo infernale (40 gradi all’ombra, più di 30 di notte) dormiva sui marciapiedi delle strade o nei cortili della case, perché l’energia elettrica a disposizione non era sufficiente per coprire i consumi. I nostri bambini dormivano sul pavimento freddo della casa, perché non ce la facevano più, avevano tanto caldo da piangere. Così, io e padre Paolino siamo andati a cercare una casa che avesse ventilatori funzionanti, e li abbiamo portati tutti lì così che potessero dormire tranquilli. Anche questa è una conseguenza del XXI secolo. È chiaro, «cambia, tutto cambia», come recita il motto che cantavano a gole spiegate, venerdì 15 agosto 2008, il dittatore venezuelano in compagnia del nuovo presidente paraguayano, l’ex vescovo Fernando Lugo. Per tutta la notte, con la spada sguainata, come ubriachi, i due toccavano con mano la terra promessa, il nuovo continente latinoamericano.
Poco meno di un anno e mezzo dopo, il “paradiso” è diventato un inferno, anche meteorologicamente. La povertà che cresce giorno dopo giorno, uno Stato al limite del collasso, il presidente del Paraguay che appare sulle pagine dei giornali per l’ennesimo figlio che una donna denuncia essere suo, l’economia sempre più debole e la mancanza di sicurezza, la violenza e i sequestri che scuotono il paese mentre si diffondono l’ignoranza e la mancanza di assistenza medica.
Però i poveri ancora sognano un cambiamento, e un gruppo di guerriglieri continua a seminare odio e li invita a unirsi a loro. Da Caracas, passando per l’Ecuador e la Bolivia, il famoso “eje del mal” (asse del male) arriva fino al Paraguay, assieme a una delle canzoni oggi più ascoltate nell’entroterra, che dice (pubblichiamo con gli errori, anche di nomi): (
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