DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Vaticanisti-gossippari. «Nessun sacramento negato, solo polverone». Diffidate da chi non ama la Chiesa e se ne spaccia esperto.

Strana tribù quella dei vaticanisti. Ovviamente non serve la fede, ma allora che cosa spinge a scrivere sulla Chiesa? Magari un passato trascorso "sul campo" e un presente in tribuna stampa. Chissà. Amore alla Chiesa? Poco davvero in giro. Perchè la frenesia dello scoop, l'inevitabile potere demolitorio dei media è sempre in agguatoç e poi le trame nascoste cui dare visibilità a favore d'uno piuttosto che un altro. E le proprietà dei giornali, il grande capitale normalmente ostile alla Chiesa. Vaticanista, mestiere difficile, perchè è l'oggetto delle cronache ad essere del tutto particolare. Capita come allo storico della Chiesa. Può analizzare documenti, interpretare dinamiche mondane, ma c'è qualocosa che sfugge all'occhio sprovvisto di fede. E la fede è sempre legata alla speranza e alla carità. Senza amore non si può fare storia della Chiesa. Paradossalmente non sarà oggettiva. Tantomeno cronaca di Chiesa. Senza fede, speranza e carità vi saranno residui e brandelli di verità, ma la Chiesa resterà come un cadavere di cui sia impossibile risalire all'identità, perchè sfugge il DNA. Per riconoscerlo l'unico strumento scientifico è la fede, che conduce alla speranza e all'amore. E l'amore non insinua, non spettegola, non avvelena, non mente. L'amore canta la bellezza, anche quando vi sono rughe e debolezze. Di questo amore, di questa fede, di questa Verità che trascende il visibile, tra i prodotti dei vaticanisti, v'è davvero pochissime tracce.


A. I.


Il Cristianesimo è una cosa seria perché riguarda il rapporto del credente con il Dio che si è fatto uomo per condividerne la vita e per sostenerlo. Non è dunque solo un insieme di riti tradizionali svuotati di significato e utili dal punto di vista coreografico. Così infatti pare diventato nella mentalità di alcuni che pretendono di usare ciò che è sacro per scopi completamente diversi da ciò per cui Dio l'ha consegnato alla Sua Chiesa. E così capita che se un parroco rifuta i sacramenti ad un bambino senza che i genitori siano coinvolti in questo gesto educativo, che è dono e non può essere pretesa, si arriva all'assurdo di ricorrere ad un avvocato....

Parroco accusato di rifiutare la comunione a bimba disabile. Ha solo chiesto che la famiglia frequentasse il catechismo
Tratto da
Avvenire del 29 gennaio 2010

«Parroco nega la comunione a bambina disabi­le». Questo il titolo ad effetto con il quale, da ieri mattina, i mezzi di informazione della provincia di Avellino hanno trattato una vicenda che, nel giro di qualche ora, è balzata agli onori della cronaca na­zionale. In realtà, spiega don Rocco Mansueto, sacerdote di Melito Irpino, il comune dove si verificata la querelle, si «tratta di una storia che si ripete, il solito polverone che copre i fatti veri e ne presen­ta altri del tutto inventati». Se­condo Renato e Silvana Di Flumeri, genitori della bam- bina di dieci anni affetta da un leggero deficit mentale e con problemi all’udito, il sa­cerdote avrebbe negato il sa­cramento alla loro figlia per­ché disabile. Da qui l’inizia­tiva dei coniugi di dare man­dato ad un avvocato per de­nunciare «alla magistratura una decisione gravemente discriminatoria e particolar­mente crudele del parroco». Pronta e pacata la replica del prelato: «In realtà - ha spie­gato don Rocco - l’unica co­sa vera nella vicenda è quel­la che la bambina non è nel­le condizioni di poter riceve­re il sacramento ma la ragio­ne non va assolutamente ri­cercata nella disabilità. I sa­cramenti, a cominciare dal­l’Eucarestia non vengono e non possono essere negati in ragione della condizione fisi­ca e mentale dei fedeli ma im­pongono, a quanti intendo­no accostarsi e riceverli una sufficiente consapevolezza». Il sacerdote ha spiegato le ra­gioni della sua decisione an­che al vescovo della diocesi di Ariano Irpino - Lacedonia, monsignor Giovanni D’Alise, con il quale ha avuto un lun­go colloquio telefonico rice­vendo comprensione e soli­darietà. «La mia intenzione è quella di aiutare la bambina e i genitori: da tempo li solle­cito a frequentare la parroc­chia, a partecipare ai corsi preparatori del catechismo ma non si sono mai fatti ve­dere.

Per questo ho deciso di mandare loro un segnale che faccia riconsiderare il loro comportamento: non c’è al­cun tentativo discriminato­rio, più semplicemente an­che questa famiglia, al pari delle altre della nostra comu­nità, deve sentirsi impegnata in un cammino che, libera­mente scelto, impone la cri­stiana consapevolezza e la dovuta considerazione dei sacramenti».

Una spiegazione che non ha indotto i genitori a recedere dal proposito di adire alle vie legali. Anzi. Il loro disappun­to è aumentato quando don Rocco ha negato il nulla-osta per far celebrare la funzione in una chiesa di un paese vi­cino.

Anche in questo caso, però, Rocco è stato irremovi­bile attenendosi al diritto ca­nonico: niente permesso fi­no a quando la famiglia, in­sieme alla bambina, non sa­ranno pronti per ricevere il sacramento, dopo cioè aver frequentato il corso di cate­chismo. «Credetemi - ha con­cluso don Rocco - ci trovia­mo al cospetto del solito pol­verone mediatico sollevato da parte di chi pensa di poter ottenere tutto e subito solo per un fatto di forma. Pecca­to solo che l’avvocato di fa­miglia non mi abbia ancora chiamato: se correttamente mi avesse interpellato, gli a­vrei spiegato come stanno le cose».

di Marco Ingino


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