Il sei febbraio è stata la giornata la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, di cui ho più volte parlato. I dati statistici (fonte OMS) dicono che sono tra 100 e 140 milioni le bambine, ragazze e donne nel mondo che hanno subito una forma di mutilazione genitale femminile (MGF).
In Italia, sono 35.000 le donne, bambine e ragazze che hanno subito l’infame e crudele pratica. Il Ministro Carfagna ha dichiarato che il Governo ha stanziato 4 milioni di euro per la realizzazione di progetti di contrasto e campagne di sensibilizzazione. Proprio oggi tornerà in onda lo spot Nessuno escluso, che punta alla responsabilizzazione dei genitori rispetto alla decisione di praticare le mutilazioni genitali femminili sulle proprie figlie.
Adesso non per spegnere gli “ardori” del Ministro, ma davvero pensa che uno spot, possa minimamente incidere sulla decisione di “genitori”, pronti a far mutilare da una specie mammana la figlia, in condizioni igieniche terribili? Genitori che se va bene, manco conoscono la lingua italiana, che considerano la prole al livello di “animali” da castrare, imprigionare o vendere al miglior offerente come “spose” e che sgozzano le figlie troppo "integrate".
Sono soldi buttati via, perché questa tipologia d’immigrato è impermeabile a qualsiasi condizionamento culturale, figuriamoci poi se arriva che dalla Tv.
Che fare? Intanto parlare chiaro e dire che tutte le culture NON sono uguali, perché in questo preciso caso non si tratta del mascalzone che picchia la moglie, ma di un “sistema sociale” bloccato a centinaia di anni fa, sistema tollerato spesso e volentieri dagli stessi Governi. In Egitto non quindi Burkina Faso o Nigeria, il 90% delle donne ha subito l’escissione del clitoride, e solo l’anno scorso il governo ha varato una legge contro l’infibulazione (LEGALE fino al 1997), che però rischia di essere unicamente un “manifesto” e non venire applicata, come sempre le leggi a tutela delle donne nei paesi islamici).
In secondo luogo vietare nel nostro Paese qualsiasi forma di discriminazione femminile, compreso il velo integrale e senza l’alibi della sicurezza, ma in modo inequivocabile: burqa e niqab sono simboli esteriori di schiavitù e di sottomissione della donna all’uomo.
Più controlli nelle famiglie a rischio e infine carcere duro, come per i mafiosi, a chi pratica, questa mutilazione bestiale. Il rischio d’imbarbarimento del nostro paese è altissimo, e serve chiarezza e durezza nel condannare e vietare queste usanze barbare.
Orpheus