DA M ILANO D IEGO M OTTA
C’ è una distanza ancora da colmare tra genitori e figli sul terreno delle nuove tecnologie. Un mondo in cui tutto è lecito e possibile, per ragazzi e adolescenti; un universo sconosciuto e temuto, per gli adulti. «I nostri sedicenni credono che il numero dei legami collezionati su Facebook faccia la differenza. Confondono la quantità con la qualità – argomenta Giuseppe Romano, docente di Lettura e creazione dei testi interattivi all’Università Cattolica –. D’altro canto anche la famiglia e la scuola hanno grandi responsabilità».
In che senso?
Né i genitori né i professori hanno finora mostrato di comprendere il grande potenziale linguistico nascosto nei nuovi media. Si parla troppo di riforme e lavagne digitali e troppo poco di cultura e formazione rispetto all’uso delle tecnologie più avanzate. È un discorso che vale per Internet come per il cellulare: gli adulti dovrebbero sapersi muovere autonomamente sulla Rete e nello stesso tempo schierarsi a fianco dei nostri figli quando essi si avventurano nel mondo per loro sempre più affascinante delle relazioni virtuali.
Le ricerche più recenti però ci dicono che la Rete spesso diventa una «scorciatoia» che permette di aggirare i legami reali, rappresentando un pericolo an- che sui temi dell’affettività e della sessualità di adolescenti e preadolescenti, italiani e non solo. È d’accordo?
È necessario dedicare tempo, energia, testa e cuore per decodificare i messaggi che i quattordicenni di oggi si spediscono via mail, via chat o via sms. Occorre mettere da parte eventuali pregiudizi e accettare di scendere su terreni pruriginosi. Certe dinamiche possono provocare cortocircuiti pericolosi e bisogna evitare che i nostri ragazzi finiscano con l’essere travolti.
Cosa possono fare le istituzioni e il sistema educativo?
Sicuramente giova a tutti collaborare in modo più stretto, per conoscere abitudini e comportamenti dei giovani utenti della Rete. Non dimentichiamoci poi che, per valutare l’impatto che i nuovi media hanno sulle scelte degli adolescenti, occorre individuare a che punto si trovano nei rispettivi percorsi educativi: qual è il contesto di vita in cui si muovono, se hanno intorno o meno una famiglia attenta allo sviluppo integrale della persona, com’è il gruppo dei pari in cui agiscono durante le loro giornate.
In altre parole, dobbiamo passare dal mondo virtuale a quello reale.
Esattamente, senza demonizzare le nuove tecnologie e il peso che ormai hanno stabilmente nelle relazioni tra le persone, ancor più se si tratta di giovani. Ci sono grandi rischi e grandi eccessi nell’utilizzo del telefonino, dall’invio delle immagini ai contenuti degli sms, così come nella circolazione di materiale pornografico o pedopornografico online. Però, oltre a questo bicchiere pericolosamente mezzo vuoto, c’è anche il bicchiere mezzo pieno che dobbiamo riscoprire, fatto di milioni di giovani che tutti i giorni si trovano in Rete e navigano in modo virtuoso, conoscendosi e facendosi conoscere.
Ha in mente qualche esempio?
Su Internet c’è uno straordinario sito in cui, a tutte le ore, si possono trovare milioni di giovanissimi navigatori che interagiscono nel meraviglioso mondo delle fiabe e in altri mondi paralleli, grazie a cui nascono e maturano 'forum sorvegliati' in cui gli utenti si scambiano notizie e impressioni sulle avventure che stanno vivendo. Ciò dimostra che, tra chi produce contenuti per la Rete, la stragrande maggioranza dei protagonisti, aziende comprese, è impegnata nella valorizzazione delle esperienze migliori: quelle del rispetto dell’altro, dell’attenzione al contesto che ci circonda, dei valori che davvero contano. A tutte le età.
Avvenire 10 febbraio 2010