Dati Istat Saldo negativo tra morti e vivi. Siamo vittime della  cultura protestante.
Fra le varie cause, anche quella della «troppa  famiglia». I dati Istat comparsi l'altro giorno raccontano di un  disastro annunciato: il saldo fra nati e morti è negativo. Da decenni  nasce un numero irrisorio di bambini. La classe politica se ne  preoccupa? La cultura se ne occupa? Analizza e divulga le conseguenze  economiche e sociali del suicidio della nostra plurimillenaria civiltà?  Gli immigrati ci sono indispensabili perché noi non abbiamo giovani a  sufficienza, ma qualcuno ha pensato nel corso dei decenni ad educarli al  nostro patrimonio religioso, culturale e artistico? No. Noi ci siamo  limitati a ripetere supinamente la leggenda del «familismo amorale»  diffusa negli anni cinquanta dalla "scientifica" e protestante  sociologia americana. Secondo questa vulgata la scarsa socialità che  contraddistinguerebbe noi italiani sarebbe imputabile ad un eccesso di  famiglia. Per rimediare sarebbe sufficiente prendere qualche lezione  dalla "civile" cultura protestante. Di fronte a tanta scienza ci siamo  fatti una risata? Macché! Abbiamo appena ristampato quella vecchia  cariatide (Edward Banfield, Le basi morali di una società arretrata) e  continuiamo a divulgarne le tesi. Cattolici? No. Meglio protestanti. A  noi cattolici conviene sparire. Conviene non fare figli. Siamo stati  così arretrati nel passato, così pateticamente attaccati alla famiglia!  Meglio crescere, maturare, emanciparci. Arrivare alla vita adulta.  Vivere soli. Senza famiglia. Senza famiglia, ma con tanti diritti:  quello all'aborto (definito diritto di civiltà), quello alla sessualità  libera da qualsiasi limite, quello all'eugenetica, quello alla  compassione dell'altro. Leggi eliminazione del dolore dell'altro. Leggi  eliminazione del dolore mio. Leggi soppressione fisica dell'altro. È  vero che la cultura cattolica abbia qualcosa da invidiare a quella  protestante? No. E, per capirlo bene, basta studiare un po' di storia.  Altro che asociale! La civiltà cattolica, attraverso la creazione di una  miriade di confraternite e di ordini religiosi, si è da sempre curata  delle ricadute sociali del proprio credo. Si è fatta carico dei bisogni  di ogni tipo di povertà. In una parola: la nostra cultura si è fatta  carico della vita. Che, spesso, comporta sacrificio e sofferenza. La  nostra civiltà ha sempre saputo che la famiglia è un bastione  fondamentale per difendere la vita. Disprezzando noi stessi, abbiamo  accettato la cultura relativista ed anticattolica che ci veniva  proposta, non prestandoci caso. Come sovrappensiero. Abbiamo fatto finta  che tutto fosse uguale, che bene e male dipendessero dai nostri  desideri, che peccato fosse una parola senza senso. Il cardinale Biffi  aveva un'espressione significativa per descrivere la grassa e rossa  Bologna: sazia e disperata. Ma sazi e disperati siamo diventati tutti.  La mancanza di figli è il segnale del degrado culturale, economico,  religioso e sociale, in cui siamo precipitati.  Il nostro male,  parafrasando Pavese, è che abbiamo rinunciato a vivere. Perché la  politica (e la cultura) continuano a far finta di niente? 
21/02/2010
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