DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Consigli quaresimali Peccatori di tutto il mondo rilassatevi, ecco un piccolo saggio per espiare ogni colpa

Avete commesso qualche peccato
recentemente? Allora date un’occhiata
all’ultimo libro di Gary A. Anderson:
“Sin: A History” (Yale University
Press). In questo saggio il professore
di Antico Testamento ed ebraico
biblico presso il dipartimento di Teologia
dell’Università di Notre Dame
passa al setaccio quasi duemila anni
di storia per dimostrare che il peccato
e il perdono sono al centro della
tradizione biblica. “Oggi la maggior
parte della gente tende a banalizzare
il concetto di peccato – spiega Anderson
al Foglio – classificandolo in un
arco che va da un comportamento cattivo
fino a una vergognosa indulgenza
verso gli istinti più bassi, nella Bibbia
invece ha un valore e una funzione
molto diversi. Lascia un marchio indelebile,
che non può essere cancellato
con una semplice passata di spugna. I
più terribili peccati umani, dichiara
la Bibbia, hanno conseguenze che si
prolungano nel tempo”.
Impauriti? No, non è il caso. Ci sono
sempre modi per porre fine alle
conseguenze del peccato. “Se esaminiamo
come sono presentati i peccati
nella Bibbia – afferma Anderson – vediamo
che una delle principali metafore
per il peccato è quella del debito.
Per fare solo un esempio, ‘rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori’: dietro a questa
metafora sta l’idea che Dio registri tutte
le nostre cattive azioni come debiti
e pretenda che vengano saldati”.
Ma come si possono saldare i nostri
debiti con l’Onnipotente? “Ah, la risposta
è tanto semplice quanto soprendente”,
esclama Anderson, che,
dopo una breve pausa, continua: “Trasferendo
fondi in paradiso per mezzo
di un servizio diretto a favore dei poveri.
Già nella Bibbia ebraica, e precisamente
in Proverbi 19:17, leggiamo
che ‘chi fa carità al povero, impresta a
Dio, e Dio ricompenserà la sua opera
buona’. Gesù è ancora più esplicito: la
carità verso i poveri garantisce un tesoro
in paradiso. Secondo l’immagine
di queste metafore, la mano del povero
è come una specie di bancomat che
conduce a Dio: si mettono monete nelle
mani del povero e ne trae beneficio
non soltanto il povero ma anche il donatore,
perché sta in realtà mettendo
fondi nel proprio tesoro celeste”.
Sottolineando come il fenomeno
della carità diventi un modo privilegiato
per comprendere la fede, Anderson
ne offre una piccola illustrazione
a proposito della crisi finanziaria:
“L’attuale crisi economica è spesso
descritta come una crisi del ‘credito’:
i banchieri non si fidano a prestare
denaro e, di conseguenza, il business
non può più procedere e tutto il sistema
si blocca. Come hanno osservato
molti commentatori, c’è una crisi di
‘fede’. In effetti, gran parte del nostro
benessere economico dipende dalla
‘fede’. Questo concetto fu al centro del
pensiero dei rabbini talmudici e dei
teologi cristiani, in quanto la fede si
prova proprio attraverso la carità a favore
dei poveri”.
Il principio di carità
Non è affatto ovvio che il mondo sia
organizzato secondo un principio di
carità. “Oggi, su tutti i giornali, ci viene
continuamente detto che dobbiamo
organizzare la nostra vita finanziaria
in modo da servire esclusivamente
ai nostri interessi”. Certamente, allora
che cos’è che ci spinge a essere
caritatevoli? “Secondo la tradizione
talmudica e cristiana, è questo: si agisce
in modo caritatevole perché si
vuole dare dimostrazione di una fede
che ha rispetto del mondo”.
All’interno della tradizione cattolica
il perdono non significa semplicemente
confessione e fiducia nella misericordia
di Dio. Per i cristiani cattolici,
il sacramento deve essere realizzato
non soltanto con la confessione di
fronte a un prete ma anche con l’assegnazione
di una penitenza che dimostra
il desiderio di correggersi e rimettersi
sulla buona via. E il modo migliore
per farlo, secondo la tradizione
della chiesa cattolica, è quello di mostrare
carità nei confronti dei poveri.
“E’ questo il motivo per cui – dice Anderson
– durante la Quaresima (il periodo
dell’anno in cui i cristiani si concentrano
sui propri peccati e pregano
per ottenere il perdono), i cristiani sono
esplicitamente esortati a fare elemosina
e carità ai poveri. Fa parte integrante
del processo di espiazione
dei peccati. Anche la concezione di diverse
penitenze deriva da quella del
peccato inteso come debito: debiti diversi
richiedono forme di pagamento
diverse, è il sistema di correlazione
tra un peccato e la sua penitenza”.

Amy Rosenthal

© Copyright Il Foglio 25 marzo 2010