Roma. Scritte inusitate campeggiano
in questi giorni sui muri del Portico
d’Ottavia, il cuore dell’antico ghetto
ebraico romano. Si va da “ciambellette
per tutti”, a “farina libera”, passando
per “oggi farina, e domani?”.
E’ successo che proprio in prossimità
di Pesach, la Pasqua ebraica, un
parere scritto del rabbino capo di
Israele, Rav Amar, abbia avanzato
dubbi sulla qualità “kosher” delle farine
usate nella comunità romana per
le ciambelline che fanno parte della
tradizione pasquale. A Roma, a quanto
risulta al rabbino capo di Israele,
che era stato sollecitato sul tema da
un rabbino romano, Ronnie Canarutto,
è molto alto il pericolo che nella
preparazione casalinga dei piccoli
dolci siano usate farine contaminate
da lievito, e quindi non “kosher”. Non
è una questione da poco, perché la totale
assenza di lievito nel cibo di Pesach
significa liberazione dalla schiavitù
in Egitto.
La bocciatura di buona parte delle
farine romane da parte del rabbino
capo di Israele ha provocato l’insoddisfazione
di una parte della comunità
capitolina (la più antica del mondo
tra quelle della diaspora), che ha
trovato eco addirittura in un gruppo
di protesta su Facebook, intitolato
“Per chi non accetta la decisione di
togliere la farina per Pesach” e dove
ora ci si scambiano ricette alternative.
Oltre alle scritte citate, chi andasse in
questi giorni al Portico d’Ottavia potrebbe
leggere alcuni avvisi affissi alle
porte delle pasticcerie e dei forni
della zona. Forni e pasticcerie che rivendicano
la perfetta qualità “kosher”
dei loro prodotti, ma che anche – e
non era mai successo prima – diffidano
i clienti dall’introdurre nei negozi
cibi di qualsiasi tipo dall’esterno.
La parola decisiva l’ha per ora detta
il rabbino capo di Roma, Riccardo
Di Segni, dopo aver parlato al telefono
con Rav Amar e dopo aver convocato
il consiglio dei rabbini romani: al
desco di Pesach potranno essere consumate
solo le ciambelle prodotte (a
prezzi calmierati per l’occasione) dai
forni kosher, con farine certificate,
mentre bisognerà rinunciare alle
ciambelline fatte in casa. Non c’è infatti
certezza – che deriva dall’assoluta
esclusione dell’acqua nel processo
di separazione della farina vera e propria
dalla crusca – sull’assenza di lievito
nelle farine impiegate per prepararle.
La querelle sulle ciambelline di
Pesach, con i suoi strascichi di malumori
– poche sere fa, durante la presentazione
di un libro in sinagoga, il
rabbino Di Segni ha zittito bruscamente
chi voleva invitare alla guerra
contro il rabbino di Israele – aggiunge
nervosismo ai preesistenti contrasti
nella comunità ebraica romana, che
però proprio ieri avrebbero trovato
una soluzione. Pochi giorni fa, un
gruppo di quindici consiglieri, in polemica
con l’attuale presidente, Riccardo
Pacifici, aveva rassegnato le dimissioni.
I dimissionari, l’ala di sinistra
della comunità, avevano evocato
“comportamenti non corretti, non etici,
non sani” dell’attuale presidenza.
La cui vera colpa sarebbe quella di
aver voluto la visita del Papa in sinagoga
e di aver governato, forte di una
maggioranza schiacciante, senza coinvolgere
la minoranza. (nic.til)
© Copyright Il Foglio 25 marzo 2010