Tramite il blog di Claudio Risé
Quante sono in Italia le persone in stato di schiavitù psicologica?
Qualche dato è emerso pochi giorni fa, quando l’Immortale, capo della setta R. E. Maya, è stato accusato di promettere di cambiare il karma delle persone in cambio di denaro, e attraverso rapporti sessuali con madri e figlie, ancora bambine. Un milione e mezzo l’anno sono le vittime di abusi e malversazioni, secondo i dati dell’Associazione familiari vittime delle sette (Favis), e il Centro Studi Nuove Religioni (Cesnur).
Il numero delle persone la cui vita è però alterata e condizionata da sette e gruppi a sfondo magico è più elevato. Ben dieci milioni di italiani danno un grande spazio nella propria vita a guru e indovini, dal sapere bizzarro e distaccato da qualsiasi tradizione religiosa, o esoterica.
In ognuna di queste situazioni il trasferimento di potere dal “cliente-devoto” al “maestro-illuminato”, mina alla radice la libertà del primo e apre la strada all’ abuso.
Chi riconosce all’altro la qualità di Maestro perché egli si qualifica tale subisce un abuso che lo porta a privarsi del principale strumento di equilibrio psicologico: la propria libertà. I veri maestri e terapeuti vengono formati e verificati nei percorsi stabiliti dalle organizzazioni preposte alla cura fisica o spirituale delle persone: dagli Ordini professionali alle Chiese o Associazioni spirituali riconosciute dallo Stato, e sottoposte a vari tipi di sorveglianza.
Naturalmente anche questi luoghi riconosciuti sono comunità di esseri umani, con proprie debolezze e patologie. Come dimostra l’emergere dei casi di pedofilia (perversione presente nelle altre categorie sociali), anche tra ministri della Chiesa cattolica. Tuttavia nelle sette, soprattutto quelle di “nuova generazione”, costituite recentemente e prive di formazioni serie, i casi di abuso variano da numeri che sono dal doppio a dieci volte maggiori a quelli presenti nella Chiesa cattolica.
Il fatto è che le grandi tradizioni religiose (ad eccezione dell’Islam che non avendo un capo non ha neppure una disciplina riconosciuta da tutti), sono perfettamente consapevoli, fin dalla loro fondazione, che il Maestro va verificato. È anche per questo che Gesù è stato ucciso sulle Croce: e, appunto, il Cristianesimo non è morto, anzi è nato dopo quella morte.
Nelle Chiese fondate su una tradizione e un pensiero, chi viene riconosciuto viene sottoposto a prove dure e difficili. Don Giussani, fondatore di uno dei movimenti cattolici oggi più forti e in maggior sviluppo nel mondo, Comunione e Liberazione, è stato a lungo allontanato dalla sua Diocesi, mandato in esilio in America, privato di ogni autorità, prima che la sua creatura venisse riconosciuta dai tre ultimi Papi.
Lo stesso è accaduto a Padre Pio; e qualcosa di simile ha circondato le apparizioni di Medjugorje.
Il rapporto col sacro muove forze potenti (ad esempio la credulità delle persone); le Chiese che custodiscono tradizioni viventi lo sanno, e controllano chi si dice, e/o viene riconosciuto come maestro di saperi di natura anche spirituale.
Falsi maestri ce n’è sempre stati, ed hanno sempre avuto le loro vittime. Nel consumismo di oggi, che non sopporta formazioni profonde e vuole tutto subito, essi sono più pericolosi, perché qualcuno è disposto a dare tutto ciò che ha, ed anche la propria figlia, pur di ottenere una guarigione, o la nazionalità italiana, o una vincita al lotto.
Fare un’altra legge sul plagio non serve, perché violerebbe la libertà di chi cerca un padrone, e sono in tanti, da sempre. Meglio controllare le promesse dei guru: di solito la truffa è visibile.