DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

DI CHI E’ QUESTO? Al liceo Keplero ci sono così tanti preservativi che l’amore è già diventato una noia

Adesso un quattordicenne, per fare
la figura del figo davanti alla compagna
di classe carina che non lo
guarda mai, all’intervallo si fruga nelle
tasche platealmente in cerca dei
due euro per i preservativi. Anche lei,
per non sembrare un’imbranata, va alla
macchinetta ridacchiando con le
amiche. Al liceo Keplero di Roma li
chiamano “distributori di sicurezza”,
li hanno piazzati nei bagni dei maschi
e delle femmine in nome della parità
(tradotto: ragazze, pensateci
voi). Il consiglio
di istituto
ha pensato di
“abbattere le barriere
culturali che
fanno considerare
il profilattico
ancora un tabù”.
Non si capisce
dove siano queste
barriere: i distributori
sono ovunque
e le casse dei supermercati
traboccano di profilattici accanto
alle caramelle, l’unico tabù, per
un adolescente, è avere i preservativi
da troppo tempo nel portafoglio (significa
che non c’è stata occasione di
usarli, significa soprattutto che si sono
sciolti e al dunque risulteranno inservibili).
I preservativi nei bagni del liceo
tolgono il senso di avventura e di
imprevisto che rendeva tutto un po’
più degno di essere ricordato: farsi
molto pregare, cambiare idea mille
volte, giura che mi ami, correre alla
farmacia notturna, però spegni la luce,
se arrivano i tuoi mi uccido. Adesso
si fa l’amore con l’approvazione e
con gli applausi del preside, dei genitori,
del consiglio d’istituto, della bidella,
del responsabile dell’educazione
alla salute. Si viene lodati per la
scelta consapevole, per la civiltà, per
la maturità, per l’igiene, per il grande
senso di responsabilità e per avere
evitato la trasmissione di malattie.
Non c’è un brivido, nessun segreto,
nessuna paura. E’ come fare i compiti
di educazione sessuale. Ci si può incontrare
in bagno, comprare il coso di
gomma e fare diligentemente il proprio
dovere. Non sa che cosa siano i
congiuntivi, scrive “ha” senz’acca, ha
detto che per prendere sei al compito
in classe dovrebbe andare al Louvre e
invece era Lourdes, però sta sempre
alle macchinette dei preservativi, promuoviamolo.
Ma ci si stufa in fretta: è tutto talmente
facile che non c’è divertimento.
Nemmeno l’ansia, anzi la speranza, di
essere riconosciuti col pacchetto di
preservativi in mano dalla cassiera
che da piccoli ci regalava le caramelle,
nemmeno cercare un posto segreto
per non essere scoperti. Dovranno inventarsi
qualcosa di almeno un po’
trasgressivo per non trovare il sesso
noioso già a quindici anni. Quel fascio
di preside vuole costringerci a usare i
preservativi? E noi non cediamo all’intimidazione
borghese.

© Copyright Il Foglio 11 marzo 2010