Intervista a Rosa Alberoni, autrice di un libro sull’argomento
ROMA, domenica, 12 marzo 2006 (ZENIT.org).- E’ appena arrivato in libreria il volume scritto da Rosa Alberoni: “La cacciata di Cristo” (Rizzoli, pp. 222, 17 Euro), in cui l’autrice spiega, con estrema chiarezza, gli orrori creati dalle ideologie che hanno voluto respingere Cristo dalla storia.In particolare la professoressa Alberoni, Docente di Sociologia Generale alla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano, indica nel Giacobinismo, nel Comunismo e nel Nazismo, tre prodotti di questo modo di pensare.
Il volume parte dalla considerazione espressa più volte dai Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, secondo cui “la storia ha ampiamente dimostrato che fare guerra a Dio per estirparlo dal cuore degli uomini porta l’umanità impaurita e impoverita verso scelte che non hanno futuro”.
Secondo Rosa Alberini, queste tre ideologie “hanno cacciato Cristo per poter schiacciare i popoli esattamente seguendo quanto detto da Voltaire che aveva urlato ‘schiacciate l’infame’ cioè Cristo”.
Dopo aver approfondito in forma chiara e scorrevole le idee e le figure di René Descartes (Cartesio), Jean Jacques Rousseau, Jean-Antoine-Nicolas-Caritat, marchese di Condorcet, Gianbattista Vico, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Karl Marx ed Adolf Hitler, la Docente di Sociologia spiega perché Cristo ed il Cristianesimo rappresentano l’unica e grande rivoluzione, quella che dà senso alla vita umana e traccia le strade della civiltà.
La professoressa Rosa Alberoni è anche giornalista e scrittrice. Ha una rubrica sul “magazine del Corriere della Sera” ed ha pubblicato numerosi saggi e romanzi. Di seguito vi proponiamo l’intervista da lei concessa a ZENIT.
Nel suo libro lei sostiene che l'Illuminismo e soprattutto demagoghi come Rousseau eliminano Dio, negano Cristo, legittimano la dittatura, cancellano gli individui e diffondono il paganesimo. Può spiegarci il perché di questo giudizio così drastico?
Rosa Alberoni: Non è un giudizio, è una constatazione incontestabile. E’ storia. E la storia è ostinata perché mostra i fatti: i campi di concentramento, le tombe, l’arroganza dei dittatori come Robespierre Stalin e Hitler che hanno messo in pratica i modelli di società proposti da Rousseau e da Marx. D’altra parte basta leggere quanto Rousseau scrive nelle sue opere politiche “Discorso sull’origine della disuguaglianza” e nel “Contratto Sociale” per verificare la mostruosità del suo pensiero.
Nella storia della cacciata di Cristo dall’Europa il posto più eminente va dato a Rousseau, il capostipite degli Anticristo. Con l’idea del buon selvaggio, il filosofo francese nega la Creazione da parte di Dio e la Redenzione di Cristo dell’uomo, e rifiuta ogni progresso storico perché sarebbe espressione di corruzione e degenerazione. Per Rousseau le cause prime della degenerazione del buon selvaggio sono addirittura l’uso della libertà e la famiglia. Nella sua opera il “Contratto Sociale”, il filosofo francese disegna una società disumana, dove gli uomini “cedono”, “alienano” senza possibilità di ritorno tutta la loro umanità al “Corpo Sovrano” che governa mediante una divinità astratta che è la “Volontà generale”. Così un popolo dovrebbe immolarsi per aver in cambio la schiavitù più feroce. Una forma di schiavitù mai esistita prima nella storia dell’umanità. Neanche Moloch, il dio babilonese dei sacrifici umani aveva chiesto tanto. Oggi sappiamo che il concetto di “Volontà generale” di Rousseau ha dato legittimità al totalitarismo, un modello preso come esempio dalle peggiori dittature del ventesimo secolo: Comunismo e Nazismo.
La Rivoluzione francese non è stata solo una guerra fra aristocrazia e nascente borghesia ma è stata anche una guerra scatenata contro il Cristianesimo. Un guerra per sostenere le diverse divinità e idoli di una nuova religione quella cosiddetta “dei lumi”, sempre con l’intento di cacciare Cristo ed il suo messaggio rivoluzionario e redentore. Rousseau, Condorcet, Robespierre, hanno negato Dio e cacciato Cristo, presentandoci prima un dio dei deisti, indeterminato senza nome, senza una storia sacra, poi ci hanno presentato il dio dei massoni, il Grande Architetto dell’Universo con tante divinità. Il corpo sovrano identificato con “la Repubblica”, la “Volontà generale” di Rousseau e infine la “dea ragione” dei giacobini a cui viene tributato addirittura un culto pubblico. Tutti questi dei hanno un solo avversario: la Chiesa di Cristo.
Vorrei ricordare che il 6 ottobre 1793, la Convenzione francese abolì la datazione cristiana e la sostituì con quella rivoluzionaria. Per i rivoluzionari francesi la storia non inizia con Cristo, ma con la Repubblica francese e la dea ragione. In merito alla storia della scienza, forse oggi si dimentica che la scienza moderna è nata sui principi della civiltà cristiana. E poi Nicola Copernico, Galileo Galilei, Giovanni Keplero, Isaac Newton e Biagio Pascal erano tutti cristiani credenti.
Lei sostiene che Gesù è il più grande rivoluzionario della storia. Perché?
Rosa Alberoni: Perché Gesù proclama che tutti gli uomini sono fratelli e quindi uguali dinanzi al Padre celeste. In questo modo Cristo elimina gli steccati della dignità umana, posti sin dai primordi della storia fra nobili e plebei, fra forti, sani e belli, e malformati ed emarginati. Con la sua rivelazione Gesù dà a ciascuno la certezza che il Padre ama tutti i figli allo stesso modo.
Al Padre non interessano le diversità fisiche, razziali, sociali, culturali dei propri figli, ma solo la purezza del loro cuore, il loro agire sulla terra. Perché il suo è il regno dello Spirito, che è eterno, e non della materia, che è contingente.
Gesù conquista prima il cuore e poi la mente degli uomini, scardina l’antica mentalità pagana, rivoluziona l’essenza dell’essere umano e del Suo essere nel mondo. L’avvento di Cristo illumina il progresso terrestre con la speranza, per i credenti si ha la certezza che veniamo da Dio e a Dio ritorneremo. Il passaggio sulla terra è un pellegrinaggio, una prova per riconquistarsi il Paradiso perduto. Chiunque può redimersi con le proprie azioni e con atti d’amore. Ma anche per chi non crede, il percorso storico è illuminato di senso, perché sa che ciò che compie e produce nel tempo è utile per l’avvenire.
Il Cristianesimo spezza i cicli della mentalità pagana, caccia il fato e con esso l’idea dell’ineluttabilità della distruzione delle civiltà e affida alla responsabilità dell’uomo il proprio avvenire, oltre a rassicurarlo con la presenza costante della provvidenza. Il Cristianesimo dà un senso e una meta alla vita terrena.
Si può davvero cacciare Cristo dalla storia?
Rosa Alberoni: Cristo no, ma i cristiani sì. Abbiamo oggi altre civiltà che vedono le nazioni dove si è insediata da duemila anni la civiltà cristiana, soprattutto l’Europa, come un territorio da conquistare. E’ ora, quindi, che i figli della civiltà cristiana - credenti e non credenti - si sveglino e difendano la propria identità - cioè la propria cultura e la propria tradizione - che è seriamente minacciata. Se cediamo alla tentazione della paura e alla tentazione del relativismo finiremo presto schiavi. E molti saranno martiri come è già avvenuto con il giacobinismo il comunismo e il nazismo.
Come valuta l’Enciclica “Deus caritas est” di Benedetto XVI?
Rosa Alberoni: L’amore è la cosa più grande. Essere innamorati, pensare insieme, costruire la casa e la famiglia, pensare al futuro, tutto questo è stato descritto da mio marito (Francesco Alberoni ndr) come l’amore vero che trasfigura. È naturale che i giovani provino attrazione fra di loro ma bisogna non confondere l’infatuazione con l’amore. Ebbene leggendo Deus caritas est posso dire che non ho mai provato nessun autore che conosca così bene e che abbia descritto così profondamente che cos’è l’amore. Non ho mai trovato un libro così chiaro e vero sull’amore, come l’Enciclica di papa Benedetto XVI. Il Pontefice è veramente un grande scrittore, la limpidezza del suo pensiero è straordinaria.