Papa della parola più che del governo, Benedetto si è trovato a fare fronte in solitudine - stante la perdita di credibilità dei vescovi - allo scandalo della pedofilia che è forse il più grave di quanti hanno scosso la Chiesa cattolica lungo l`ultimo secolo. Lo ha fatto con un testo personalissimo, scritto in un tono che è a un tempo sdegnato e umile. Per quello che valgono le parole - anche quelle di un papa sono pur sempre parole - si può dire che vi sia riuscito.
Come audacia nell`affrontare un dramma ponendosi in gioco personalmente, questo documento di papa Benedetto ha un solo precedente che risultò anch`esso efficace: la lettera ai vescovi del marzo dell`anno scorso sulla questione dei lefebvriani e della negazione della Shoah.
In più questa volta c`è il contrappunto del richiamo alla «misericordia» verso il peccatore di cui il papa ha parlato ieri all`Angelus invitando «a non giudicare e a non condannare il prossimo» perché occorre essere «intransigenti con il peccato e indulgenti con le persone». Non è una correzione dell`intransigenza comandata con il documento di sabato ma un richiamo a non «lapidare» nessun peccatore e neanche il pedofilo che chieda perdono: «Riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia divina», era scritto nella lettera agli irlandesi.
Dopo la pubblicazione di quel documento la situazione sul fronte della pedofilia non è più quella di prima. Risulta ora evidente che il papa non sottovaluta lo scandalo e che si pone dalla parte delle vittime. Ha scritto che indirà una «visita apostolica» per fare pulizia e ha chiesto agli uomini di Chiesa che collaborino con i tribunali civili nei processi ai pedofili. Ha affermato che fu un errore nascondere i fatti «per salvare il buon nome della Chiesa». Ha definito «gravi» le decisioni dei vescovi che spostavano i preti colpevoli da un luogo all`altro.
Nessuno di quegli elementi è totalmente nuovo ma nell`insieme delineano un atteggiamento reattivo più vivo rispetto alla stagione statunitense dello scandalo che culminò nella primavera del 2004, quando Ratzinger era ancora cardinale. Più esplicita è la chiamata a non «nascondere nulla» ai tribunali civili e all`opinione pubblica e più chiara è l`avvertenza che il dramma «non si risolverà in breve tempo». La lettera è maturata mentre lo scandalo si estendeva alla Germania, all`Austria e all`Olanda e certamente il papa pensava a tutti.
© Copyright Corriere della sera, 22 marzo 2010