Oxford. Ed Balls, ministro britannico
dell’Istruzione, è riuscito a conquistare le
prime pagine dei giornaletti distribuiti
ogni domenica nelle parrocchie inglesi
con un atteggiamento incoerente nei confronti
dell’educazione sessuale nelle
scuole. Dapprima ha patrocinato l’obbligatorietà
dell’insegnamento, poi ha dichiarato
che le scuole religiose private
possono scegliere di non includere contraccettivi
e aborto nel loro programma,
infine ha fatto marcia indietro e ha ribadito
la necessità di insegnare lo stesso tipo
di sesso a tutti gli studenti, indipendentemente
dall’istituzione alla quale
versano la retta. Mentre il ministro cercava
di trovare un accordo con se stesso è
infuriato il dibattito, che ovviamente ha
riguardato esclusivamente le scuole private
cristiane. I cristiani, si è detto, sono
ossessionati dal sesso; i cristiani ritengono
che il sesso sia un peccato o nel migliore
dei casi un mistero; i cristiani sarebbero
capaci di prendere un bambino di sei
anni e parlargli di cavoli e cicogne invece
che della più rapida maniera di infilare
un preservativo sul proprio corpo o sull’altrui.
L’atteggiamento dei britannici nei confronti
del sesso è tradizionalmente fonte di
divertimento per chiunque tranne, beninteso,
che per i britannici stessi. Lo scontro
frontale fra gli educatori cristiani e gli
spoetizzanti fautori della sessualità sterilizzata
è annoso, e a queste latitudini ha
sortito l’unico risultato di sommergere
qualsiasi adolescente con brochure
di stampo opposto, che
il più delle volte
vengono gettate
via sull’istante
così che,
mentre il
dibattito
si infuoca
sempre
più, ragazzini
e ragazzine si regolano
come meglio
credono mediando fra
istinto e sensatezza.
Non ci sarebbe pertanto nulla da preoccuparsi
di fronte alla discussione scatenata
dall’ondivago Ed Balls, se non fosse capitata
negli stessi giorni in cui il governo
tenta un assalto a un cardine dell’educazione
sessuale arrangiata in proprio. Un
anno fa la ministra dell’Interno Jacqui
Smith aveva creato una commissione che
studiasse nel dettaglio i motivi del disorientamento
sessuale dei giovani britannici.
I risultati dell’inchiesta sono stati appena
pubblicati e constano di un volume
di pagine centotrenta in cui si notifica che
la colpa è di Zoo e Nuts: due mensili scollacciati
che si trovano
da qualsiasi
giornalaio e che
secondo la psicologa
Linda
Papadopoulos,
autrice del
resoconto,
andrebbero
vietati ai
minori e
confinati nel
settore delle riviste
a luci rosse.
Perfino i commentatori
solitamente più salaci
si sono astenuti dal notare che, mentre
progrediva la ricerca commissionata dal
ministero, la ministra aveva dovuto dimettersi
perché nella sua lista di rimborsi
spese erano stati inclusi due film porno
sbirciati da suo marito sulla tv satellitare.
Meno ancora hanno sottolineato che Zoo
e Nuts sono in fin dei conti mensili innocenti,
che in copertina non mostrano più
di quanto si veda abitualmente su una
spiaggia e nelle pagine interne alternano
a foto di belle ragazze in topless consigli
su come abbordare qualcuna in discoteca,
indicazioni su quale automobile faccia
più colpo e pagine di considerazioni tecnico-
tattiche sul campionato di calcio che
ne costituiscono il contenuto più scandaloso.
L’assalto dei benpensanti all’educazione
sessuale impartita dalle scuole cristiane
è nell’ordine delle cose e per certi versi
è inevitabile, ma unito alla severa critica
del rotocalco da materasso certifica la
preoccupante tendenza britannica a voler
educare a un sesso privo di ogni senso del
mistero: sia quello più alto, che considera
la scoperta del corpo proprio e altrui come
residuo incontrollabile di un progetto
che trascende la miseria umana, sia quello
più terra terra, che consiste in frotte di
ragazzini che palpitano sfogliando riviste
alla ricerca di donne senza reggiseno
mentre un volontario a turno distrae il
giornalaio. Privo del senso della scoperta
e del proibito, per loro il sesso rischia di
diventare noioso come la trigonometria o
come un’inchiesta governativa di pagine
centotrenta.
Antonio Gurrado
© Copyright Il Foglio 10 marzo 2010