Roma. Mentre si avvicina il voto regionale,
mentre la confusione regna nel Lazio
dove, tra i tanti grattacapi, c’è anche quello
di una chiesa ufficiale che ancora non
ha detto nulla – e senz’altro non dirà nulla
– in merito alla candidatura della radicale
Emma Bonino, c’è una regione dove i
vescovi e gli arcivescovi hanno deciso in
qualche modo di uscire allo scoperto: l’Emilia
Romagna. I presuli guidati dal cardinale
arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra,
infatti, hanno abbandonato nelle scorse
ore l’ecclesialese e hanno provato tutti
insieme, nessuno escluso, a parlare chiaro.
Hanno scritto una notificazione nella
quale hanno spiegato che, seppure non sia
compito loro fare nomi e dare indicazioni
di voto, spetta a ognuno, in particolare a
ogni elettore cattolico, ricordare che esistono
dei valori che al momento del voto
non possono essere elusi, dimenticati. Sono
i valori scritti all’interno della dottrina
sociale della chiesa, ovvero i valori inerenti
la vita e la sua difesa, quei valori che Benedetto
XVI chiamò, tempo addietro, “non
negoziabili”.
Dicono i vescovi dell’Emilia Romagna
che al momento del voto occorre discernere
chi difende meglio “la dignità della persona
umana, costituita a immagine e somiglianza
di Dio”. E ancora: “La sacralità
della vita dal concepimento fino alla morte
naturale, inviolabile e indisponibile a
tutte le strutture e a tutti i poteri; i diritti e
le libertà fondamentali della persona: la
libertà religiosa, la libertà della cultura e
dell’educazione; la sacralità della famiglia
naturale, fondata sul matrimonio, sulla legittima
unione cioè fra un uomo e una
donna, responsabilmente aperta alla paternità
e alla maternità; la libertà di intrapresa
culturale, sociale, e anche economica
in funzione del bene della persona e
del bene comune; il diritto a un lavoro dignitoso
e giustamente retribuito, come
espressione sintetica della persona umana;
l’accoglienza ai migranti nel rispetto
della dignità della loro persona e delle
esigenze del bene comune; lo sviluppo della
giustizia e la promozione della pace; il
rispetto del creato”. Perché una cosa deve
essere chiara: “La coscienza cristiana rettamente
formata non permette di favorire
col proprio voto l’attuazione di un programma
politico o la promulgazione di leggi
che non siano coerenti coi valori sopraddetti,
esprimendo questi le fondamentali
esigenze della dignità umana”.
L’uscita dei vescovi della regione più
“rossa” d’Italia è stata senz’altro condivisa
dal combattivo cardinale Angelo Bagnasco.
Avvenire, infatti, il giornale della Cei,
ha dedicato un’intera pagina domenica al
comunicato, segno che anche la presidenza
della Cei condivide il taglio molto deciso
dei presuli: “Valori non negoziabili. La
bussola per il voto”, ha titolato Avvenire.
Negli ultimi giorni, comunque, il quotidiano
diretto da Marco Tarquinio è intervenuto
più volte sul voto regionale, con riferimenti
espliciti anche alla candidatura
della Bonino nel Lazio. Tarquinio, infatti,
ha scritto che i radicali che “si candidano
ad assumere addirittura la rappresentanza
del sentire cattolico”, rappresentano un
caso “curioso quanto inquietante” perché
su vita, famiglia, difesa della libertà educativa,
solidarietà sociale e visione del
mercato e del lavoro “i radicali predicano
sistematicamente l’opposto di ciò che afferma
la dottrina sociale della chiesa”.
Poi, sempre su Avvenire, è stato monsignor
Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente
della commissione Cei per i Problemi
sociali e il lavoro, a parlare di “militanze
assolutamente non condivisibili da parte
di noi cristiani”.
Paolo Rodari
© Copyright Il Foglio 2 marzo 2010