MARIA TERESA MARTINENGO
TORINO
Il cardinale brasiliano  Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, in pellegrinaggio alla  Sindone, ribadisce «tolleranza zero» nei confronti dei preti pedofili.  Ospite del Sermig di Ernesto Olivero - che a San Paolo gestisce  l’Arsenale della Speranza, aperto ogni giorno ad oltre mille poveri e  considerato da Scherer «la sua seconda cattedrale» - il cardinale, tra i  più apprezzati da Benedetto XVI, ha però ammonito contro la tendenza a  «semplificare, nascondendo altri mali vicini».
Eminenza,  non crede che chi nella Chiesa minimizza il fenomeno della pedofilia  rischi di fare altro danno d’immagine all’istituzione e al suo  messaggio?
«Siamo tutti molto addolorati di questi  scandali che fanno un immenso male alle vittime e un immenso danno alla  missione della Chiesa. Però dobbiamo essere realisti. E per questo si  deve dire che i fatti non avvengono solo tra il clero. Certo, un solo  abuso nei confronti di un bambino da parte del clero è un gravissimo  male. Però stiamo attenti, perché intorno a noi c’è dell’altro».
Che  cosa intende?
«Che così rischiamo di dimenticare, di  dire “va bene, abbiamo trovato qualcuno che ha pagato”. La cultura si  deve interrogare su come abbiamo perso i riferimenti nella condotta  sociale, etica in tanti ambiti della convivenza umana, rispettosa del  prossimo»
Pensa a qualcosa in particolare?
«Nessuno  parla della tratta delle donne. Assistiamo a una rinascita della  schiavitù in tempi in cui si sbandiera la libertà della donna. E schiavi  sono anche i bambini, le vittime del turismo sessuale. C’è chi parte  dai Paesi ricchi per andare nei Paesi poveri a commettere queste  bestialità».
Anche nel suo Paese...
«Sì,  purtroppo anche il Brasile è una destinazione del turismo sessuale.  Dobbiamo parlare di quanto succede intorno a noi e non per assolvere i  preti. Il mondo deve chiedere ai preti comportamenti degni, rispettosi,  deve chiedere loro la buona novella. Però ci si deve anche interrogare  su altre cose».
Ma intanto gli occhi del mondo sono  puntati sui preti. Perché proprio adesso, con questo Papa?
«Proprio  il cardinale Ratzinger negli Anni 90, e anche prima, da Prefetto per la  Congregazione della Dottrina della Fede, ha dato regole molto ferme per  correggere questi mali... Ma i mali ci sono e con il tempo sono  penetrati anche nel clero perché sono i mali della cultura del momento,  della società in cui vive la Chiesa.
Lo spirito del mondo in qualche  modo è penetrato nella Chiesa, mentre è la Chiesa che deve far  penetrare nel mondo lo spirito del Vangelo».
Lei ha  parlato di «azione concertata nei confronti del Papa». A cosa si  riferiva?
«C’è stato un accanimento nel voler  colpevolizzare personalmente il Santo Padre, forse anche con qualche  scopo non ancora manifestato. Negli Stati Uniti c’è qualche avvocato che  vorrebbe il Papa in tribunale per deporre. Uno scoop sensazionale».
E  per tutti i cattolici un’immagine dolorosa.
«Queste  situazioni di sofferenza che viviamo sono sicuramente anche occasione di  una grande purificazione, di ripresa di serietà, di condotta morale che  verrà chiesta in modo rinnovato ai sacerdoti. Poi, la Chiesa è piena di  “buon annuncio”, come il lavoro qui al Sermig, al Cottolengo, l’opera  di Don Bosco, l’impegno di tanti preti, laici, religiosi...».
©  Copyright La Stampa, 15 aprile 2010