Una classifica che è capeggiata dalla cantante italo-americana Lady Gaga, ed in cui il giovane cinese si è ritrovato davanti allo stesso Barack Obama (al numero 16, preceduto di una posizione anche da Susan Doyle). E il bello è che il blog di Han Han è solo in cinese. È vero che ormai Internet mette a dispsizione strumenti di traduzione automatica, che peraltro per le lingue orientali funzionano solo in modo molto approssimativo. Ed è vero anche che la Cina con la sua popolazione rappresenta da sola un bacino di utenti formidabili: alle prese però con i noti problemi di censura che hanno alla fine convinto pure Google ad andarsene.
Se Han Han riesce a totalizzare in cinque anni oltre 300 milioni di visitatori è perché da una parte riesce a parlare dei temi più scottanti mantenendosi sempre su un impeccabile filo del rasoio che impedisce di perseguirlo penalmente anche sulla base delle repressive leggi della Repubblica Popolare: dalle rivolte del Tibet e dello Xinjiang al boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino, dal terremoto del Sichuan alla corruzione dei funzionari pubblici e all'addio di Google alla Cina. Senza incorrere negli strali della censura pechinese. Dall’altra, Han Han utilizza un linguaggio volutamente semplice. Fin troppo per una cultura in cui perfino il rivoluzionario Mao si pregiava di scrivere versi politici secondo il metro più classico. E non è mancato chi lo ha infatti bollato di incolto, basandosi anche su certe altre sue attività collaterali non letterarie: Han Han è infatti anche un pilota di rally, campione cinese nel 2007, e compone canzoni.
Prima ancora che come blogger, però, Han Han aveva avuto successo come scrittore, e soli 18 anni nel 2000 aveva esordito con un romanzo intitolato “Le tre porte”, che aveva venduto un milione di copie. Proprio i 200.000 dollari di diritti d’autore che incassa ogni anno gli danno la libertà per portare avanto il suo difficole discorso.
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