DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Dura Europos, la prima chiesa


di Giuseppe Caffulli
F
ino al 1920, di Dura Europos si erano smarrite le tracce. Persa tra le sabbie del deserto e le acque dell’Eufrate, citt fortificata che si eleva su un bastione di roccia a difesa della via carovaniera che collegava Antiochia a Seleucia sul Tigri, Dura Europosriemersa per caso, un giorno di fine marzo, ritrovata da un reparto militare inglese di stanza in questo lembo di Siria non lontano dal confine con l’Iraq. Sotto le pale dei soldati venne alla luce un frammento d’affresco raffigurante due sacerdoti con uno strano copricapo conico. Da allora la cittperduta­diventata meta incessante di spedizioni archeologiche (tedesche, americane, inglesi, francesi) e uno dei piinteressanti campi di studio delle civiltantiche che si sono succedute nella regione.
La particolaritdi Dura Europos sta proprio nell’essere stata, per millenni, sottratta al tempo e alla storia. Fondata dal generale macedone Seleuco I Nicatore (iniziatore della dinastia che prese il suo nome) sul luogo di un antico insediamento semitico, alla metdel II secolo a.C.gifiorente colonia greco-macedone, ricca di mercati, piazze e palazzi, centro di influenza ellenistica nell’area mesopotamica. Nel 114 a.C., dopo una lunga campagna militare, i parti la conquistano. L’influenza orientale si protrae per tre secoli e solo nel 115 d.C. l’imperatore Traiano si decide a conquistarla. A distanza di pochi anni
(117-138) Adriano la restituisce ai parti, ma la citttorna romana sotto il regno di Marco Aurelio (161-180). Fino al 256 d.C., quando la dinastia persiana dei Sasanidi assedia la citte la rade al suolo. Da allora cala il silenzio su una cittche per cinque secoli fu un vero e proprio laboratorio di scambio culturale e religioso nel cuore della Mesopotamia.
Cinta per tre lati da mura imponenti sulle quali si levavano ventisei torri, lambita dal fiume che ha dato linfa e sostentamento alle civiltmesopotamiche, Dura Europos, con i suoi templi di religioni diverse, crocevia di ellenismo, romanite culture orientali, riappare oggi come segno di contraddizione in un mondo moderno segnato da muri e steccati di ogni tipo. Ancora oggi la monumentale Porta di Palmira, che si apriva nella direzione della cittromana che fu governata da Zenobia, spalanca al visitatore un mondo di convivenza e tolleranza capace di sorprenderci. Sono infatti una quindicina i templi ritrovati, dove i sacerdoti dei diversi culti officiavano in lingue e riti particolari per i fedeli provenienti da Oriente e da Occidente residenti in cittoppure presenti solo per qualche giorno al seguito delle carovane. In contemporanea si potevano tenere nei vari
luoghi sacri sacrifici cruenti di animali, libagioni, pasti rituali, offerte d’incenso su pire fumiganti, danze rituali. Accanto alle divinitgreche (Apollo, Artemide, Zeus, Adone), lo straordinario caleidoscopio religioso di Dura Europos si completa con i culti portati dalle guarnigioni romane, su cui spicca Mitra, la potenza celeste che presiede agli equinozi, al quale venivano sacrificati possenti tori. Sembra che solo lo zoroastrismo, la religione dei dominatori persiani, non sia granchattecchito in una citt a tutti gli effetti multietnica e multireligiosa.
Ma quello che rende Dura Europos unica­il ritrovamento, non lontano dalla Porta di Palmira, di una sinagoga e di una domus ecclesiae cristiana, che stando ad un graffitodatabile al 232 d. C.: praticamente una delle chiese pi antiche del mondo.
Se la sinagoga del II secolo, oggi ricostruita nel Museo nazionale di Damasco, si segnala per alcune importanti caratteristiche (su tutte la decorazione che ricopriva le quattro pareti e che prova l’esistenza di un’iconografia ebraica della Bibbia), la chiesauno dei primissimi esempi di architettura cristiana a noi pervenuti. Intanto va detto che non­un edificio a s, ma fa parte di una casa a ridosso delle mura e fiancheggiata da una strada lastricata.
L’edificiocomposto da pivani su pilivelli: intorno ad un atrio centrale, preceduto da un portico, si apre sulla sinistra una grande camera, dotata di un vestibolo posteriore. Accanto una sala pipiccola, che immette in un ambiente ancora piangusto, adibito a battistero. Gli studiosi di archeologia cristiana hanno ricostruito senza grossi dubbi l’utilizzo dei vari ambienti: la stanza pigrande era la sala della comunit, l’ambiente intermedio serviva per le agapi e il battistero per l’iniziazione cristiana. La stanza dotata del fonte battesimale­l’unica decorata con scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, a riprova che questo era il cuore dell’edificio. La sala della comunitera probabilmente accessibile a tutti, perchtutti potessero conoscere il cristianesimo, la nuova religione che da Antiochia ed Edessa si stava diffondendo anche verso Oriente. Ma nel battistero, la parte pinobile e preziosa della casa, erano ammessi solo gli iniziati della comunit.
La sinagoga e in parte la stessa chiesa cristiana si sono salvate quasi miracolosamente dall’ingiuria del tempo perchl’area delle mura attorno alla Porta di Palmira venne rafforzata nel 256 con un terrapieno, per contrastare l’attacco dei persiani. Che persfondarono le difese di questa 'cittadella delle religioni' affacciata sull’Eufrate, consegnandola per oltre mille e seicento anni all’oblio della memoria.


© CopyrightAvvenire 25 aprile 2010



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