martedì 20 aprile 2010
Il Papa deve chiedere perdono e cambiare tutto. Quando l'ideologia fa schierare a fianco del «capitalismo mondiale»
Mentre nel mondo si moltiplicano le iniziative di sostegno al Santo Padre, con inviti a giornate di preghiera, leggo oggi sul sito di Tiscali.it, uno di quelli ideologicamente più impostati:
«Preti pedofili? Ma quale complotto: la Chiesa faccia il mea culpa e affronti il capitolo della sessualità.» Intervista a Don Andrea Gallo uno dei sacerdoti italiani, genovesi, severo fustigatore dei costumi della Chiesa
“La Chiesa sui preti pedofili? Confusionaria, insicura”. Don Andrea Gallo, prete di trincea, definito a più riprese “amico dei tossici, delle trans, delle prostitute”, “protettore dei migranti” per finire su un facilissimo - di questi tempi - “chierico rosso” e “prete comunista”, è senz’altro una delle voci critiche della Chiesa di Roma. E ben vengano tali epiteti se il riferimento è ai suoi cinquant’anni di sacerdozio dalla parte dei diseredati e degli emarginati. Forte della sua missione di “prete degli ultimi”, lungo le “calate dei vecchi moli” della sua Genova - per dirla con l’amico De Andrè -, don Gallo non usa mezze parole per censurare la risposta al “grido” dei cattolici. “E’ un momento nel quale i nostri fedeli ci chiedono di fare, a tempo e a parola, penitenza dei nostri peccati”.
Don Andrea Gallo, che ha le idee più chiare di tutti noi, e non solo di noi fedeli, forse non ha ben compreso il nesso inscindibile tra severità e perdono, prevenzione e salvaguardia dei minori e misericordia: se così non fosse quali speranze di salvezza avremmo.
Non mi arrogo il diritto di giudicare in alcun modo don Andrea, grazie al cielo non compete a me, però non posso esimermi di fare qualche confronto con qualche altro prete di trincea, definito a più riprese “amico dei tossici, delle trans, delle prostitute”, “protettore dei migranti. Come ad esempio San Giovanni Bosco. In piazza San Carlo, Don Bosco poteva conversare con i piccoli spazzacamini, di circa sette o otto anni, che gli raccontavano il loro mestiere e i problemi da esso generato. Insieme a Don Cafasso cominciò a visitare anche le carceri e inorridì di fronte al degrado nel quale vivevano giovani dai 12 ai 18 anni, rosicchiati dagli insetti e desiderosi di mangiare anche un misero tozzo di pane. Dopo diversi giorni di antagonismo, i carcerati decisero di avvicinarsi al sacerdote, raccontandogli le loro vite e i loro tormenti. Don Bosco sapeva che quei ragazzi sarebbero andati alla rovina senza una guida e quindi si fece promettere che, non appena essi fossero usciti di galera, lo avrebbero raggiunto alla chiesa di San Francesco.
Oppure don Benzi, che diceva: “Mossi dallo Spirito Santo a seguire Gesù povero, servo e sofferente, i membri della Comunità per vocazione specifica s’impegnano a condividere direttamente la vita degli ultimi; cioè mettendo la propria vita con la loro vita, facendosi carico della loro situazione...”
Oppure ancora San Filippo Neri, Fiorentino d’origine, si trasferì ancora molto giovane a Roma dove decise di dedicarsi, per la propria missione evangelica, in una città corrotta e pericolosa, tanto da ricevere l’appellativo di “secondo apostolo di Roma”. Radunava attorno a sé un nutrito gruppo di ragazzi di strada,
A fronte di questi esempi di amore vissuto agli ultimi, di amore alla Chiesa ed al Papa, Don Andrea è invece in grado di spiegare gli errori della dottrina cristiana e dei Sommi Pontefici da Giovanni XXIII a Paolo VI, a Giovanni Paolo II, e, non parliamone, di Benedetto XVI? Infatti, a proposito di ciò che dovrebbe cambiare nella Chiesa, dichiara: “Tanto per cominciare l’intero capitolo della sessualità, perché poi è qui il punto, va affrontato. Lei pensi alla contraccezione, l’atteggiamento nei confronti di gay, lesbiche e transgender, il ruolo ancora così subordinato della donna nella Chiesa, le coppie di fatto, i rapporti prematrimoniali, la contraccezione, il vero significato della procreazione, cioè la maternità e la paternità responsabile, il tema del celibato obbligatorio e la bioetica. Tutti temi che vanno affrontati con i laici. Cioè la Chiesa non può imporre la sua visione della bioetica e della sessualità, deve lavorare con gli altri nel rispetto del gioco democratico, nel rispetto della scienza e dico, ad un certo momento, della laicità”.
Fermo restando il principio di combattere il peccato e non il peccatore, mi permetto di rilevare che tutta la morale cattolica andrebbe rivista come piace a lui, a don Andrea ad iniziare da ciò che il Papa ha detto ripetutamente a proposito dei “principi non negoziabili”; non parliamo poi della Humanae Vitae! Ma come si fa ad arrivare a questi gradi di presunzione? Di indifferenza alla Dottrina, pensando che tre o quattro Pontefici, o forse più, l’hanno tradita?
Per concludere, non capisco proprio cosa intenda don Andrea affermando: «nel rispetto del gioco democratico, nel rispetto della scienza e dico, ad un certo momento, della laicità.» Cosa vuol dire? Che si deve cercare il compromesso con gli scienziati che per avvalorare le loro tesi catastrofiste sul clima hanno clamorosamente barato su dati, come ormai è dimostrato; si deve cercare il compromesso con una scienza che pretende di aver scoperto la verità e che domani ne scoprirà un’altra; oppure si deve ricercare il compromesso con il relativismo ed il nichilismo imperanti; o ancora cosa si intende con il rispetto della laicità? Eliminare i simboli religiosi dai luoghi pubblici, specialmente quelli cristiani che sono i più invasivi? Ma in questo momento di crisi, mentre tutti chiedono di aumentare i finanziamenti agli ammortizzatori sociali, dove suggerisce di ricercare gli stanziamenti necessari per demolire tutte le Cattedrali e tutte le Chiese che sorgono in luoghi pubblici?
Caro don Andrea Lei certamente è molto più Santo di me, ma eviti di dire con tanta sicurezza tante assurdità tutte insieme. Non occorre il Suo livello di preparazione teologica per capire che sono proprio assurdità. Anche volendo comprendere le sue posizioni l’approccio dovrebbe essere ben diverso. Ma le sue posizioni non le comprendo.
Lei ha iniziato dicendo: «Ma quale complotto: la Chiesa faccia il mea culpa.» Scusi don Andrea che mea culpa doveva fare, quando, appena eletto Benedetto XVI, gli organi d’informazione uscivano con le vignette sul tedesco divenuto pastore, cioè sul pastore tedesco, o si tratta di .... “normale” satira?
Lei non lo vedrà, può essere, anche se io credo che non lo voglia vedere per avvalorare le sue tesi, ma il complotto c’è eccome se c’è. Come chiama Lei il fatto che l’Associated Press, ed il New York Times hanno dedicato almeno 10 giornalisti a tempo pieno per oltre sei mesi per “questa inchiesta” estesa a molti Paesi, come ha spiegato l’inviato speciale della Rai, la Signora Rosanna Cancellieri in alcuni reportages televisivi dagli Stati Uniti. Il complotto c’è, eccome se c’è ! E poiché c’è, secondo Lei perché c’è? Provi ragionarci.
«Preti pedofili? Ma quale complotto: la Chiesa faccia il mea culpa e affronti il capitolo della sessualità.» Intervista a Don Andrea Gallo uno dei sacerdoti italiani, genovesi, severo fustigatore dei costumi della Chiesa
“La Chiesa sui preti pedofili? Confusionaria, insicura”. Don Andrea Gallo, prete di trincea, definito a più riprese “amico dei tossici, delle trans, delle prostitute”, “protettore dei migranti” per finire su un facilissimo - di questi tempi - “chierico rosso” e “prete comunista”, è senz’altro una delle voci critiche della Chiesa di Roma. E ben vengano tali epiteti se il riferimento è ai suoi cinquant’anni di sacerdozio dalla parte dei diseredati e degli emarginati. Forte della sua missione di “prete degli ultimi”, lungo le “calate dei vecchi moli” della sua Genova - per dirla con l’amico De Andrè -, don Gallo non usa mezze parole per censurare la risposta al “grido” dei cattolici. “E’ un momento nel quale i nostri fedeli ci chiedono di fare, a tempo e a parola, penitenza dei nostri peccati”.
Don Andrea Gallo, che ha le idee più chiare di tutti noi, e non solo di noi fedeli, forse non ha ben compreso il nesso inscindibile tra severità e perdono, prevenzione e salvaguardia dei minori e misericordia: se così non fosse quali speranze di salvezza avremmo.
Non mi arrogo il diritto di giudicare in alcun modo don Andrea, grazie al cielo non compete a me, però non posso esimermi di fare qualche confronto con qualche altro prete di trincea, definito a più riprese “amico dei tossici, delle trans, delle prostitute”, “protettore dei migranti. Come ad esempio San Giovanni Bosco. In piazza San Carlo, Don Bosco poteva conversare con i piccoli spazzacamini, di circa sette o otto anni, che gli raccontavano il loro mestiere e i problemi da esso generato. Insieme a Don Cafasso cominciò a visitare anche le carceri e inorridì di fronte al degrado nel quale vivevano giovani dai 12 ai 18 anni, rosicchiati dagli insetti e desiderosi di mangiare anche un misero tozzo di pane. Dopo diversi giorni di antagonismo, i carcerati decisero di avvicinarsi al sacerdote, raccontandogli le loro vite e i loro tormenti. Don Bosco sapeva che quei ragazzi sarebbero andati alla rovina senza una guida e quindi si fece promettere che, non appena essi fossero usciti di galera, lo avrebbero raggiunto alla chiesa di San Francesco.
Oppure don Benzi, che diceva: “Mossi dallo Spirito Santo a seguire Gesù povero, servo e sofferente, i membri della Comunità per vocazione specifica s’impegnano a condividere direttamente la vita degli ultimi; cioè mettendo la propria vita con la loro vita, facendosi carico della loro situazione...”
Oppure ancora San Filippo Neri, Fiorentino d’origine, si trasferì ancora molto giovane a Roma dove decise di dedicarsi, per la propria missione evangelica, in una città corrotta e pericolosa, tanto da ricevere l’appellativo di “secondo apostolo di Roma”. Radunava attorno a sé un nutrito gruppo di ragazzi di strada,
A fronte di questi esempi di amore vissuto agli ultimi, di amore alla Chiesa ed al Papa, Don Andrea è invece in grado di spiegare gli errori della dottrina cristiana e dei Sommi Pontefici da Giovanni XXIII a Paolo VI, a Giovanni Paolo II, e, non parliamone, di Benedetto XVI? Infatti, a proposito di ciò che dovrebbe cambiare nella Chiesa, dichiara: “Tanto per cominciare l’intero capitolo della sessualità, perché poi è qui il punto, va affrontato. Lei pensi alla contraccezione, l’atteggiamento nei confronti di gay, lesbiche e transgender, il ruolo ancora così subordinato della donna nella Chiesa, le coppie di fatto, i rapporti prematrimoniali, la contraccezione, il vero significato della procreazione, cioè la maternità e la paternità responsabile, il tema del celibato obbligatorio e la bioetica. Tutti temi che vanno affrontati con i laici. Cioè la Chiesa non può imporre la sua visione della bioetica e della sessualità, deve lavorare con gli altri nel rispetto del gioco democratico, nel rispetto della scienza e dico, ad un certo momento, della laicità”.
Fermo restando il principio di combattere il peccato e non il peccatore, mi permetto di rilevare che tutta la morale cattolica andrebbe rivista come piace a lui, a don Andrea ad iniziare da ciò che il Papa ha detto ripetutamente a proposito dei “principi non negoziabili”; non parliamo poi della Humanae Vitae! Ma come si fa ad arrivare a questi gradi di presunzione? Di indifferenza alla Dottrina, pensando che tre o quattro Pontefici, o forse più, l’hanno tradita?
Per concludere, non capisco proprio cosa intenda don Andrea affermando: «nel rispetto del gioco democratico, nel rispetto della scienza e dico, ad un certo momento, della laicità.» Cosa vuol dire? Che si deve cercare il compromesso con gli scienziati che per avvalorare le loro tesi catastrofiste sul clima hanno clamorosamente barato su dati, come ormai è dimostrato; si deve cercare il compromesso con una scienza che pretende di aver scoperto la verità e che domani ne scoprirà un’altra; oppure si deve ricercare il compromesso con il relativismo ed il nichilismo imperanti; o ancora cosa si intende con il rispetto della laicità? Eliminare i simboli religiosi dai luoghi pubblici, specialmente quelli cristiani che sono i più invasivi? Ma in questo momento di crisi, mentre tutti chiedono di aumentare i finanziamenti agli ammortizzatori sociali, dove suggerisce di ricercare gli stanziamenti necessari per demolire tutte le Cattedrali e tutte le Chiese che sorgono in luoghi pubblici?
Caro don Andrea Lei certamente è molto più Santo di me, ma eviti di dire con tanta sicurezza tante assurdità tutte insieme. Non occorre il Suo livello di preparazione teologica per capire che sono proprio assurdità. Anche volendo comprendere le sue posizioni l’approccio dovrebbe essere ben diverso. Ma le sue posizioni non le comprendo.
Lei ha iniziato dicendo: «Ma quale complotto: la Chiesa faccia il mea culpa.» Scusi don Andrea che mea culpa doveva fare, quando, appena eletto Benedetto XVI, gli organi d’informazione uscivano con le vignette sul tedesco divenuto pastore, cioè sul pastore tedesco, o si tratta di .... “normale” satira?
Lei non lo vedrà, può essere, anche se io credo che non lo voglia vedere per avvalorare le sue tesi, ma il complotto c’è eccome se c’è. Come chiama Lei il fatto che l’Associated Press, ed il New York Times hanno dedicato almeno 10 giornalisti a tempo pieno per oltre sei mesi per “questa inchiesta” estesa a molti Paesi, come ha spiegato l’inviato speciale della Rai, la Signora Rosanna Cancellieri in alcuni reportages televisivi dagli Stati Uniti. Il complotto c’è, eccome se c’è ! E poiché c’è, secondo Lei perché c’è? Provi ragionarci.
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