DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il «costoso» servizio alla verità di chi non cerca il consenso. LE ACCUSE (AMPLIFICATE) ALLA CHIESA E LA SUA VOCAZIONE. GIACOMO SAMEK LODOVICI

Perché la Chiesa è quasi quotidianamente sotto attacco e lo sarà sempre fino alla fine della storia? Certo, gli uomini che la compongono non sono e non saranno mai tutti irreprensibili, ma l’impeccabilità non appartiene all’uomo; dunque, quantunque auspicabile, non si può esigerla neanche dagli ecclesiastici. Certo, gli uomini di Chiesa a volte (ma decisamente meno di quanto dicano le accuse di ieri e di oggi) si macchiano di colpe gravi, che vanno sanzionate, e fa molto più rumore un albero che cade, per esempio un sacerdote che traligna, di una foresta che cresce, cioè la moltitudine di uomini di Chiesa retti e finanche santi che spendono la loro vita nell’amore di Dio e del prossimo, nel silenzio e nell’anonimato.
Ma perché il mondo amplifica il rumore quando un sacerdote commette il male? E perché, spesso, inventa in malafede accuse inconsistenti? Il Papa, in un’omelia tenuta giovedì della settimana scorsa, ha detto che anche oggi, anche in Occidente, esistono forme sottili di dittatura: «Un conformismo, per cui diventa obbligatorio pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti, e la sottile aggressione contro la Chiesa, o anche meno sottile, dimostrano come questo conformismo può realmente essere una vera dittatura». In effetti, la Chiesa dà molto fastidio perché proclama quelle verità che Dio le ha affidato da annunziare in un mondo che, non di rado, non solo nega (giustamente) che la verità sia totalmente accessibile all’uomo, ma ritiene (erroneamente) che sia del tutto inconoscibile.
Soprattutto, la Chiesa ha innumerevoli nemici perché parla di etica, cioè del bene e del male, perché difende il vero amore, l’essere umano nascente e quello non cosciente, ecc.
Insomma, la Chiesa fa l’opposto di chi vuole cercare il consenso, perché piuttosto serve la Verità: esprime valutazioni morali, dice cose controcorrente, e ciò la rende molto sgradevole, le costa persecuzioni morali (quando l’opinione pubblica la biasima, quando si scatenano le campagne di stampa, ecc.) o materiali (leggi anticlericali, espropri, arresti, uccisioni). Per la Chiesa sarebbe molto vantaggioso evitare i discorsi etici: che cosa guadagna pronunziandoli? Critiche, insulti, disprezzo, accuse e, talvolta, persecuzioni.
Sarebbe molto più comodo, ma la Chiesa non deve cercare il consenso. Come diceva il grande poeta Eliot, essa deve ricordarci che la nostra condizione è malata. Eliot usa per la Chiesa l’immagine di un’infermiera morente (perché tante volte è stata sul punto di soccombere durante la storia) che aiuta Cristo, un chirurgo ferito (perché crocifisso), che, con un bisturi, interviene su un corpo malato, cioè redime l’uomo dal male. Quest’infermiera collabora con lui a compiere l’intervento chirurgico, che per il malato (l’uomo in preda al male) è ovviamente doloroso. Meriterebbe dunque di essere reiteratamente ringraziata, non messa sotto accusa.
Si dice che la Chiesa dovrebbe parlare solo di Dio e della vita eterna, non di etica. In realtà deve fare tutte e due le cose, e l’etica deriva (anche) proprio dal discorso sulla vita eterna, come ha ricordato sempre il Papa: «Noi oggi abbiamo spesso un po’ paura di parlare della vita eterna […] ma che la sua [dell’uomo] meta sia la vita eterna e che dalla meta vengano poi i criteri della vita, non osiamo dirlo».
Del resto, il mandato del Vangelo è chiaro: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio».

© Copyright Avvenire, 21 aprile 2010




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