GABRIELLA SARTORI
D iritti dei minori prima di tutto: fosse questo lo scopo principale dell’onda negativa che non cessa di tumultuare in tutto il mondo sul tema “pedofilia e Chiesa cattolica”, si potrebbe credere che un passo avanti è stato effettivamente fatto su questo scottante fronte. Sarebbe dunque venuto finalmente il momento in cui tutte le persone di “buona volontà”, cristiani cattolici e non cattolici, persone credenti e non credenti, di ogni tipo e di ogni Paese, si ritrovano tutte unite su una comune linea di “resistenza” umana: i minori sono persone senza “se” e senza “ma”; e sull’impegno (finalmente comune a tutti) di battersi, senza sconti per nessuno, contro ogni forma di offesa e sopraffazione di questi diritti. A cominciare da quelle più odiose quali la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei bambini e delle bambine. Sarebbe bello che così fosse: ma lo è? Andiamo a vedere i fatti. Parliamo per esempio di turismo sessuale a danno dei minori dei Paesi poveri di Asia, Africa, America Latina e di ogni altra periferia del mondo: fenomeno francamente odioso ma diffusissimo fra i cittadini dei Paesi più “avanzati” del Nord del pianeta, Unione Europea in testa. Che cosa si fa, in concreto, se non per combatterlo seriamente, almeno per porvi un freno?
Di fronte a queste domande, chiunque si occupi davvero di lotta alla pedofilia, alza sconsolato le braccia come a dire: siamo lasciati soli in una lotta di Davide contro Golia. Quando poi, su questo delicato tema, c’è di mezzo questo o quel celebrato intellettuale, qualunque cosa abbia fatto contro un minore, si assiste all’immediato schierarsi a sua difesa di uno stuolo di ambienti culturali “avanzati”, stiano di qua o di là dell’Atlantico. Si infiammarono in folla, l’autunno scorso, questi signori,(e i loro molti sostenitori, anche di casa nostra) a difesa del regista Roman Polanski chiamato a rispondere, (dopo trent’anni di sostanziale impunità, allietata dalla prosecuzione di una grande carriera) di innominabili sevizie consumate ai danni di una tredicenne. Storia analoga, poche settimane dopo, si verificò a proposito della tentata trasposizione in film, a pubbliche spese, da parte di uno Stato messicano, di un famoso romanzo del premio Nobel Garcia Marquez «Memoria delle mie puttane tristi» in cui si narra la vicenda di una quattordicenne, povera ma vergine, e proprio per questo, comprata a poco prezzo da un vegliardo che se ne serve per festeggiare in modo “originale” i suoi novant’anni. Fu impresa difficile, per una benemerita associazione nazionale contro la tratta delle donne, specie se minori, bloccare questa pubblica spesa a favore del film che avrebbe finito per render “popolare” l’indegna impresa del protagonista del romanzo .E non è detto che la sua battaglia sia vinta una volta per tutte. A riprova del fatto che, di qua e di là dell’Atlantico, quando si tratta di rispettare i diritti dei minori, anche le istituzioni e molti influenti circoli intellettuali, che oggi non si stancano di sparare contro la Chiesa di Roma , si dimostrano tutt’altro che “sensibili”. È piuttosto singolare che da questi stessi ambienti così culturalmente “avanzati” (così infinitamente indulgenti quando, a macchiarsi di reati contro i minori sono i suoi celebrati eroi intellettuali) non cessi di alzarsi la vampa più ardente dell’'indignazione' contro la pedofilia di marca cattolica. Non solo nei casi in cui ci sia la prova o anche solo il sospetto che la Chiesa abbia sbagliato e sbagli, o non faccia abbastanza. E nemmeno quando, come è giusto, la Chiesa cattolica a cominciare dal Papa, pronuncia il proprio 'mea culpa' e prende conseguenti, concreti e sempre più severi provvedimenti. Come se la Chiesa e il Papa debbano essere incredibilmente additati come colpevoli per sempre 'imperdonabili'. Loro e solo loro. Da questo modo, così falsato, di condurre la lotta a favore dei diritti dei minori, sarà ben difficile che nasca qualcosa di buono. E questo non può che rattristare tutti gli uomini e le donne di buona volontà che, credenti e non credenti che siano, a Roma o lontano da Roma, si battono per questa giusta causa.
© Copyright Avvenire 14 aprile 2010