DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La solidarietà al Papa. Oltre alla voce dei pastori servirebbe quella del popolo. E stare più attenti. Di Giuliano Ferrara

La celebrazione della Pasqua si è
svolta quest’anno in un clima caratterizzato
dalla campagna di stampa
internazionale che tende ad addossare
al Papa responsabilità per l’occultamento
di episodi esecrabili di pedofilia
da parte di religiosi. Per quanto
infondate e prive di riscontri attendibili
appaiano le accuse. Di fronte a
una ripresa così aggressiva dello spirito
antipapista del mondo protestante,
e non solo, la chiesa cattolica sta
esprimendo in modo limpido e autorevole
il valore della solidarietà interna,
mettendo in primo piano la comunione
tra i pastori. Vanno in questo senso
le parole rivolte dal cardinale Angelo
Sodano domenica a Benedetto XVI
sul popolo di Dio “che non si lascia
impressionare dal ‘chiacchiericcio’
del momento”. Si tratta di una conferma
importante, che però, forse, non
riesce a imporsi in un sistema di comunicazioni
largamente inquinato da
atteggiamenti pregiudiziali. La solidarietà
al Pontefice ha una base assai più
ampia di quella dell’istituzione, coinvolge
grandissime masse di credenti e
di persone di buon senso in tutto il
mondo. E’ questa voce potente anche
se sommessa del popolo di Dio che deve
farsi sentire, che andrebbe messa in
primo piano, in modo che qualche
giornale antipatizzante non possa scrivere,
come El Pais, che solo “la gerarchia”
si stringe a difesa del Papa.
I prelati hanno un ruolo da svolgere
in questa penosa vicenda: oltre a esprimere
vicinanza al Papa, dovrebbero
contribuire a realizzare un sistema di
comunicazione – e ancor più di governo
della comunicazione – all’altezza
della sfida. L’episodio della predica di
padre Raniero Cantalamessa è un
esempio da manuale di errore comunicativo.
Il paragone tra la persecuzione
verbale e mediatica sofferta dal Pontefice
con quelle che hanno tormentato il
popolo ebraico di per sé non è offensivo.
Non ci voleva una particolare capacità
profetica, però, per prevedere che
avrebbe aperto un altro fronte del quale
non c’era proprio bisogno. Con Giovanni
Paolo II, un comunicatore spontaneo
inarrivabile, appoggiato dalla sapienza
mediatica di Joaquín Navarro-
Valls, la Curia esercitò quasi naturalmente
un’influenza nel discorso pubblico.
La lezione di Benedetto XVI è di
altissimo profilo culturale, e proprio
per questo suscita controversie e ostilità.
Che vanno contrastate anche con
un adeguato esercizio di gestione e
qualità della comunicazione.

© Copyright Il Foglio 6 aprile 2010