DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Le voci di intellettuali e artisti in difesa di Benedetto XVI. Il 'New York Times': il Papa migliore. L'appello in rete in favore della verità

Lo scandalo sulla pedofilia nella Chiesa non smette di suscitare polemiche, ma nel baccano sollevato da media e detrattori di ogni tipo, cominciano a levarsi anche le voci in difesa di Benedetto XVI. “Il miglior Papa”, lo definisce ad esempio Ross Douhat, conservatore e opinionista del New York Times, uno di quei quotidiani che da tempo soffia proprio sul fuoco di quelle polemiche che hanno investito il Vaticano e il Pontefice. Nell’articolo firmato Douthat si legge una difesa dell’integrità morale dell’attuale Papa, che per l’editorialista non si può mettere in discussione anche nel periodo precedente la sua ascesa al soglio pontificio. Un Pontefice il cui rigore si manifestò in più circostanze ad esempio durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Un Papa, per Douthat, "sempre amato", "bello e carismatico", al quale si perdonò tutto. Mentre Joseph Ratzinger aveva già l’immagine-caricatura del "Rottweiler di Dio". Una difesa alla quale si associa, ad esempio, quella sostenuta da Hendrik Hertzberg sull’ultimo numero del New Yorker, in un articolo intitolato "Indulgence", dove il laico quotidiano ammette che Benedetto XVI "incontrò personalmente le vittime dell’abuso durante la sua visita nel 2008 negli Stati Uniti". E aggiunge: "Anche i suoi critici sono d’accordo sul fatto che abbia affrontato il problema più seriamente rispetto al passato". Non basta. In favore di Benedetto XVI e del suo operato è stato lanciato anche un appello. Ben 70 firme di artisti, filosofi, docenti e intellettuali francofoni raccolte in pochi giorni attraverso il sito www.appelaverite.fr. Tra i firmatari troviamo Jean-Luc Marion, dell’Académie Française, professore a Parigi e a Chicago, Remi Brague, professore di filosofia e membro dell’Institut, lo scrittore Françoise Taillandier, la filosofa Chantal Delsol, anch’essa membro dell’Institut, ma anche l’attore Michael Lonsdale, il matematico vincitore della prestigiosa medaglia Fields, Laurent Lafforgue, Fabrice Hadjaj. "I casi di pedofilia nella Chiesa sono, per tutti i cattolici, fonte di sofferenza profonda e di dolore estremo – si legge nell’appello – membri della gerarchia della Chiesa hanno riscontrato in alcuni dossier gravi mancanze e disfunzioni, e noi rendiamo omaggio alla volontà del Papa di fare luce su questi casi. Con i vescovi, e in quanto membri della stessa Chiesa, i laici cattolici si fanno carico del peso dei crimini di alcuni sacerdoti e delle debolezze dei loro superiori, si mettono risolutamente, come Cristo invita a fare, dalla parte di quanti soffrono maggiormente per questi crimini". Un appello che auspica il raggiungimento della verità sui casi di pedofilia nella Chiesa e aggiunge: "Al di là del diritto all’informazione, legittimo e democratico, non possiamo che constatare con tristezza in quanto cristiani, ma soprattutto in quanto cittadini, che numerosi mass media nel nostro Paese (e in Occidente in generale) trattano questi casi con parzialità, scarsa conoscenza o viva soddisfazione. Da riassunti, sintesi e generalizzazioni, il quadro della Chiesa che viene fatto attualmente dalla stampa non corrisponde a ciò che vivono i cristiani cattolici". Da fonti citate dal Corriere della Sera, sembra inoltre che l’accusa sia circolata soltanto in forme ridotte nella cattolica Polonia, dove è stata ripresa la dichiarazione del portavoce vaticano, mentre il mondo scandinavo l’ha quasi ignorata. In Russia è apparsa in poche righe nelle agenzie.

Blitz quotidiano.it

Il Papa migliore

14 Aprile 2010
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.jpg

Non tutti erano sempre d’accordo con Papa Giovanni Paolo II, ma tutti sembravano amarlo. Prestante e carismatico, con il fascino d’un attore e la sicurezza di uno statista, Wojtyla ha trasformato il papato da un anacronismo italiano in un fenomeno planetario. La sua autorevolezza ha consolidato una Chiesa in bilico, la sua personale spiritualità ha ispirato una nuova generazione di giovani cattolici. “Santo subito!” (in italiano nel testo, ndt) gridava la folla romana nelle ultime ore della sua vita.

La folla non griderà per Benedetto XVI. Per il mondo intero, Joseph Ratzinger è un Papa molto più difficile da amare: più introverso del suo predecessore, meno politico e meno viaggiatore, con le rughe e i tratti di un vecchio zio un po’ sinistro. Mentre Giovanni Paolo II si intratteneva con presidenti e rock star, il Cardinale Ratzinger badava alla ditta a Roma, duellando con i teologi liberali con il nomignolo di “Rottweiler di Dio”. Ci si aspettava che il suo premio fosse la pensione e il ritorno alle attività di insegnamento. Invece è stato chiamato al trono di Pietro, e – a quanto pare – al disastro.

Lo sgocciolare di casi di abusi sessuali dal passato di Benedetto è cominciato un mese fa con un serio incidente: un prete pedofilo restituito al servizio sacerdotale a Monaco per volere dei sottoposti dell’allora Arcivescovo Ratzinger e forse non a sua insaputa.

L’ultima “pistola fumante” a suo carico però produce più fumo che fuoco. Il Papa è oggi criticato non per aver consentito o coperto le azioni criminose, ma perché tra gli anni ’80 e ’90, la burocrazia vaticana si è mossa lentamente nel decidere la riduzione allo stato laicale di quei preti che erano già stati rimossi dal loro ministero. Ma anche il solo fumo è abbastanza dannoso. “Il fallimentare papato di Benedetto XVI” titolava una recente copertina di “Der Spiegel”, il settimanale della sua nativa Germania. Se si deve giudicare un pontefice dalla sue capacità espansive, vuoi verso i credenti più tepidi e verso il mondo secolare, questo giudizio è forse accurato. In mezzo a quest’ultima ondata di scandali, il cattolicesimo avrebbe avuto bisogno del magnetico Giovanni Paolo, maestro di grandi gesti e di commoventi atti di pentimento. Invece la Chiesa è incappata in Benedetto, libresco, sempre sulla difensiva e non all’altezza del compito.

Ma c’è un'altra storia da raccontare su Giovanni Paolo II e il suo assediato successore. L’ultimo Papa è stato un grand’uomo ma anche un debole amministratore: incapace di delegare e qualche volta pessimo giudice dell’altrui carattere.

I ritardi nelle risposte della Chiesa allo scandalo degli abusi sessuali è un lascito di questa debolezza. Lo stesso vale per l’amicizia tra Giovanni Paolo e Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo. Wojtyla lo ha amato e difeso. Ma noi oggi sappiamo che Padre Maciel era un sociopatico sessuomane. E grazie ad una recente inchiesta di Jason Berry per il National Catholic Reporter, sappiamo anche il segreto del successo di Padre Maciel in Vaticano: era uno straordinario fund-raiser, e i fondi che raccoglieva spesso fluivano verso la stretta cerchia di Giovanni Paolo II.

C’è solo una persona che da quell’inchiesta ne esce bene ed è Joseph Ratzinger. Jason Berry racconta di quando il futuro Papa tenne una lezione ad un gruppo di Legionari di Cristo e alla fine gli venne consegnata una busta di denaro “per il suoi usi di beneficienza”. Il Cardinale, dice un testimone, “fu spietato ma in modo molto cordiale” e respinse l’offerta.

Non è un caso isolato. Nel 1990, fu Ratzinger a spingere per una inchiesta approfondita sul caso di Hans Hermann Groer, il cardinale viennese accusato di pedofilia, ma fu il Vaticano a bloccare i suoi sforzi. E fu ancora Ratzinger a convincere Giovanni Paolo II nel 2001 a centralizzare nel suo ufficio il caotico sistema che la Chiesa usava nel gestire le accuse di abusi sessuali. Fu Ratzinger, nel 2004, a riaprire l’inchiesta dormiente contro Maciel Degollado, appena qualche giorno dopo che Giovanni Paolo II aveva onorato i Legionari di Cristo con una cerimonia in Vaticano. E fu Ratzinger, ormai Papa Benedetto, a spedire Maciel in un monastero e a ordinare una nuova e complessiva inchiesta sul suo ordine.

Così, mentre Giovanni Paolo II volava alto e lasciava che gli scandali gli passassero sotto i piedi, l’ombroso Ratzinger rimaneva con i piedi per terra a ripulire. Questo modello di comportamento vale anche per altri problemi che l’ultimo Papa tendeva ad evitare, dalla destabilizzazione della liturgia cattolica al montare dell’Islam in un’Europa sempre più de cristianizzata. E si estende anche alla qualità e al calibro dei vescovi di Santa Romana Chiesa, con le nomine di Benedetto ampiamente considerate un miglioramento rispetto alle scelte del predecessore. Non è una coincidenza se alcune tra le più convincenti risposte ecclesiali allo scandalo degli abusi sono venute da voci vicine all’attuale papa.

Benedetto ha fatto abbastanza per ripulire la sua casa e mostrare pentimento? Purtroppo no. Il suo Vaticano ha risposto all’ultima tornata di scandali con risentimento e poco cristiana autocommiserazione? Assolutamente sì. Potrà questo pontefice riconquistare il tipo di fiducia e ammirazione per sé stesso e per il suo papato di cui ha goduto Giovanni Paolo II? Impossibile.

Ma per quanto possa sembrare strano dirlo oggi, Benedetto può già meritare di essere ricordato come il papa migliore.

Tratto da New York Times.