DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Abusi sessuali e celibato. Di Silvano Fausti S.I.

Biblista e scrittore, http://www.popoli.info/ maggio 2010
Caro padre Silvano, vorrei chiederle cosa ne pensa degli abusi sessuali commessi da uomini di Chiesa. Soprattutto, poiché molti tirano in ballo la questione del celibato dei sacerdoti, vorrei leggere la sua opinione in merito a questo tema così delicato. Il celibato dei sacerdoti, se non sbaglio, non è una cosa voluta espressamente da Gesù, né un dogma della Chiesa. Quale può essere, nel 2010, il suo valore e quali possibilità ci sono che la Chiesa cambi posizione su questo?

È bene che siano denunciati e perseguiti gli abusi sessuali. È un errore nasconderli per non scandalizzare. Lo scandalo non è che vengano alla luce, ma che ci siano e vengano occultati. Il diavolo, si sa, fa pentole, ma non coperchi.

La presa di posizione del Papa, molto forte, era necessaria. Se ci fosse stata prima, si sarebbe diffusa meno la peste, con relativa strage di innocenti. Per non soccombere al male, innanzi tutto bisogna riconoscerlo e denunciarlo come tale. Inoltre vanno risarcite le vittime e il malfattore va messo in situazione di non nuocere, aiutandolo a recuperarsi. Chi fa il male, l'ha anche in qualche modo subito: chi sta bene, fa male a nessuno.

Nella mia esperienza non ho incontrato direttamente casi di abusi sessuali da parte di religiosi. Ne ho invece incontrati molti consumati dentro le mura di casa. Di questi si parla poco; non sono pubblici e restano sommersi. E non sono meno gravi, perché toccano le relazioni più sacre.

La selezione dei candidati al sacerdozio deve essere più severa, scartando persone scompensate. Pure la loro formazione nei seminari è da ripensare, se si vogliono persone serene e responsabili, con maturità affettiva e umanità meno repressa e più ricca.

Il celibato, per sé, non ha a che fare con gli abusi sessuali. Certo non è un dogma né può essere imposto senza danni collaterali. Introdotto in Spagna nel IV secolo, si diffuse, pur tra contrasti, nel mondo latino e fu sancito solo nel 1123. Un clero sposato ha sempre convissuto - e tuttora convive nelle Chiese orientali anche cattoliche - con la scelta celibataria propria dei monaci. Il celibato può solo essere una libera scelta come testimonianza del Regno, secondo il comandamento, valido per tutti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore» (Mc 12,30s). Ogni uomo è partner di Dio, chiamato a rispondere al suo amore con amore: solo così ama veramente se stesso e l'altro come se stesso. L'amore, di sua natura assoluto, è per Dio, unico assoluto. Qualcuno, se può e vuole, è chiamato a testimoniarlo con cuore indiviso (1Cor 7,32s); tutti però siamo chiamati a viverlo con il prossimo, in particolare nella relazione di coppia, che è immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,27). Per questo il matrimonio è un grande mistero (Ef 5,32), riflesso della fedeltà del Dio-amore. All'obiezione di Pietro che, se è così, non vale la pena di sposarsi, Gesù risponde: «Vi sono eunuchi nati così dal seno materno, altri che sono stati resi tali dagli uomini e altri che si sono fatti tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca» (Mt 19,10-12). I primi non possono sposarsi; i secondi, per problemi sopraggiunti, non sono in grado di reggere un rapporto di coppia. I terzi, pur in grado di sposarsi, vi rinunciano per una scelta particolare. A questi è possibile un celibato sano e positivo.

In questa luce è da rivedere la disciplina del celibato imposto ai sacerdoti. I vari ministeri nella Chiesa vanno sempre riformati, perché siano adeguati al loro fine, che è servire il sacerdozio, la libertà e la profezia comune del popolo di Dio. I ministri sposati - in particolare la presenza della donna - sono certamente un arricchimento. E non solo per uscire da ambiguità pericolose e ovviare alla scarsità di preti, ma anche per avere una comunità cristiana più adulta e meno clericale.