DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Ferrara: Non trasformate la Chiesa in un talk-show

Ha detto il Papa all’inizio del viaggio in Portogallo e a Fatima, terra mariana e profetica come poche altre: «Il vivere nella pluralità di sistemi di valori e di quadri etici richiede un viaggio al centro del proprio io e al nucleo del Cristianesimo per rinforzare la qualità della testimonianza fino alla santità, per trovare terreni di missione fino alla radicalità del martirio». È una dichiarazione di straordinario coraggio, di grande impatto. Benedetto XVI considera l’assedio secolarista, pluralista, libertario alla Chiesa cattolica e più in generale ai cristiani come una occasione, una possibilità, invece che come una disgrazia di cui lamentarsi. E suggerisce a tutti i seguaci del Cristo di viaggiare verso il centro del loro Ego collettivo in quanto fedeli, verso il «nucleo del Cristianesimo», per diventare testimoni nuovi e più robusti, fino al martirio, della fede comune.

Questo Papa non è, come lo si è stupidamente dipinto, un ossesso della disciplina dottrinale. Il suo magistero teologico è intellettualmente rigoroso, il suo governo della Chiesa severo e caritatevole: ma l’impronta è quella di una amicizia consapevole con il mondo moderno. L’impronta è quella della libertà e di una autolimitazione della ragione e della fede, in alleanza tra loro. Con sovrano sprezzo del pericolo, Joseph Ratzinger lascia che cento fiori fioriscano nella grande serra dell’universalismo. La Chiesa è attraversata da poderose tensioni, lo schiaffo tra cardinali autorevoli è il nuovo modo di essere del Sacro collegio (parlo del caso Schoenborn-Sodano o dell’uscita polemica del cardinale Dario Castrillon Hoyos sulle responsabilità ecclesiali nel governo degli scandali nati da abusi sessuali da parte di preti e vescovi).

Bisogna evitare che questa antica e autorevole istituzione diventi un talk show permanente. Ma sarebbe impossibile sopravvalutare la forza che sprigiona da questo appello del Papa alla conversione, alla penitenza, alla considerazione tragica della «terrificante» condizione in cui il peccato getta la Chiesa sofferente.

«Il perdono non elimina la giustizia» ha detto il Papa. La Chiesa agisce attraverso la sua missione di carità e di verità, ma la cura delle anime non soppianta la funzione di giustizia dei tribunali civili e il bisogno anche teologico di giustizia in risarcimento del danno inferto alle vittime di abusi carnali. Ratzinger ha deciso di aprirsi all’istanza che viene dal mondo, della trasparenza lungo la linea sottile che rende contiguo il peccato e il reato, oltre ogni aspettativa.

Nato da un discorso pasquale di denuncia della «sporcizia nella Chiesa», il pontificato di Benedetto si compirà come grande opera di pulizia penitenziale, con l’appello alla conversione di tutte le diocesi e istituzioni maggiori, al centro e in periferia, della Chiesa cattolica. Al di là del chiasso mediatico sulla pedofilia, è una svolta dirimente, decisiva, che avrà influenza duratura sul Terzo millennio cristiano.




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