In Inghilterra c’è una cittadina piena
zeppa di bambini. Li vedi abbarbicati
al collo delle madri, spesso giovanissime
e in giro in gruppo. Mamme
e bambini ovunque, a Knowsley, ma di
padri nemmeno l’ombra. Figuriamoci
di mariti. L’hanno ribattezzato “Single
Mum Central” questo paesino tutto
vialetti e prati ben pettinati, in cui si
usa moltissimo rimanere incinte e farsi
mantenere dallo stato. Qui quasi il
settanta per cento delle nascite avviene
fuori del matrimonio e la percentuale
di famiglie con un genitore solo
è quasi il doppio della media nazionale.
Uno scorcio di futuro:
secondo l’equivalente
britannico
dell’Istat, in Gran Bretagna
fra cinque anni
saranno meno di un
quarto sul totale i
bambini con mamma
e papà, addirittura
sposati fra loro.
Il novantenne ex
parroco del paese
racconta che, fino
agli anni Settanta,
questa era una
“roccaforte della
famiglia di solidi principi cristiani”.
Poi le fabbriche hanno cominciato
a chiudere e la gente ha smesso
di sposarsi. Non di fare figli, anzi. Il
governo, nel tentativo di sostenere il
nord dell’Inghilterra postindustriale,
ha rovesciato un miliardo di sterline
su Knowsley. Dotata di ogni sorta di
servizio statale, di incentivi fiscali, di
sussidi per malattia e disoccupazione
(è al secondo posto nella classifica nazionale).
L’Amministrazione locale sta
tentando in ogni modo (corsi di formazione,
incentivi) di invogliare le mamme
a lavorare. Niente da fare. Lo stesso
comune garantisce la maggior parte
degli alloggi: a parte quattro palazzoni,
solo villette con giardino fiorito.
L’altra faccia della medaglia? Qui ci
sono alcuni dei peggiori licei del Regno
Unito, dove una minima percentuale
di studenti raggiunge gli standard
nazionali di istruzione.
Sally, ventidue anni, non ha mai
avuto un lavoro. Non l’avevano sua
madre, sua nonna, la madre del suo
ragazzo. Primo bambino a quindici
anni, da un compagno di scuola, poi
altri due. Vive – naturalmente – in un
appartamento del comune e racconta
che la gente (a parte le sue amiche,
tutte single disoccupate e con figli) la
guarda dall’alto in basso. Alla giornalista
del Daily Mail che le chiede se
pensa di cercarsi un lavoro, risponde:
“Perché mai dovrei mettermi a lavorare?
Mica voglio lasciare i miei bambini,
che razza di madre crede che
sia?”. Anche Kate, 29 anni e due figli,
dice che mai rinuncerebbe ad andare
a prendere i suoi figli a scuola. Con il
sussidio comunale e quello nazionale,
che cos’altro le manca? “Magari un
padre?”. “Hanno padri diversi”.
“Mantengono i bambini?”. “Non sia
sciocca. E poi io tornerei pure a lavorare,
fra la campanella d’ingresso e
quella d’uscita, ma nessuno stipendio
è alto quanto i miei sussidi”
© Copyright Il Foglio 1 maggio 2010