DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La psicosi pedofilia e gli Scout americani che non potevano non sapere

E’di alcuni giorni fa la notizia che i Boy
Scouts of America hanno dovuto pagare
1,4 milioni di dollari per risarcire un
abuso sessuale su di un minore avvenuto
negli anni 80. Gli avvocati dell’accusa avevano
chiesto 25 milioni di dollari di risarcimento,
e avevano dichiarato di aver raccolto
“centinaia di testimonianze di abusi
compiuti tra il 1965 e il 1985 in seno ai Boy
Scouts of America, dimostrando che l’organizzazione
non poteva essere all’oscuro”.
La notizia è estremamente interessante
per diversi aspetti. La prima notazione
che si potrebbe fare, sebbene non la più
acuta, è questa: “Centinaia di casi” tra i
Boy Scouts, esattamente come tra gli insegnati
di ginnastica, i protestanti, i laici di
ogni tipo… Perché allora sempre e solo la
chiesa cattolica, quotidianamente, figura
tra gli imputati? Perché così poca rilevanza,
sui media italiani, alla notizia, se riguarda
gli scout, i Caschi blu, le varie chiese
protestanti e così tanto clamore se c’è di
mezzo un prete cattolico? Ma un altro
spunto di interesse della notizia è questo:
le “centinaia” di casi di abusi e il non poter
non sapere da parte delle organizzazioni
educative. Che cosa porta questa psicosi
della pedofilia? Certamente un aumento
del fenomeno; certamente un imbestialimento
della società. Ma cosa altro? Per
capirlo si deve tener presente la realtà
americana, che è appunto la più segnata
da questo problema. E’ di lì che parte lo
scandalo dei preti pedofili, così come la
“psicosi pedofilia”, come la chiamano
molti esperti. Vanno messe in chiaro alcune
cose. La prima: nel diritto americano a
rispondere per le colpe del pedofilo non è
solo l’autore del delitto, ma l’intera organizzazione
a cui appartiene. Basterebbe
questo dato per chiedersi se l’accusa di
pedofilia non stia diventando anche un
business; per domandarsi quanto l’accusa
di pedofilia, la più difficile da provare, vista
la coincidenza, solitamente, di accusatore
e di testimone (“testis unus”, si dice in
diritto), ma anche la più difficile da confutare,
possa essere contaminata da interessi
venali. Questo anche per un altro motivo:
negli Stati Uniti, come è noto, gli avvocati
guadagnano in proporzione ai risarcimenti
ottenuti. Di qui l’incredibile ascesa
di studi legali che si sono specializzati nelle
cause milionarie di pedofilia. Ha ricordato
Vittorio Messori sul Corriere del 27
marzo che “grandi studi legali anglosassoni”
hanno cominciato negli anni 90 a pubblicare
annunci sui media: “Vuoi diventare
milionario? Metti tuo figlio in seminario
per un anno e poi passa da noi”. La Common
law, in effetti, aggiungeva Messori,
“permette agli avvocati di dividere a metà
con il cliente gli enormi risarcimenti stabiliti
dai tribunali. Agenti degli studi legali
utilizzano a tappeto liste di vegliardi per
convincerli a denunce miliardarie. Meglio
se gli accusati sono morti: tanto, vescovi e
superiori di congregazioni pagano comunque,
per evitare scandali maggiori. Il ‘cattolico
pederasta’ è da anni, negli Stati Uniti,
il protagonista di un business enorme,
tanto da avere portato alla bancarotta diocesi
e ordini opulenti”. Perché il cattolico
pederasta? Certamente anche per motivi
ideologici; per i pregiudizi presenti nel
mondo wasp verso la verginità del sacerdote
cattolico; ma anche perché dietro il
prete pedofilo, c’è sempre una intera diocesi
da spiumare. Si capisce meglio perché
la chiesa americana nel solo 2009 abbia
pagato 28,7 milioni di dollari, soprattutto
per le parcelle degli avvocati accusatori,
protagonisti non secondari della nascita
di un nuovo business (la Stampa, 25
marzo). Che questo sia vero, almeno in
parte, è dimostrato ad esempio dal caso
Michael Jackson: il celebre cantante venne
infatti accusato di pedofilia, e la notizia
fece il giro del mondo. Da allora la sua vita,
e non lo dicono solo i fan, cambiò, certamente
in peggio. Michael Jackson pagò,
sembra, 20 milioni di dollari, e così non ci
fu il processo. Alla morte del cantante,
però, il suo accusatore, Jordan Chandler,
spiegò al mondo che aveva mentito, su
spinta del padre, per estorcere denaro. Come
avvenne in un clamoroso caso al cardinale
americano Joseph Bernardin: accusato
di pedofilia, fu poi dichiarato innocente
dallo stesso accusatore, prima di morire.
Ci si chiederà: ma perché Jackson, invece
di pagare, non è andato a processo?
Occorre tener presente anzitutto cosa significhi
l’accusa di pedofilia: la morte sociale,
specialmente per personaggi pubblici.
In America, diversamente dall’Italia,
per evitare il processo difficile si può pagare:
Jackson lo ha fatto, pur non essendo
colpevole; lo hanno fatto anche molte diocesi
americane, benché per almeno alcuni
dei loro sacerdoti si può pensare che fossero
innocenti. Anche i Boy Scouts americani
hanno spesso risolto le loro controversie
con moneta sonante. Ma la possibilità
di risolvere il contenzioso per via extragiudiziaria
genera un circolo vizioso. Se
si può essere pagati, senza neppure che
l’abuso sia dimostrato, le denunce, inevitabilmente
crescono, insieme agli interessi
e ai guadagni degli studi legali. Anche perché,
come la cronaca insegna, gli accusati
ingiustamente per pedofilia sono tantissimi.
Si pensi solo a quella che è ormai una
prassi: in seguito a divorzio, la madre accusa
il padre di pedofilia, per screditarlo
e ottenere l’affidamento. Si tratta di una
consuetudine, come possono testimoniare
avvocati e magistrati, oltre che le associazioni
di padri separati, che sta diventando
sempre più diffusa. Non mi stancherò mai
di ricordare il caso di don Cesare Govoni,
morto dieci anni orsono: accusato di pedofilia
e satanismo, venne prima condannato
e poi definitivamente assolto. Ma era già
morto d’infarto per il dolore.
Dimenticare del tutto la possibile strumentalità
che si cela dietro molte accuse
di pedofilia, gli interessi economici o le
vendette che vi possono essere dietro, e
creare cacce alle streghe mediatiche, psicosi
collettive, equazioni semplicistiche
tra preti, o tra scout, e pedofilia, è assai pericoloso.
E non serve certo alla sicurezza
dei bambini, ma semmai solo a rendere
ancora più arduo il compito di educatori,
di insegnanti, di catechisti, di capi scout.
che dedicano la loro vita ai giovani e che
magari si trovano, come accade sempre
più spesso, a dover temere che una carezza,
un bacio senza malizia alcuna. Non è
un certo un caso che, proprio negli Stati
Uniti, il tasso di psicotica sospettosità verso
le istituzioni educative – di qualsiasi tipo:
scuole, laiche, religiose, ricreative, sia
ormai tale da richiedere sempre più norme
“di sicurezza”, proprio per scongiurare
preventivamente i rischi di accuse, e
cause miliionarie, di abusi su minori

Francesco Agnoli

© Copyright Il Foglio 1 maggio 2010