Naturalmente è ragionevole proporsi di disboscare gli sprechi e gli abusi, talora impressionanti. Tuttavia, quando si pensa a come rimuovere le cause strutturali che frenano lo sviluppo, andrebbero studiate anche misure utili per combattere la denatalità, che è all’origine di questo fenomeno. Ormai, a differenza di quel che accadeva ancora dieci anni fa, sono le donne che non hanno un lavoro a partorire meno figli, il che sottolinea l’esigenza di intervenire per migliorare la condizione sociale e assistenziale della lavoratrice madre.
E’ tra le donne che è più bassa, nettamente più bassa che nei maggiori paesi europei, la partecipazione al lavoro, e questo rappresenta uno dei maggiori limiti sia alla crescita produttiva e occupazionale, sia alla natalità. Naturalmente non sono solo i fattori materiali ed economici a ridurre la propensione a creare famiglie stabili e a procreare. Tuttavia anche quelli hanno un peso, ed è un errore considerare gli interventi fiscali a favore delle famiglie come meno efficaci sul piano economico di quelli a vantaggio delle imprese e dei lavoratori con la riduzione del cuneo fiscale. Correggere la curva demografica è una delle condizioni fondamentali per ridurre il differenziale negativo nello sviluppo.
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