Al direttore - Quello che Lei da uomo libero
esterno alla chiesa ha scritto mercoledì sul
Papa “dignitosamente umile di fronte al
mondo” le fa onore. Mi pare scorgervi una
rinnovata richiesta di non separare la fede
dalla ragione, l’esame della chiesa dall’esame
della realtà (se, a maggior ragione, è vera
fede e vera verità, come dice Paolo, che “la
realtà è Cristo”). Dualismo, purtroppo, che in
questo bello e terribile frangente di conflitto
tra chiesa e mondo, sembra farla da padrone
sia dalla parte di chi schifa la chiesa per
partito preso sia nella stessa cristianità. Per
la parte diciamo così laicista, in cui mancano
anche solo i presupposti di una mentalità
aperta, si veda ad esempio l’interpretazione
che del “terrificante” papale riferito al male
interno alla chiesa ha offerto il País nel commento
di Miguel Mora pubblicato mercoledì.
Alla congrega pregiudizialmente anticattolica,
Mora suggerisce una svolta storica: ragazzi,
dopo aver bombardato B-XVI, adesso
è venuto il tempo di difenderlo, strumentalmente,
come “gladiatore solitario”. Mentre di
tutto il resto, scrive testualmente El Pais, da
Sodano a Silvestrini, da Dziwisz a Comunione
e liberazione, cominciamo a parlarne come
di gente “immorale”, “putrida”, “pederasti
e reazionari manifestamente corrotti” che
si oppongono ai veri credenti, “gli onesti”, “i
cristiani anonimi”, quelli “che si appellano
alla spiritualità e alla onorabilità” della chiesa.
Una tentazione in fondo analoga a quella
che serpeggia dentro la stessa cristianità:
quella di separare la vita dalla dottrina,
“Cristo” e “W il Papa!” dall’essere presenti,
qui e ora, con tutto il “fattore umano” della
ragione, davanti ai fatti. A fare da sentinella
ai fatti. A combattere, con quelli di buona
volontà e disponibilità ad aprire la mente,
per i fatti.
Luigi Amicone
Al direttore - Lungi da me la volontà e soprattutto
la capacità di spiegare le parole e i
modi del Papa, ma da semplice fogliante seguace
del successore di Pietro mi permetto di
dire con grandissima ironia che il Papa è
molto in linea. Se ho percepito bene i suoi
messaggi in questo tempo di assoluta crisi,
penso di poter dire con grande semplicità che
al Papa non interessa come il Diavolo stia
attentando alla chiesa, quanto, piuttosto, che
è in atto una delle più importanti offensive
di quel furbacchione di Angelo al rovescio,
con tanto di corna e bastone a tre punte. Se
mi si passa l’ardita affermazione, ciò che interessa
al Papa (e a me) è che siamo sotto attacco;
il come è decisamente relativo.
Massimiliano Perri, Milano
Risposta di Giuliano Ferrara
Nelle lettere scritte in prigione prima
della fucilazione, a Tegel, l’eroico teologo
cristiano “adulto”, Dietrich Bonhoeffer,
parlò di un intreccio di resistenza e resa al
destino come criterio per un agire fertile
della chiesa. Talvolta, bisogna dire, si vede
la resa, ma non la resistenza. Beninteso,
viva Benedetto XVI.
© Copyright Il Foglio 14 maggio 2010