DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Dopo lo schiaffo di Vienna, perentorie richieste di repulisti nella gerarchia

Roma. “Sodano deve essere rimosso e gli si
deve dire di servire la chiesa con la preghiera.
Tutti devono sapere che ci sono delle conseguenze
per errori così scandalosi”. E’ nettissima
e definitiva la presa di distanza dal decano
del collegio cardinalizio, il cardinale Angelo Sodano,
messa in campo da Joseph Bottum, direttore
di First Things, la rivista punto di riferimento
dell’area theocon americana fondata dall’ex
luterano, poi sacerdote cattolico, Richard
John Neuhaus. Dopo lo schiaffo a Sodano dell’arcivescovo
di Vienna, Christoph Schönborn,
perché a suo dire quindici anni fa insabbiò il
“caso Hans Hermann Groër”, è la rivista attorno
alla quale ruota uno dei gruppi di intellettuali
più influenti d’America ad aprire il fuoco
contro un principe della chiesa che per anni,
nell’era Wojtyla, ha tenuto le redini del governo
della curia romana. La colpa attribuita a Sodano
è esplicita: ha coperto, ottenendo anche diversi
favori finanziari, le malefatte di Marcial
Maciel Degollado, “il corrotto truffatore che ha
fondato la Legione di Cristo e l’associazione laica
Regnum Christi”.
Attorno a First Things ci sono personalità
ascoltate non solo nel mondo cattolico americano
ma anche in Vaticano: c’è Michael Novak, il
profeta del capitalismo democratico, e George
Weigel, biografo di Papa Giovanni Paolo II e di
Benedetto XVI, senior fellow all’Ethics and Public
Policy Center di Washington. C’è Mary Ann
Glendon, ex ambasciatore americana presso la
Santa Sede e docente di legge nella facoltà di
Giurisprudenza di Harvard. Insieme a loro, c’è
Robert Royal, presidente del Faith & Reason
Institute della capitale federale.
Nella critica veemente a come la curia romana
ha gestito il “caso Maciel”, First Things si accoda
al National Catholic Reporter, il settimanale
leader dei cattolici progressisti degli Stati
Uniti nel quale scrive la stella del vaticanismo
americano John Allen. E’ stato il National
Catholic Reporter qualche giorno fa a scrivere
un articolo in due parti sulle spericolate operazioni
finanziarie portate avanti dai Legionari
sotto la guida Maciel. Ma, scrive Bottum, “l’articolo
ha ricevuto scarsa attenzione forse perché
i legami della Legione con Carlos Slim non sono
stati dimostrati”. Il miliardario messicano
Carlos Slim, assieme ad altri supporter di peso,
è stato indicato in questi giorni da alcuni giornali
tra i principali finanziatori della Legione.
Si sono anche letti i nomi del produttore cinematografico
Steve McEveety, di Thomas Monaghan,
fondatore di Domino’s Pizza e dell’Ave
Maria University in Florida, dell’ex governatore
della Florida Jeb Bush e dell’ex senatore
della Pennsylvania Rick Santorum.
Tra i finanziatori più volte si è anche fatto il
nome di Neuhaus. Del resto fu lui nel 2002 a
scrivere che le accuse contro Maciel erano “false
e malevole”. Ma, spiega Bottum con tono
amaro e malinconico, “Maciel ha ingannato
molte persone, tra cui il fondatore di questa rivista”.
Scrive ancora Bottum: “L’ironia della sorte
fu che Neuhaus non fece questa difesa su richiesta
di Maciel, che tra l’altro non conosceva
bene, ma l’ha fatta perché giovani sacerdoti della
Legione gli chiesero di farla e gli dissero che
Maciel era sotto un attacco falso e sleale”.
Qualcuno per il caso Maciel deve pagare. Per
Bottum è Sodano il capro espiatorio: “Deve andarsene”
scrive. “E’ tutto molto triste. Una lunga
carriera nella chiesa non sta finendo bene.
Senz’altro sarebbe più gentile proteggere Sodano
e lasciare che tutto scivoli via così. Ma è lo
stesso Sodano che non sembra disposto a lasciare
il campo in questo modo”. E una dimostrazione
di ciò, secondo Bottum, si è vista nella difesa
di Benedetto XVI che Sodano ha fatto il giorno
di Pasqua: “E’ con lei il popolo di Dio, che
non si lascia impressionare dal ‘chiacchiericcio’
del momento” ha detto il cardinale. E poi
l’affondo più duro: “Stando così le cose (Dio non
voglia) se Benedetto XVI dovesse morire, le esequie
funebri sarebbero guidate dal cardinale
Sodano e così i telegiornali, ora dopo ora, tirerebbero
fuori tutto quello che adesso viene associato
al suo nome”.

Paolo Rodari

© Copyright Il Foglio 14 maggio 2010