DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Tornielli: Sullo scandalo pedofilia Ratzinger più avanti dei suoi vescovi

DI PAOLA ALAGIA

Le parole pronunciate da papa Ratzinger durante il suo viaggio in aereo dall’Italia al Portogallo e con le quali il pontefice ha rimarcato la linea forte della Chiesa sullo scandalo dei preti pedofili «hanno un impatto forte sulle gerarchie ecclesiastiche».

È questa la lettura che ne dà Andrea Tornielli, vaticanista del quotidiano il Giornale.

«Mentre ci sono vescovi e cardinali che parlano di un accanimento mediatico, infatti, papa Benedetto XVI ha ribadito con forza che la persecuzione non viene dall’esterno ma dall’interno della Chiesa - dice Tornielli - dai peccati degli uomini della Chiesa stessa. E detta così, a mio avviso, non può che essere un’affermazione forte».

Nel suo discorso, tra l’altro, il Papa fa un esplicito riferimento alla necessità della giustizia che non può essere sostituita dal perdono.

La collaborazione con le autorità giudiziarie fa parte del suo modo deciso di affrontare la questione. È questa la strada che la Chiesa seguirà e che, in realtà, sta già seguendo negli ultimi due anni. Una linea che fa parte dell’approccio che papa Benedetto XVI ha sempre avuto su questo problema e cioè considerare la sofferenza come una grazia per ripartire, per ricominciare, senza minimizzare nè mai attaccare la stampa.

Il cardinale Sodano liquidò la vicenda dei preti pedofili con il termine “chiacchiericcio”. Insomma, non tutte le gerarchie ecclesiastiche sembrano condividere la linea del Papa. È così? E in tal caso chi sta dalla parte di Ratzinger?

Le parole del cardinale Sodano, intanto, furono un attestato di solidarietà a Benedetto XVI e non pronunciate contro di lui. Di certo, per fare qualche esempio, l’episcopato americano è sempre stato fautore della tolleranza zero sui casi di pedofilia, così come l’arcivescovo di Dublino, Diannuid Martin o il presidente della Conferenza episcopale tedesca, Robert Zollitsch. Comunque, è necessario non confondere tra la lettura dei fatti e le linee concrete di azione. Queste ultime, infatti, sono quelle stabilite dal Papa e, tra l’altro, già adottate.

Secondo quanto detto da Benedetto XVI le «sofferenze» della Chiesa, in conseguenza degli abusi su minori da parte di sacerdoti, fanno parte di quelle annunciate nel terzo segreto di Fatima. Giovanni Paolo II, però, aveva identificato tale segreto con l’attentato compiuto in piazza San Pietro contro di lui il 13 maggio del 1981. Ravvisa una contraddizione?

La spiegazione è semplice: Benedetto XVI dà un’interpretazione del segreto che non è chiusa. D’altronde proprio dieci anni fa,quando per volere di papa Wojtyla venne rivelata la terza parte del segreto di Fatima, Ratzinger, allora prefetto della Dottrina della Fede, disse che non esisteva un’interpretazione ufficiale, prescrittiva del segreto.

© Copyright La Discussione, 13 maggio 2010