DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Amicone: vedremo gli striscioni di Greenpeace srotolarsi lungo la Grande Muraglia?

di Luigi Amicone
Tratto da Il Sussidiario.net l'11 novembre 2009

Qualche giorno fa uno dei titoli del Corriere della Sera ci destava una certa preoccupazione. “Cinquanta giorni per salvare il clima”.

Addirittura. Poi, scorrendo l’articolo, abbiamo capito che non si trattava dell’ennesima burla di un titolista che aveva avuto il problema di come rendere appetibile il milionesimo articolo sul surriscaldamento globale.

No, nel caso in questione, l’ultimatum climatico serviva da amo a un semplice promemoria sulla Conferenza di Copenaghen. Città dove dall’8 al 16 dicembre prossimo, mondo industrializzato e cosiddetti paesi in via di sviluppo tenteranno di concludere insieme un affare: l’accordo che dovrebbe perfezionare (o aggiornare) il famoso “protocollo di Kyoto”.

Probabile che alla scadenza dei famigerati 50 giorni il clima si salverà da solo. Infatti, se anche gli Stati Uniti della green economy (sperando che non sia un’altra bolla) e l’Europa dell’“accordo sul clima” hanno la stessa agenda in materia di ambiente, la medaglia d’oro degli inquinatori del mondo (Cina) e il candidato a quella d’argento (India), pare non abbiano nessuna intenzione di andare in Danimarca per sottoscrivere obbiettivi vincolanti.

Vedremo gli striscioni di Green Peace srotolarsi lungo la Grande Muraglia o sui grattacieli di Mumbay? Ragionevole dubbio. Come la Corte per i diritti umani in Arabia Saudita, così in Cina e India gli ambientalisti sbarcano di rado e malvolentieri. Poco male. Stabilito che il surriscaldamento planetario ci sta desertificando, è bene che per il secondo anno consecutivo gli italiani si godano la neve precocemente in arrivo.

A proposito di dubbi e allarmi. Avete sentito che catastrofe questa maledetta influenza A? Pronto soccorso intasati. Centralini subissati di chiamate. Assalti alle farmacie. Inchini al posto dello scambio della pace in chiesa. Mascherine al posto dello scambio dei baci in casa. Percezione psicologica di una strage. Magistrati (potevano mancare?) al lavoro “per vagliare eventuali responsabilità di medici e sanitari”.

Ma di cosa stiamo parlando mentre assistiamo a uno stillicidio di notizie che ci danno la sensazione di essere sul ciglio di un abisso e registriamo la sensazione diffusa di una peste in agguato (come si fece con la prima vittima napoletana che diedero per morta con 24 ore di anticipo e di cui poi si dimenticò, quando davvero passò a miglior vita, di sottolineare il fatto che la febbre fu solo il colpo finale a un corpo già tramortito da gravi patologie cardiache e renali)?

Stiamo parlando - assicura con dati scientifici alla mano il responsabile e viceministro per la salute pubblica Ferruccio Fazio - “di un virus che è dieci volte meno aggressivo dell'influenza stagionale e che sino ad oggi ha fatto 11 morti (20 al 7 novembre, ndr) su 400 mila casi stimati, mentre lo scorso anno la stagionale ha fatto 8 mila morti su 4 milioni di casi. Dunque, l'incidenza dei casi di letalità dell'influenza A è dello 0, 02 x mille, contro lo 0,2 x mille della stagionale”.

D’accordo, tutto può succedere. Non è per mettere le mani avanti, ma si sa, almeno così dicono gli amanti dei complotti, che magari è tutta una bufala messa in giro per svuotare i magazzini pieni di vaccini e per dare una mano alle multinazionali della farmaceutica. O invece, come dicono gli esperti, pur essendo un virus molto più debole di quelli ricorrenti nelle influenze stagionali, l’H1N1 è una cosa seria perché appartiene a un ceppo che non si vedeva in circolazione dai tempi della spagnola. Dunque, potrebbe subire mutazioni e incrociarsi addirittura con l’aviaria. Addirittura. D’accordo, i più deboli corrano a vaccinarsi. E, in caso di contagio, anche i più forti si riguardino. Se ne stiano al calduccio e non prendano antibiotici. L’influenza se ne andrà così come è arrivata.

Resta però questa inclinazione a pensare sempre per il peggio. Questa disposizione all’allarme metodico. Questa tendenziale e irrazionale sfiducia nei dati di fatto, nelle autorità pubbliche e, in definitiva, nel nostro stesso buon senso. Certo, tutti abbiamo bisogno di essere guardati, ascoltati, rassicurati. Ma non è strano che per quanto oggi si guardi, si ascolti e si rassicurino le persone, c’è nell’aria, nell’aria dei media e delle folle solitarie, quest’ansia, questo negativo, questo irrazionale, questa corsa a dipingere tutto a tinte oscure anche quando i fatti indicano il contrario?

Ad esempio, avete mai fatto caso che l’aggettivo statisticamente più ricorrente davanti a una tragedia di cronaca, a una morte precoce, a un delitto, a una vittima del sabato sera… è l’aggettivo “assurdo”? E, altro esempio, a che razza di fragilità rinvia la persona e, soprattutto, la Corte che si sono sentite inquietate e offese “dallo sguardo” di un crocifisso? Intanto registriamo la prima vittima per un rito “purificatorio” voodoo. In Italia, non a Haiti.