Una sentenza idiota come quella della Corte di Strasburgo ha ottenuto subito, nel giro di ventiquattr’ore, i seguenti, strepitosi risultati: ha riacceso il Medioevo e lo scontro antico tra guelfi e ghibellini, costringendo anche i secondi a farsi cristiani e crociati; ha riportato in auge la demenza furiosa della rivoluzione francese che eliminava i simboli del cristianesimo e li sostituiva con grotteschi surrogati che furono spazzati via nel giro di pochi anni senza lasciar traccia; ha costretto la Chiesa ad abbandonare i toni ecumenici e dialoganti, spingendola alle crociate e allo scontro frontale; ha ridicolizzato l’Unione europea, cancellato la storia e l’identità europea, in uno dei rari punti fermi e comuni, allargando il fossato tra i cittadini e le istituzioni, gli europei e la giustizia, la realtà e le leggi. Complimenti, bel lavoro. Neanche Bin Laden era riuscito a ottenere questi risultati. Chiedo ai magistrati di corte vedute: eliminato il crocifisso, quali sono i simboli che evocano e unificano l’Europa? In che segno si possono riconoscere gli europei? Non trovo simboli, solo gadget.
Ma i crocifissi nelle aule sono una minima realtà rispetto all’occupazione di spazi pubblici da parte di più ingombranti simboli cristiani.
Tutte le nostre piazze, i nostri ospedali, i nostri palazzi storici, le nostre vie di centro e di campagna pullulano di enormi, vistosi segni di cristianità. Dovremmo foderare i nostri centri urbani per impedire l’esibizione così pacchiana della cristianità. Propongo in nome di pubblicità-progresso e di ateismo-civismo di rivestire le nostre cattedrali, le croci esibite negli spazi pubblici, i santuari debordanti con pannelli solari, poster pubblicitari e scritte inneggianti ai diritti umani contro il razzismo e per la libera sessualità.
Anzi per prendere due piccioni con una fava, perché non rivestire con giganteschi preservativi i simboli religiosi, educando al tempo stesso i cittadini alla profilassi sessuale? È quella la nuova universalità, lo spazio pubblico per tutti: il salutismo ambientale, l’igiene sessuale, il consumo globale, il politically correct.
Occultiamo i segni deplorevoli e rétro di fede religiosa in luoghi civici, con cartelloni più o più corretti, un po’ come si fa con i palazzi in via di ristrutturazione. Coprite San Pietro con una finta facciata che simula un paesaggio naturale tipo Levissima o un’immagine multirazziale tipo Benetton. Così esaltiamo la natura, i consumi e i diritti umani e nascondiamo queste feroci e arcaiche croci, questi assurdi santi e queste invadenti Madonne. Basta con le Vergini, vogliamo i Trans che più riflettono la condizione contemporanea e il diritto umano di mutare sesso.
È inutile prendersela con una piccola croce persa nel muro di un’aula scolastica o un tribunale, passa meno osservata di un gigantesco campanile, una croce che torreggia su una piazza civica, una cattedrale incombente su un municipio. Sono queste da coprire e rimuovere, prima che i crocifissi mignon. E così tutti quegli ospedali religiosi, quelle scuole e università cattoliche, quei luoghi di carità con simboli religiosi, che oppressione.
Ma come fai, giudice di Strasburgo, a ricoverarti al Santo Spirito, portare al Bambin Gesù la tua creatura, far partorire la tua compagna alla clinica Santa Maria del Soccorso? Non ti senti offeso nella tua libertà, ferito nei diritti umani? Ribattezziamo il Fatebenefratelli in Fatemalesorelle, nel nome delle pari opportunità.
Rifiutate le cure al Sacro Cuore, non chiamate agenzie di pompe funebri con quei nomi da credenti, tipo la Cattolica, chiamate il Pronto Intervento Laico per i Morti Emancipati. Basta con la Croce rossa, rovesciamola in Testa rossa. Poi tutti quei palazzi municipali, musei e biblioteche con segni e nomi di santi - Palazzo san Giorgio, Palazzo san Domenico - che violazione dei diritti umani. Sindaci e presidenti, non offendete laici e musulmani, ribattezzateli con nomi dei nuovi martiri: immigrati clandestini e rom, gay e trans.
C’è un retrogusto d’imbecillità in questa Cristofobia che si accanisce con il simbolo meno clericale che ci sia. Fu il clero infatti a condannare Cristo in croce, fu il Sinedrio, tramite il braccio temporale. Non c’entra la fede religiosa, che attiene alla vita di ciascuno e alla sfera di valori si comuni ma non statali. Parliamo di un simbolo fondamentale della nostra civiltà che fa parte integrante della nostra storia ed esperienza di vita. Vi sentite offesi dai simboli civili e religiosi, quando andate in un paese islamico, in Israele, in India o in Africa? Inaccettabile sarebbe imporre il culto, pretendere che tutti si inginocchino e si facciano il segno della croce; ma l’esposizione pubblica è il segno di un’eredità millenaria, di una cultura europea, di una memoria e non di una fede condivisa.
Quest’idea di umanità è disumana, perché immagina un individuo senza volto, senza storia, senza tradizione; un puro essere astratto nella sua essenziale vacuità.
Non esiste l’Uomo in astratto: esisti tu, io, noi, voi, i cattolici, gli islamici, ecc. Si possono ostentare le preferenze sessuali, manifestare orgoglio omosessuale, si può esprimere perfino la preferenza per il satanismo; e invece dobbiamo nascondere la croce.
Ma che razza di libertà state disegnando? Un mostro freddo, inumano, barbaro e insignificante; uno squallido spazio vuoto affacciato sul nulla. Infine, agli atei come Odifreddi e Giorello che ricordano le persecuzioni della scienza nel nome della Croce, come quelle subite da Galilei o da Giordano Bruno, vorrei ricordare che nel nome dei diritti umani, dell’uguaglianza e della fratellanza, furono uccisi il chimico Lavoisier e il poeta Andrea Chenier. Che facciamo, aboliamo pure i diritti umani?
© Copyright Il Giornale, 5 novembre 2009