Una decisione «assolutamente imprevista, imprevedibile e inaccettabile», così il premier Silvio Berlusconi definisce la sentenza della Corte europea dei diritti umani contro il crocifisso nelle scuole italiane. A Bruxelles intanto significativo no comment della commissione perché quell’istituzione « non appartiene all’Unione europea » , e come afferma Michele Cercone, il portavoce del commissario della giustizia, il tema affrontato nella sentenza « in base al principio di sussidiarietà» ricade « interamente nella competenza degli stati membri e non è coperto in alcun modo dalla normativa comunitaria» .
In linea generale, inoltre, a nome di Josè Barroso, Pia Ahrenkilde Hansen, sottolinea che « resta valido » quel che ha detto a suo tempo il presidente della commissione « in difesa di un inserimento nella Costituzione di un riferimento alle radici cristiane dell’Europa » . La sentenza è « una di quelle decisioni che ci fanno dubitare del buon senso dell’Europa » , commenta in Italia Berlusconi, ricordando che « siamo in un paese dove non possiamo non dirci cristiani » . Sicché il governo, riferisce il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, sta preparando « tutto l’incartamento giudiziario per procedere al ricorso » contro un pronuciamento « incomprensibile » , « assolutamente sbagliato e che sicuramente non rafforza l’identità europea » , « un messaggio sbagliato per i giovani » .
È una sciocchezza, rincara al termine del funerale di Alda Merini, con una parola in realtà ben più netta, il leader della Lega Umberto Bossi, convinto che come pensava la poetessa il crocifisso andrebbe messo non solo in chiesa, ma in « tutti i luoghi pubblici » . « L’Europa va forse bene per l’economia, ma non per molte altre cose » , aggiunge il ministro delle Riforme, ma « è distante dalla gente perché fa le cose contrarie a quelle che vogliono i cittadini » . « Possono morire, loro e quei finti organismi internazionali», è il duro altolà del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ma il crocifisso non sarà tolto dalle aule. « Pareti bianche nei nostri uffici, scuole e istituzioni », concorda il responsabile del Welfare, Maurizio Sacconi, « rappresenterebbero il segno di una società annichilita che nega le proprie radici». «Una sentenza che sconcerta», aggiunge il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi. « Trionfa un nuovo Pilato » , stigmatizza il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola.
Ad un giorno di distanza dalla decisione della Corte si conferma la condanna unanime del mondo politico, a parte qualche voce isolata dell’estrema sinistra. « Una quasi unità nazionale, uno scudo bipartisan a difesa del simbolo del cristianesimo » , nota il presidente della commissione Esteri della Camera, il leghista Stefano Stefani. « Le reazioni, oltre gli schieramenti, con l’eccezione di radicali e veterocomunisti, alla sentenza sul crocifisso attestano che in Italia non si è perso di vista il senso comune » , aggiunge il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ribadendo però che protestare solo non basta e che quel pronunciamento « è inutile e dannoso » . « Il crocifisso è un simbolo universale, non confessionale. Gli spiriti veramente grandi lo hanno sempre compreso», aggiunge per il Carroccio, Giuseppe Leoni. « Un simbolo di civiltà » , dichiara il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. « Discutibile sentenza » , rimarca il vicepresidente della Camera, il pidiellino Antonio Leone, in quanto si tratta di un campo di « decisione, sovrana che spetta allo Stato italiano » . « Un’offesa alla cultura del popolo italiano » , evidenzia il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. «Senza identità, senza coscienza delle proprie radici, non possono esserci né libertà né democrazia » , ricorda Maurizio Lupi, l’altro vicepresidente della Camera del Pdl. «Bene ha fatto il governo italiano a ricorrere contro la sentenza » , afferma il capogruppo al Senato del partito di Berlusconi, Maurizio Gasparri.
Il pronunciamento della Corte secondo il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, è espressione di «un’Europa laicista che non lascia spazio né a Dio né alle religioni » . Dunque « un’occasione persa che finirà per alimentare l’integralismo anti- europeo che c’è anche nel nostro paese » . « La sentenza è da respingere perché colpisce un simbolo « non solo religioso ma d’identità ideale e culturale», dicono i parlamentari europei del Pd Silvia Costa, Patrizia Toia e Gianluca Susta, puntualizzando che il Consiglio d’Europa, organismo da non confondere con le istituzioni della Ue, « è un’organizzazione di ben 47 paesi», tra cui alcuni molto lontani dal nostro continente, come il Kazakistan. La sentenza, osserva il senatore del Pd Stefano Ceccanti, rappresenta un cambiamento nella cautela in materia di tradizioni confessionali da parte di una Corte sovranazionale, che necessariamente deve rispettosa degli apprezzamenti dei singoli Stati. Un mutamento di indirizzo, a suo giudizio, provocato dagli errori commessi dal governo nella presentazione delle ragioni italiane, motivate con opportunità politiche. Ceccanti chiede inoltre di evidenziare nel ricorso la distanza tra la nostra concezione della laicità e quella francese, disconosciuta da Strasburgo. « Incredibile sentenza » , nota sempre nel Pd, Giorgio Merlo, augurandosi di non ascoltare « cosiddetti ' detentori' del principio della laicità » sostenere che la presenza del crocifisso può creare turbamento in alcuni settori della pubblica opinione.